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La Bce naviga a vista. La Lagarde annuncia tutto e il contrario di tutto

Era nata per combattere una inflazione già domata ed ha imposto per anni ai paesi membri una politica deflazionista, ma adesso per la Bce l’inflazione nell’area euro “resta troppo bassa in modo “persistente”, pertanto “concordo con la valutazione della Bce, secondo la quale serve una politica monetaria altamente accomodante per un periodo prolungato di tempo per portare l’inflazione all’obiettivo, cioè vicina ma inferiore al 2%”. Ad affermarlo in una audizione davanti alla commissione Econ del Parlamento Europeo, è la prossima presidente della Bce Christine Lagarde, ribadendo la posizione già espressa la settimana scorsa e che si pone in continuità con la politica di Quantitative Easing adottata da Draghi.

La presa di posizione giunge mentre la Bce, presieduta fino al 31 ottobre da Mario Draghi, ha preannunciato di voler rilanciare gli acquisti di titoli di stato sul mercato, per evitare che il nuovo rallentamento possa far cadere la zona euro in una fase di deflazione (attualmente il tasso di riferimento è a 0). La Lagarde nell’audizione a Bruxelles ha affermato che vi sono «rischi economici a breve termine» e che il livello dell’inflazione nell’unione monetaria rimane «troppo bassa».

Si cambia registro allora? Niente affatto. Se la musica per le banche continua ad essere soave, sulle politiche sociali, nell’Eurozona secondo la Lagarde “le riforme strutturali sono in molti Paesi una missione incompiuta. Alcuni le hanno iniziate, altri hanno guardato alle riforme in modo riluttante, senza fare molto: chiaramente i Paesi che non hanno spazio di manovra oggi, e sono meno della metà dei Paesi della zona euro, devono rivedere il loro mix di politica economica, con un focus favorevole alla crescita e usare le riforme strutturali ora”. Una sorta di ossimoro. Politiche espansive (che rilancino dunque la domanda interna) e riforme strutturali che stringono i vincoli di bilancio, non vanno d’accordo. I fatti di questi venticinque anni nell’Eurozona sono lì a dimostrarlo

Segnalando che “ora abbiamo un po’ di crescita” la Lagarde spiega che “queste sono le circostanze in cui le riforme strutturali possono essere più efficaci e produrre i risultati migliori”. Contemporaneamente, quei Paesi dell’area euro, che sono “la maggioranza”, che hanno invece un deficit pubblico compreso tra lo zero e lo 0,5% del Pil “hanno uno spazio” di bilancio che può essere utilizzato per stimolare l’economia. Se questa è la forchetta del deficit consentito, l’Italia ne sarebbe ancora fuori.

La Lagarde ha fatto notare che la situazione europea e mondiale – segnata da «bassa inflazione» e «bassi tassi d’interesse» – pone «un problema strategico alla Banca centrale europea e a tutte le banche centrali». In questo senso, ha avvertito che la BCE deve riflettere “se la politica monetaria sia sufficiente e sufficientemente robusta per affrontare le sfide future”. Ha quindi riassunto: “Un suo riesame è necessario”.
Alcuni deputati presenti all’audizione si sono interrogati su cosa ciò possa significare, ma la signora Lagarde non ha voluto dare precisazioni.

 

 

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