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Inps. Si dimette direttore. Scontro nel cuore del welfare italiano

La notizia è che si è dimesso il direttore generale dell'Inps Massimo Cioffi. La sostanza è che dentro e intorno al quartier generale del welfare state italiano si sta giocando una guerra  a tutto campo di cui è bene conoscere annessi e connessi.
Secondo il quotidiano Sole 24 ore, le dimissioni di Cioffi "arrivano in un momento delicato per la vita dell'istituto, interessato da un piano di riorganizzazione varato dal presidente Boeri nei mesi scorsi che ha provocato diversi attriti con il ministero del Welfare". In una recente audizione parlamentare il direttore generale dell'Inps, Cioffi, aveva affermato  che, se i contrasti tra gli organi fosse proseguita, ci sarebbe stato il «rischio di ricadute di carattere organizzativo».   Nel febbraio scorso Cioffi si era autospeso perchè al centro di una denuncia di alcuni giornali e della Usb dell'istituto, che era diventata una indagine giudiziaria della procura di Nocera per il mancato pagamento di 40 milioni di euro di contributi previdenziali da parte dell'Enel nel periodo in cui Cioffi ne era manager. Insomma un classico caso di incompatibilità con la funzione che gli era stata affidata dal 2015. Una tempesta e una denuncia che si sta ripetendo proprio in questi giorni ma che coinvolge direttamente il presidente dell'Inps, l'economista Boeri, per un buco contributivo del gruppo Espresso-De Benedetti di cui Boeri è consigliere scientifico.  “La vicenda Enel era nota a Boeri almeno dal settembre 2015 – afferma Luigi Romagnoli dell’Esecutivo nazionale USB– quando Cioffi mandò per conoscenza al presidente una mail nella quale lo informava del problema. Strano che la situazione sia precipitata proprio mentre sta emergendo un conflitto d’interessi in capo a Boeri per la vicenda Espresso”.
Mettere a guida dell'istituto che dovrebbe garantire la previdenza sociale (pensioni, contributi, prestazioni) due dirigenti che nelle loro aziende di provenienza potrebbero aver bypassato gli obblighi contributivi, è un pò come aver messo le volpi alla guardia del pollaio. Del resto Boeri non ha mai nascosto il suo sostegno alla promozione della previdenza sociale privata piuttosto che difendere quella pubblica.
Ma il contrasto tra Presidente (Boeri) e Direttore Generale (Cioffi), non è avvenuto perchè uno dei due avesse idee avanzate a difesa della previdenza pubblica e del welfare. In realtà lo scontro è avvenuto sulle nomine dei direttori dell'Inps nei vari settori ossia sull'esercizio di quel potere di "corte" che sembra essere l'unica vera preoccupazione dei manager privati chiamati a dirigere i servizi sociali.   Il ministro Poletti ha incontrato in sedi separate sia Cioffi che Boeri, invitando il presidente dell'Inps ad avviare le procedure per la nomina del nuovo direttore. In realtà la nomina spetta allo stesso ministro, ma la proposta deve essere avanzata dal presidente. Boeri sembrerebbe orientato a scegliere, questa volta, non un manager proveniente dalle aziende private ma un dirigente interno all’Inps. Il nuovo direttore dovrebbe dare attuazione a quella parte della riorganizzazione interna voluta da Boeri che prevede la decadenza di tutti i dirigenti di prima e seconda fascia entro il 31 dicembre e l’assegnazione dei nuovi incarichi dopo una valutazione degli stessi dirigenti da parte di una commissione di tre esperti esterni nominati dal Presidente.
A complicare il clima, ci si è poi messo proprio il ministro del Lavoro Poletti che da tempo fa pressioni per la "riforma della governance dell’Inps" che dovrebbe reintrodurre un consiglio di amministrazione snello accanto al presidente e al direttore, riducendo però i membri del Comitato di Vigilanza dell'Inps (i rappresentanti dei sindacati e delle imprese). Per chiudere la partita il governo deve però aspettare il 4 dicembre perchè questa ulteriore destrutturazione della previdenza sociale pubblica appare legata all’esito del referendum e alle sorti dell’esecutivo Renzi.  “Il Governo appare debole e ingessato in attesa del referendum del 4 dicembre – commenta ancora Romagnoli – mentre sarebbe necessario ripristinare immediatamente il Consiglio d’Amministrazione dell’INPS e rimuovere dall’incarico Boeri, per il suo conflitto d’interessi e per le sue idee che mal si coniugano con l’esigenza di rilanciare la previdenza sociale pubblica” . L'Usb da mesi sta animando la campagna "Liberiamo l'Inps" prendendo di petto proprio la dirigenza posta a guida del cuore del sistema del welfare state italiano, una dirigenza incompatibile con la funzione pubblica e sociale dell'INPS.
Il nodo decisivo è infatti questo. L'Inps è l'unica vera "macchina" del sistema italiano di welfare. Non eroga solo pensioni come molti credono, ma una montagna di prestazioni sociali. Alcune con un rapporto di reciprocità con i contributi incassati da aziende e lavoratori (indennità di disoccupazione, assegni familiari, maternità, malattia) altri invece a pioggia e senza alcun rapporto con i contributi incassati (bonus bebè, assegni terzo figlio, bonus infanzia) e tutti gli altri bonus che la fantasia creativa e demagogica di questo e altri governi hanno prodotto scaricandoli sull'Inps. L'Inps è dunque il cuore pulsante e strategico del welfare state. Destrutturarlo sistematicamente come stanno facendo da anni governi e dirigenti significa smantellare una struttura che, fino ad ora, è riuscita ad assicurare una funzione effettiva nella protezione sociale delle fasce popolari e più deboli del paese.

 

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