La maggioranza di Governo, Italia Viva e Azione hanno deciso: cedolare secca anche per negozi e studi professionali, fisco improntato alla flat tax e sanzioni più lievi per gli evasori.
Ricordate quanto dicevamo nella newsletter di giugno? Che è dimostrato che la cedolare secca sugli affitti non serve a combattere l’evasione fiscale, che ha un notevole costo per lo Stato (riduzione delle entrate di circa 1 miliardo di euro all’anno), che favorisce soprattutto i ricchi, che non ha un effetto calmierante sugli affitti e non aumenta in modo rilevante il numero di locali affittabili.
Tutto ciò non è un’opinione di qualche bastian contrario ma è scritto nero su bianco nelle edizioni annuali della Relazione sull’evasione fiscale e contributiva del Ministero delle Finanze ed è bastato su dati incontrovertibili [1].
Malgrado tutto ciò la maggioranza che ci governa (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega), con il voto a favore anche di Italia Viva e di Azione (con l’astensione di +Europa) hanno deciso non solo che la cedolare secca deve rimanere ma deve essere estesa anche ai locali adibiti al commercio e a studi professionali: un grande regalo ai proprietari di appartamenti, negozi, magazzini, soprattutto se ricchi.
Tale regalo è previsto nella legge di delega fiscale (L. 111/23), approvata in via definitiva il 4 agosto. Grazie a tale legge il Governo può varare uno o più decreti secondo le indicazioni contenute nella delega, decreti che hanno valore di legge e non sono più soggetti all’approvazione del Parlamento.
Vediamo allora quali sono, oltre la cedolare secca anche per negozi e studi professionali, le principali novità di questa legge che, probabilmente, determinerà la politica fiscale per i prossimi decenni.
1) gli scaglioni IRPEF saranno ridotti da 4 a 3. Quando è nata l’IRPEF (1974) vi erano 32 diversi scaglioni di reddito, ognuno con una propria aliquota. Ciò garantiva una grande progressività nella tassazione (più si è ricchi e più si contribuisce alle spese dello Stato), infatti per i redditi sotto i 2 milioni di lire l’aliquota era del 10% e per la quota superiore ai 500 milioni di lire era dell’82%.
Dal 74 a oggi gli scaglioni si sono ridotti sempre più facendo pagare sempre meno tasse a ricchi e benestanti e impoverendo sempre più lo Stato e gli Enti Locali, che, oltre ad accumulare un deficit preoccupante, non riescono a garantire servizi adeguati ai cittadini (sanità, istruzione, trasporti, polizia, nettezza urbana ecc.).
L’ultimo regalo a ricchi e benestanti, con la riduzione degli scaglioni da 5 a 4, è avvenuto solo 2 anni fa (Governo Draghi) e ora si decide un’ulteriore riduzione della progressività portandoli solo a 3.
2) L’IRES (la tassa sui profitti delle imprese) avrà un’aliquota ridotta (si ipotizza il 15%) per le aziende che investono o assumono. Attualmente tale tassa è del 24%.
La decisione non è equa perché se un lavoratore dipendente assume una badante non gli viene di certo applicata un’aliquota ridotta rispetto a quella a cui è soggetto (che per di più è superiore a quella delle imprese: 25% se guadagna più di 15.000 euro, 35% per la quota superiore ai 28.000 euro e 43% per la quota superiore ai 50.000 euro).
3) Viene introdotta una flat tax incrementale, cioè una aliquota di tassazione unica (cioè indipendente da quanto si guadagna) per i “surplus di reddito”. La flat tax incrementale è un altro escamotage per avvantaggiare ricchi e benestanti e ridurre la progressività della tassazione.
Tale sistema è già stato introdotto dal Governo Meloni ma solo per l’anno 2023 e solo per i lavoratori autonomi (“persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, diversi da quelli che applicano il regime forfetario”), discriminando in tal modo i lavoratori dipendenti.
