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La solita strada, verso il baratro

Ieri il Governatore della Banca centrale italiana ha chiesto un nuovo “contratto sociale”, con un forte aumento dell’accumulazione di capitale, fisico e immateriale, e una crescita dell’efficienza produttiva non dissimile da quella osservata negli altri principali paesi europei.

Ora, l’accumulazione di capitale presuppone un tasso di investimento delle imprese alto, ma esso da decenni è bassissimo, come gli altri paesi europei.

Da dove prenderanno l’efficienza produttiva? Ci sono attualmente 8 milioni di lavoratori in smart working, in enti come l’Inps abbiamo saputo che la produttività, con il 95% dei lavoratori in telelavoro, è aumentata del 15%.

Ieri il ministro della funzione pubblica Dadone, su La Repubblica, affermava che la risposta delle pubbliche amministrazioni durante la pandemia, con lo smartworking, è stata “soddisfacente”.

Sempre ieri su Milano Finanza si informava che il Piano Colao prevede una forte digitalizzazione delle imprese, le quali – quelle che hanno messo in smartworking i lavoratori – al 97% hanno avuto ottimi risultati.

A giugno di sarà il “Decreto Semplificazione” che porterà ad una forte digitalizzazione della pubblica amministrazione, con l’obiettivo di arrivare al 40% dei lavoratori in smart working e performance non più basate su presenze, cartellino, per intenderci, ma sui risultati e sugli obiettivi, settimanali, mensili, annuali.

Non essendoci la volontà e la capacità delle imprese di avviare investimenti e di aumentarne il tasso, come invece avviene in Cina, la ricerca di maggiore efficienza si baserà, attraverso la digitalizzazione, su un forte aumento del ritmo di intensificazione del lavoro, ferma restando la deflazione salariale (salari fermi o in calo).

Si passa così alla conferma di un modello produttivo basato sull’estrazione di pluslavoro assoluto, in luogo del marxiano pluslavoro relativo, basato su scienze, tecnologie, istruzione e sapere collettivo.

Digitalizzazione, aumento del tasso di sfruttamento e alienazione saranno lo scenario post Covid che ci attende. Ci vuole un sindacato vero, non “concertativo”. Ci vuole il conflitto su salari, redditi e occupazione, perché non siamo affatto “sulla stessa barca”.

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