Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato i dati sulle dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e sulle dichiarazioni IVA per l’anno di imposta 2018.
I contribuenti risultano essere circa 41,4 milioni avendo presentato i modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche e “730”, oppure attraverso la Certificazione Unica (CU), in crescita nel 2018 di circa 162.000 soggetti (+0,4%) rispetto all’anno precedente.
Il reddito complessivo totale dichiarato ammonta a circa 880 miliardi di euro (+42 miliardi rispetto all’anno precedente, +5%) per un valore medio di 21.660 euro, anch’esso in crescita del 4,8% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente.
Questo incremento del reddito complessivo – dice il Mef – è dovuto all’aumento dei redditi da pensione, lavoro dipendente e lavoro autonomo. Ed anche le imposte pagate su lavoro e pensioni nel 2018 sono aumentate di 5,537 milioni di euro. Ne sono invece entrate meno dalle imprese. Il gettito dell’imposta sul reddito delle società (Ires) evidenzia una flessione del 7,2% determinata dagli effetti finanziari derivanti dalla riduzione dell’aliquota Ires dal 27,5% al 24% e degli effetti dell’applicazione del c.d. superammortamento e iperammortamento.
Si conferma come la stragrande maggioranza delle imposte dirette siano rappresentate dai redditi da lavoro dipendente e da pensione, che rappresentano circa l’82% del reddito complessivo dichiarato. Di questo i redditi da pensione no il 29% del totale del reddito complessivo.
Come abbiamo visto, il reddito complessivo dichiarato è di circa 880 miliardi di euro ma con molte disuguaglianze al proprio interno.
L’analisi territoriale mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.670 euro), seguita dalla provincia di Bolzano (24.760 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso (15.430 euro). Rimane notevole la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.
Viene confermato come i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentino l’82% del reddito dichiarato. Il reddito medio più elevato è quello del lavoratore autonomo con 46.240 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori titolari di ditte individuali è di 20.940. Circa 120 euro in più del reddito medio dichiarato al Fisco dai lavoratori dipendenti. A 17.870 euro si ferma , invece, il reddito dichiarato dai pensionati. Il tipo di reddito più dichiarato in termini di frequenza e di importo, è quello da lavoro dipendente (52,6% del reddito complessivo) seguito da quello dei pensionati (29,3% del reddito complessivo).
I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300mila euro dichiarano il 6,0% dell’imposta totale. Dalla distribuzione dell’imposta per classi di reddito complessivo emerge che i contribuenti con imposta netta e redditi fino a 35mila (83% del totale) dichiarano il 43% dell’imposta netta totale, mentre il 57% è dichiarata dai contribuenti con redditi superiori a 35mila euro (17% del totale contribuenti). I lavoratori dipendenti dichiarano oltre 462 miliardi di euro che ricomprendono anche collaborazioni coordinate e continuative, collaboratori a progetto (823mila soggetti), pari al 4,3% dell’ammontare complessivo del reddito da lavoro dipendente.
Dai dati infine risulta che l’imposta netta Irpef è pari in media a 5.270 euro e viene dichiarata da circa 31,2 milioni di soggetti, pari a circa il 75% del totale dei contribuenti. Ma a questa vanno aggiunte le addizionali Irpef locali introdotte da Regioni e Comuni, si tratta di 17.3 miliardi di imposte in più pagate direttamente sulle buste paga.
L’addizionale regionale Irpef nel 2018 è ammontata a circa 12,3 miliardi di euro (+3,1% rispetto al 2017) con una imposta media pari a 420 euro. L’imposta più alta si registra nel Lazio (620 euro), mentre quella più bassa si rileva in Basilicata e in Sardegna (280 euro).
L’addizionale Irpef comunale è stata pari invece a 5 miliardi di euro, in aumento del 3,6% rispetto al 2017, con un importo medio pari a 190 euro.
Insomma lavoratori e pensionati si accollano la maggior parte delle imposte dirette ma ricevono in cambio sempre meno servizi e aumentano le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Ne vogliamo parlare?
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E Sem
Non sarebbe meglio agire?
Cosimo Nestola
Distingere i dipendenti di aziende private dai dipendenti pubblici. Le vere entrare all’erario vengono dai privati ; le imposte dei pubblici sono solo partite di giro da un ministero all’altro. I privati mantengono tutta quella eccessiva burocrazia fatta da tantissimi funzionari e alti dirigenti con stipendi esagerati.
Redazione Contropiano
Questo non è un ragionamento sensato… I lavoratori dipendenti – per qualsiasi datore di lavoro e con qualsiasi contratto – sono per definizione “oggetto” della tassazione. E dunque è una stupida provocazione distinguere tra pubblici e privati… Analoga a quelle che fanno le aziende che evadono le tasse…
DENNIS GUIDI
Vorrei che esponeste un resoconto che tenga in considerazione anche tutto l indotto, tutte le spese non deducibili e dei rischi e lo stress di impresa nonché delle ore lavorate fa un titolare di ditta individuale che va sempre oltre alle ore classiche di un dipendente.
Quando pubblicate delle notizie che poi influenzano chi legge e creano dissapori tra i cittadini per favore scrivetele tutte .
Andrea
Qui è d’obbligo fare chiarezza: nel quadro C del modello vanno indicati i redditi da lavoro dipendente, da pensione e da assimilati a lavoro dipendente (cariche pubbliche). Pertanto in questo quadro devono indicare i redditi anche gli amministratori di società piccole e grandi e quotate in borsa e i loro emolumenti sono venti, trenta volte superiori del reddito di un normale dipendente. Occorre analizzare la composizione dei quadri reddituali. Lo stesso succede con le imprese familiari di cui il reddito attribuito al o ai familiari viene attratto dal quadro H e viene scomposto dai quadri F o G del titolare.
Renato
La maggior parte delle fitte individuali e soprattutto società di persone e capitale hanno sempre dichiarato redditi minimi, da fame, se non perdite di esercizio, senza mai pagare Irpef, e sono le prime categorie che pretendono aiuti r servizi dallo stato. Categoria a parte sono gli agricoltori, grandi guadagni e zero tasse in quanto il loro redditi imponibile Vine calcolato sui redditi domenicale ed agrario dei terreni, puoi quando va male la stagione lo stato deve intervenire!!!! Questa la ns società!!!! Mmmm