La “gabbia” dei trattati europei è solo formalmente “uguale per tutti”. All’interno delle stesse regole infatti, e a seconda di come sono state – e da chi – disegnate, si hanno risultati finali molto diversi. E questo non dipende solo o tanto dal “rispetto” delle regole stesse, quanto dagli squilibri strutturali esistenti nel momento in cui quelle regole sono diventate operative.
Affrontavamo questo problema alcuni giorni fa, sulla scorta di un’analisi di Marcello Minenna, economista attento ai dettagli più che alla “narrazione” sui trattati. La notizia era in qualche modo una bomba: la Germania sta esaminando la possibilità di uscire dall’euro. Non ufficialmente, certo, perché diventerebbe impossibile chiedere ai partner di rispettare regole contro cui si lavora attivamente; ma il lavorio dietro le quinte coinvolge i vertici economici e politici di quel paese, non certo oscuri economisti “dissidenti”.
L’interesse tedesco ad uscire è fondato su una volontà politica chiara e profondamente “nazionalistica”, non su un ragionamento “europeista”- Gli squilibri interni alle varie economie dell’Unione Europea sono infatti sempre più evidenti e gravi, al punto che sono possibili solo due opzioni: o si rafforzano i legami tra i vari paesi, adottando anche una strategia di “condivisione dei rischi” (leggi: debiti degli Stati più indeboliti dall’austerità), oppure uscire unilateralmente (individualmente o a gruppi) dall’eurozona.
Il lavorio tedesco si concentra per l’appunto sulla definizione di una regola per l’uscita dalla moneta unica. Una via che sia ovviamente la fotografia dei rapporti di forza esistenti.
Il baricentro di questa “regola” da adottare dovrebbero essere i “saldi di Target 2 (si veda per i dettagli merito l’articolo indicato), che al momento darrebbero alla Germania un “premio di buonuscita” pari a 900 miliardi di euro, oltretutto da incassare subito. Mentre se una decisione del genere fosse presa dall’Italia comporterebbe il versamento immediato, e in unica soluzione, di circa 442 miliardi. Una cifra mostruosa (intorno al 25% del Pil!) e in continuo aumento, visto che le “regole” dell’eurozona sono costruite per far crescere il gap tra forti e deboli.
Ora arriva una conferma autorevole da parte del neo-vicepresidente della Bce, lo spagnolo Vitor Constancio. Le cose stanno proprio così. E Marcello Minenna, giustamente, ci torna sopra.
Come diciamo spesso: “uscire dall’Unione Europea sarebbe un trauma, ma restarci dentro è la morte”.
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La Bce conferma: se la Germania esce dall’euro c’è una buonuscita da 900 miliardi
Poche settimane dopo la controversa proposta di un gruppo di influenti economisti tedeschi sulla necessità di una clausola di uscita dall’Euro sulla falsariga dell’Articolo 50 del Trattato di Lisbona recentemente invocato dal Regno Unito, la BCE torna sull’argomento attraverso le dichiarazioni del suo Vice-Presidente Victor Constancio.
*Economista; @marcellominenna – Business Insider
La BCE affronta il tema spinoso dei saldi Target2, ribadendo in parte quanto sostenuto dal Presidente Draghi in una celebre audizione del 20 gennaio 2017: se un Paese dovesse uscire dall’Unione monetaria dovrebbe regolare i suoi saldi Target2 in pieno, ed in Euro. In particolare se un Paese si dovesse trovare in una situazione debitoria, come l’Italia che ha attualmente un saldo Target2 profondamente negativo a – 442 miliardi, la sua banca centrale dovrebbe farsi carico dei debiti utilizzando i suoi attivi di bilancio, tra cui si annoverano 86 miliardi in oro.
Si nota però come Constancio abbia aggiunto un dettaglio importante in più: se il Paese uscente invece si dovesse trovare in una situazione creditoria, come la Germania che ha un saldo Target2 positivo ad oltre 900 miliardi, sarebbe la sua banca centrale (cioè la Bundesbank) a dover essere pagata dalle altre banche centrali dei Paesi restanti. Lo stesso Draghi a marzo 2017 glissò sulla medesima questione sollevata da un’interrogazione da parte di europarlamentari olandesi, dichiarando che la BCE stessa non poteva fare ipotesi sulla fine dell’Euro data la sua irrevocabilità.
Ora invece pare che la BCE prenda in considerazione il problema, in linea con la posizione degli economisti tedeschi che chiedevano per l’appunto che si preservasse lo status giuridico dei crediti Target2 tedeschi in caso la Germania avesse abbandonato la moneta unica, magari in disaccordo sulle proposte di riforma dell’Eurozona in un’ottica di condivisione dei rischi (risk-sharing). Le nazioni a credito come Germania ed Olanda sembra dunque che possano essere “premiate” per la decisione di uscita con il regolamento in euro – e non in valute nazionali – a proprio favore dei saldi Target2. Una vera e propria buonuscita sempre che il marco non si rivaluti troppo.
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R.P.Ffm.
Attendo commenti. Zero? Censura al lavoro. R. 🙁
Redazione Contropiano
caro RPFfm dal nickname criptico ma, a parte il perpetuo lamentarti della censura, quale è il tuo contributo – se c’è – alla discussione tra noi comuni mortali?
ALfonso
Aveva ragione Craxi nella migliore delle ipotesi l’europa sarà un limbo nella peggiore un inferno!