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Taglio dell’Irpef presa in giro. Risparmi solo per piccolissima parte dei contribuenti

Guardando il grafico in modo superficiale si potrebbe pensare che il governo Draghi stia per operare una poderosa riduzione delle tasse per la parte più povera della popolazione.

Come spesso accade però le immagini inducono in errore e se andiamo a vedere a quanto effettivamente ammonta il risparmio per le singole fasce di reddito ci accorgiamo che i “poveri” hanno ben poco da festeggiare.

L’ elaborazione grafica prodotta da “Il Sole 24 Ore” ad esempio enfatizza il taglio delle imposte per i redditi fino ad 8.000 euro ma in realtà quella è la No Tax Area!

Giustamente vi starete domandando: ma come è possibile tagliare le tasse a chi già non le paga?

In realtà non di rado i lavoratori dipendenti che si trovano in questo scaglione ha redditi frazionati e spesso non riesce a fruire a pieno delle detrazioni e si trova quindi a pagare qualche spicciolo di imposta.

Il governo su questo ha giustamente intenzione di intervenire ma nonostante il taglio in termini percentuali sia enorme (76,2% per i lavoratori dipendenti) in pratica si traduce in un risparmio di pochi euro.

Per questi contribuenti che oltre a essere quelli più svantaggiati sono anche il 30% del totale non cambia nulla.

Apparentemente la seconda fascia a beneficiare del taglio è quella composta da chi percepisce tra gli 8.000 e i 20.000 all’anno. Anche in questo caso la riduzione in termini percentuali è sostanziosa e si attesta al 24% ma in termini reali si traduce in un risparmio di una decina di euro al mese.

Secondo le elaborazioni effettuate da Caf-cia per “Italia Oggi” il risparmio per le fasce di reddito basse ovvero sotto i 25.000 euro è modesta e ammonta a circa 140 euro annui fino ai 22.000 euro che diventano 200 solo per chi supera la soglia dei 25.000.

In pratica per i contribuenti tra gli 8.000 e i 15.000 non cambia nulla e parliamo di circa il 20% del totale. Per quelli tra i 15.000 e i 25.000 che sono quasi il 30% il risparmio c’è ma è simbolico.

I vantaggi più significativi sono invece per chi guadagna tra i 35.000 e i 50.000 euro.

Sempre sulla base della medesima elaborazione un contribuente con reddito di 50.000 euro può, infatti, arrivare a risparmiare fino a 920 euro ogni anno mentre chi si ferma a 45.000 potrebbe beneficiare di 770 euro in più.

Si tratta però, è il caso di dirlo, di pochi fortunati in quanto meno dell’ 8% dei contribuenti ha redditi compresi tra i 35.000 e i 50.000 euro.

Piccoli vantaggi ci sono anche per le fasce di reddito più alte, chi ha un reddito di 70.000 euro potrebbe pagare 370 euro in meno e chi invece arriva a 80.000 risparmierebbe 270 euro.

Qui però parliamo di circa il 2% dei contribuenti in quanto in Italia grazie a elusione ed evasione i “ricchi” formalmente non esistono.

Se pensiamo che in Italia nel 2020 la retribuzione media per i lavoratori privati è di 20.658 euro all’anno risulta evidente che la stragrande maggioranza delle persone non si accorgerà neanche di questi cambiamenti nelle aliquote.

Si poteva decidere di destinare queste poche risorse ai cosiddetti “lavoratori poveri” che ormai sono quasi il 12% del totale ma il governo Draghi ha preferito rassicurare il fantomatico “ceto medio”.

Ceto Medio ormai ridotto all’osso ma considerato dalla politica istituzionale ancora strategico in termini di consenso.

*Potere al Popolo

 

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