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La produzione industriale segnala: recessione alle porte

 

E meno male che il 2015 è stato un anno di “ripresa”… L’Istat, stamattina ha pubblicato i dati sulla produzione industriale italiana (fatturato e ordinativi), registrando che la media annuale si è fermata ad un impalpabile +0,2%. Meglio più che meno, ovvio. Ma non va dimeticato che si viene da un settennato costellato di segni meno e che, alla fine dei giochi, diventa veramente pesante (nella sola metalmeccanica – che rappresenta metà delle esportazioni nazionali – si arriva al -25%).

Ma il dato annuale nasconde tendenze ancora meno positive, perché a dicembre il fatturato dell’industria ha registra una diminuzione dell’1,6% rispetto a novembre (-1,7% sul mercato interno e -1,4% su quello estero). Significa che recessione si sta ripresentando con forza, almeno sul settore industriale (ma non sembra che il terziario mostri tendenze molto migliori, tantomeno in grado di “compensare” la caduta industriale).

Ma anche restando sul dato annuale, dovrebbe preoccupare chiunque il fatto che quel misero +0,2% derivi da una flessione sul mercato interno (-0,2%) e di un incremento su quello estero (+1,2%). La sproporzione tra le due percentuali dovrebbe infatti suggerire che l’export presenta volumi di fatturato molto inferiori a quelli supportati dal mercato interno; ossia dalla domanda nazionale.

La conferma pessimistica arriva anche dal dato relativo al quarto e ultimo trimestre dell’anno appena finito. L’indice complessivo registra infatti una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti (anche qui: -0,3% per il fatturato interno e +0,6% per quello estero). L’Istat individua la responsabilità della flessione soprattutto al comparto energetico, in pesante passivo (-4,6%) per la caduta dei prezzi, più che dei volumi. Altrimenti il fatturato risulterebbe, sia pur di poco, complessivamente in crescita (+0,5%). Il merito, in questo caso, va alla straordinaria congiuntura favorevole al mercato automobilistico (+10,5%), grazie alla fisiologica necessità di rinnovare il parco circolante dopo anni di contrazione delle vendite.

Ma non si sono ancora fatti conti statistici seri. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di dicembre 2014), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 3,0%, con un calo del 2,7% sul mercato interno e del 3,2% su quello estero. Ben più, dunque, del dato grezzo.

E nel prossimo futuro? Qui non ci si rivolge all’oracolo, ma ai dati sugli ordinativi già arrivati alle aziende. E non si tratta affatto i dati postitivi: diminuzione congiunturale del 2,8%, sintesi di una flessione del 4,8% degli ordinativi interni e di un aumento dello 0,2% di quelli esteri. Come si vede, crolla ancora più velocemente la domanda interna proprio mentre si ferma anche quella estera. La conferma arriva proprio dal settore auto, dove – su base mensile – si registrano un crollo degli ordinativi pari al -15,4%. In una certa misura è un fenomeno fisiologico (si ordina l’auto nuova a fine anno, sfruttando – che ce l’ha ancora – l’entrata straordinaria della tredicesima). Ma la dimensione della riduzione sembra davvero andare oltre la normale fisiologia.

Il rapporto compelto dell’Istat:

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