Ad ottobre Di Maio è stato in Germania per vedere come funziona il sistema Hartz 4, per il quale ha espresso apprezzamenti. Sembrava intendesse applicarlo in Italia. Invece sta realizzandone uno con finalità analoghe ma molto più spregiudicato. Per avviare il percorso del reddito di cittadinanza, entro lo stanziamento di bilancio e prima delle elezioni europee, ridimensiona l’obiettivo passando dall’intervento sulla povertà relativa a quella assoluta; riduce l’importo erogato a chi ha la proprietà della casa in cui vive; attribuisce alle agenzie di lavoro private uno status di job center; punta a realizzare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro sulla base di relazioni individuali privatizzate; utilizza il reddito come integrazione di un salario al di sotto del livello di povertà, contribuendo ulteriormente a ridurlo.
Il reddito di cittadinanza non riguarderà più i 9 milioni di persone in situazione di povertà relativa alle quali era stato promesso secondo il disegno di legge che era stato presentato in Parlamento. Viene introdotto il limite di un INSEE di 9.360 euro, che grossomodo copre i 5 milioni di persone che versano in povertà assoluta.
Il sussidio è commisurato alla differenza tra il reddito già percepito e il limite di 780 euro, oltre il quale si supera la condizione di povertà relativa. Sarà erogato tramite carta di credito con vincoli nell’utilizzazione, e di validità mensile in modo da obbligare a consumare rapidamente l’importo erogato. L’obiettivo è di spingere al massimo la propensione al consumo ed aumentare la domanda interna.
Il reddito resta condizionato ad un Patto di servizio per l’inserimento nel mercato del lavoro, la ricerca attiva e documentata di lavoro, la frequenza a corsi di formazione e la disponibilità a lavori utili alla comunità, come abbiamo ampiamente documentato in Reddito di cittadinanza: Emancipazione dal lavoro o lavoro coatto?
“Chi vive nella casa di proprietà prenderebbe al massimo intorno a 500 euro”, afferma Tridico, consulente di Di Maio, stimando che il 20 per cento di tutti i potenziali beneficiari ha la casa di proprietà, e la quota maggiore è concentrata nel Sud. È una beffa per chi, in condizioni di povertà assoluta, sta nella vecchia casa di famiglia.
L’inefficienza attuale dei centri per l’impiego viene superata, nelle parole di Di Maio, “mettendo insieme i centri pubblici da riformare e i job center privati”. Questi ultimi avranno un sostanzioso premio per ogni posto trovato. Tuttavia, poiché questa infrastrutturazione richiede tempo, entro tre mesi sarà realizzato un collegamento in tempo reale tra aziende e lavoratori con un software messo a punto dal professor Mimmo Parisi dell’università del Mississippi. “Possiamo immaginare una “Palazzetto del lavoro” a 360 gradi, ma esclusivamente online”, ha spiegato al Sole 24 ore Francesco Giubileo, che ha studiato il sistema. “Un palazzetto virtuale dove le offerte di lavoro viaggiano esclusivamente sul canale digitale”.
“Tutti quelli che cercano lavoro, dagli inoccupati agli inattivi che non si sono mai iscritti alle liste del vecchio collocamento – ha annunciato Di Maio – dovranno iscriversi via internet a ’Forza Lavoro Italiana’”. “Su una platea di sei milioni di persone titolate ad avere diritto, prevediamo – ha detto Di Maio – che arrivino il doppio di domande. Dovremo quindi scremare. Ai candidati forniremo il percorso, il software li aiuterà nella ricerca, un tutor li orienterà nella scelta”.
Resta di risolvere il problema di una domanda imprenditoriale di lavoro adeguata a colmare la condizionalità per il mantenimento del reddito, tolto a chi al secondo anno per la terza volta rifiuta una proposta di lavoro. Il sistema deve fornire all’assegnatario queste opportunità. “Per il reddito di cittadinanza – dice Di Maio – i due anni sono il termine massimo entro cui i centri per l’impiego o le agenzie private dovranno trovare fino a tre proposte. Ma lo Stato dovrà attrezzarsi. E spero davvero che il ciclo si esaurisca molto prima”.
