Si è aperto ieri al tribunale di Bologna il processo a 12 compagni (attivisti politici e sindacali) per la contestazione di una iniziativa elettorale del Partito Democratico il 7 maggio 2014 all’hotel i Portici, in centro città. La contestazione, che aveva sabotato un comizio elettorale, mirava a far emergere la profonda iniquità e la spiccata vena classista del Jobs Act, che era in via di approvazione in quei giorni, e di denunciare la natura classista del PD che a Bologna e in gran parte dell’Emilia Romagna ancora mantiene una sua roccaforte.
Contestualmente all’inizio di questo processo, si è tenuta una conferenza stampa indetta da alcuni dei 12 imputati dell’Unione Sindacale di Base e di Eurostop, in cui oltre a rivendicare la giustezza della propria contestazione al PD e a Renzi, ha denunciato la preoccupante spirale repressiva che ora vede nei decreti Minniti-Orlando un’ulteriore ed inquietante salto di qualità.
L’USB, assieme ad Eurostop, ha recentemente promosso un assemblea pubblica (lo scorso 30 maggio a Bologna) e un appello contro la repressione, per aprire un dibattito e una riflessione in merito all’inasprimento del cumulo di denunce, processi e misure cautelari a carico di attivisti e militanti in città e in tutta Italia.
Nella fattispecie, viene riscontrato con preoccupazione il sempre maggiore “riguardo” che lo Stato riserva ad attivisti, delegati sindacali e lavoratori, che praticano il conflitto e lottano per i diritti propri e altrui, per il rispetto dei contratti di lavoro o in difesa del proprio posto, in un periodo in cui, dopo quasi dieci anni di crisi e di attacco feroce ai diritti del mondo del lavoro, viviamo in una situazione in cui migliaia di aziende chiudono ogni anno e milioni sono ormai le persone che faticano a trovare lavoro e, conseguentemente, ad avere una vita dignitosa.
La pioggia di denunce alle organizzazioni di lotta per la casa e i 9 decreti penali arrivati nelle scorse settimane per il corteo in memoria di Abd Elsalam, accumulatesi negli ultimi mesi a danno di molti militanti che vedono in USB un organizzazione vera e in crescita, sono a suggerire nemmeno troppo velatamente il tentativo di sfiancare le lotte e il dissenso che sta crescendo, sul mondo del lavoro ma anche in modo più generalizzato nella società, in sempre più parti del Paese come espressione organizzata di un malcontento sociale provocato dalle insopportabili misure di austerità che da anni vengono somministrate a tutti i popoli europei, in particolare quelli mediterranei.
Durante la conferenza stampa si è fatto specifico riferimento alla necessità, oggi più di ieri, di aprire un confronto e una riflessione ampia sulla deriva repressiva che il governo sta mettendo in atto verso chi ha ancora il coraggio, in un modo fatto di ricatti e paure, di alzare la testa e pretendere uniti un finale positivo per la propria classe sociale.
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