Nel frattempo è al software del Minnesota che di Maio si affida. L’esperto del Missisipi (pugliese, laureato a Milano), ha presentato a Di Maio, che lo ha ingaggiato, una a prima bozza di piano con una serie di step illustrati. Ogni step descrive come si sviluppa l’incontro tra domanda e offerta, rappresentato figurativamente come rapporto interindividuale tra un Mario, beneficiario del reddito, e una Sofia, imprenditrice proprietaria del ristorante ‘La cucina dell’amore’. Risparmiandoci i commenti, guardiamo alle illustrazioni. Due di esse sono particolarmente significative.
In questa illustrazione Mario, che già riceve il reddito di cittadinanza, trova lavoro tramite il software del Missisipi. È un lavoro “non ben retribuito”, si legge nella didascalia. Comunque gli permette di far fronte all’obbligo di lavorare per non perdere il sussidio e consente a chi lo assume di risparmiare sul salario. Va ricordato che nel disegno di legge sul reddito di cittadinanza presentato dai 5 stelle nel 2013 era previsto un livello salariale minimo nel caso delle prime due proposte di lavoro. Anche a questo ora si soprassiede.
Se vengono a mancare del tutto i principi di congruità delle occupazioni rispetto ai livelli salariali, in una situazione di diffusa disoccupazione diventa facile dar spazio ad offerte di lavoro non qualificate per colmare la condizionalità imposta agli assegnatari. Con l’integrazione del reddito si legittima la precarietà e si abbassano ulteriormente, a beneficio degli imprenditori, i livelli salariali.
Nella didascalia di questa seconda illustrazione, si legge che Mario aggiorna “il suo profilo nell’applicazione inserendo il reddito del nuovo lavoro”. Questo conferma che il rapporto di lavoro è sorto e si mantiene sulla base di una transazione privata. In questo modo, non essendoci una intermediazione pubblica, ogni lavoro può rimanere sommerso garantendo la prosecuzione del sussidio.
Si legge infatti nella didascalia che “l’istruttore verifica l’account di Mario ed esamina i requisiti di idoneità sulla base della sua nuova fonte di reddito”. E poiché “il reddito che percepisce dal ristorante non lo colloca al di sopra della soglia di povertà (…) l’importo del sussidio viene solo leggermente modificato”. Consentirà quindi al datore di lavoro di continuare ad avvalersi del reddito di cittadinanza per tenere basso il salario.
Mario però non si accontenta, fa esperienza, e in una illustrazione successiva si vede che trova lavoro qualificato per un anno con un reddito al di sopra della soglia della povertà. Trasmette l’informazione ed esce così dal programma.
Queste illustrazioni fanno parte di una sequenza prodotta nell’ambito del gruppo che assiste di Maio. Nella loro espressione semplificata confermano la direzione privatistica e individualistica in cui, nell’emergenza delle disponibilità finanziarie, dei tempi e delle esigenze elettorali, si stanno muovendo Di Maio & Co., svelando la vocazione ultra neoliberista.
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lucio
Gentili signori buongiorno
In generale non sono cosi ottimista come Di Maio ( pur condividendo i motivi di fondo con una riserva che dirò più avanti): il R.d.C potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per quella parte di popolazione che si trova in avanzata difficoltà e potrebbe avere anche sviluppi ; all’opposto un fallimento potrebbe rappresentare una catastrofe politica per M5S e per il nostro Paese accelerando il processo di avvicinamento ad una fase di medioevo sociale verso cui in ogni modo stiamo andando. E questa è una considerazione di carattere generale. In particolare mi interessa capire una cosa (forse non ho letto abbastanza sull’argomento o forse mi sfugge qualcosa e mi si perdoni l’ignoranza) : per quelle persone ( mi riferisco ai giovani in particolare ) il cui reddito ISEE e’ superiore ai 9.360 euro annui , limite superiore per l’ottenimento del R.d.C. , per queste persone ripeto , quali previsioni di lavoro ci sono? Forse si pensa che con questo reddito da straricchi (bastano 9.361 euro l’anno) si possa semplicemente comprare un lavoro? Forse si crede che per vestire Gesù si possa semplicemente spogliare Maria rischiando di creare ancora una guerra tra poveri ? Cosa significa che un giovane ha diritto e un altro no in base al suo ISEE? Infine se il giovane Mario dell’articolo il 21 aprile 2021 sarà orgoglioso del suo percorso lavorativo , il giovane Gennaro , che in base all’ISEE non ha diritto , cosa cavolo farà il 21 aprile del 2021? Se non è molto povero ( in base ai parametri R.d.C.) , quale azienda assumerà Gennaro? Cordiali saluti