Grazie a tale provvedimento, per esempio, un lavoratore autonomo che nel 2022 ha guadagnato 105.000 euro e che nel 2023 guadagna 135.000 euro non dovrà pagare l’aliquota del 43% sugli ulteriori 30.000 euro guadagnati, ma solo quella del 15% (avrà cioè un regalo dallo Stato pari a 9.188 euro) [2].
La legge delega, probabilmente per evitare il rischio di incostituzionalità della norma prima indicata, prevede che la flat tax incrementale sia applicata anche ai lavoratori dipendenti prevedendo un’aliquota unica per straordinari, tredicesime e premi di produttività e una rimodulazione dell’attuale flat tax incrementale per i lavoratori autonomi (non si dice in cosa consiste tale rimodulazione).
Anche la flat tax incrementale per i dipendenti avvantaggia ricchi e benestanti e non certo i meno abbienti e i poveri: se un dipendente che guadagna 100.000 euro l’anno ha 20.000 euro tra tredicesima e premi di produttività si vedrà tassati questi 20.000 euro al 15% invece che al 43% (l’aliquota prevista per i redditi superiori a 50.000 euro), mentre una persona che guadagna 20.000 euro e che avrà 4.000 euro tra tredicesima e premi di produttività si vedrà tassare quei 4.000 euro al 15% invece che al 25% (l’aliquota prevista per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro).
Cioè al dipendente facoltoso saranno scontate 5.600 euro, mentre al dipendente poco abbiente solo 400 euro.
4) Si riducono le pene per gli evasori. La possibilità di incorrere in sanzioni penali, in particolare per la dichiarazione infedele, viene ridotta e non saranno più bloccati in automatico i conti bancari degli evasori.
Inoltre varie disposizioni previste nella legge (concordato preventivo biennale, abolizione della distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi ecc.) a giudizio di PD, 5Stelle, Sinistra Italiana, Europa Verde, Unione Popolare, GGIL, CISL, UIL e anche della Ragioneria di Stato possono favorire l’evasione fiscale.
Il viceministro delle finanze (Leo) ha dichiarato che “Le misure sono dirette a ridurre le sanzioni, che oggi hanno assunto dei livelli sproporzionati” [2]. Ci vuole una bella faccia tosta a dire ciò quando oggi si possono rubare allo Stato 150.000 euro senza incorrere in sanzioni penali ma solo amministrative (le sanzioni penali per la dichiarazione infedele sono previste solo se si evadono più di 150.000 euro).
Ricordiamo che per il furto semplice (quello cioè privo di astuzia o destrezza, per esempio rubare un portafoglio lasciato su una panchina) è prevista non una sanzione amministrativa, ma la pena da 6 mesi a 3 anni; e per il furto con destrezza la pena è da 2 a 6 anni, e ciò indipendentemente dal valore del bene rubato (cioè anche se si rubano solo 10 euro si incorre nella sanzione penale).
5) Oltre ai provvedimenti sopra indicati preoccupa soprattutto l’assenza di disposizioni importanti per una equa ed efficace politica fiscale. Per esempio:
- a) l’aumento delle tasse su eredità e donazioni. Oggi in Italia i parenti che ricevono un’eredità pagano solo per la quota di eredità superiore al milione di euro e con un’aliquota del solo 4%, una delle più basse al mondo (in Giappone è del 55%, in Danimarca del 50%, in Francia del 45%, negli USA e nel Regno Unito del 40%, in Spagna e Irlanda del 34%, in Germania e in Belgio del 30%) [3];
- b) l’abolizione della scandalosa norma che prevede che i redditi finanziari siano esclusi dal calcolo dell’ISEE, per cui persone ricche o che vivono di rendita finiscono per avere più vantaggi di un lavoratore che stenta ad arrivare alla fine del mese;
- c) l’introduzione di tasse patrimoniali e in particolare sui grandi patrimoni;
- d) dare effettiva realizzazione alla carbon tax e introdurre altre tasse pigouviane (tese cioè a coprire i costi dei danni prodotti da merci, servizi e produzioni inquinanti e quindi a orientare il mercato verso l’ecosostenibilità) [4];
- e) abolire o ridurre il più possibile la tassazione separata, un sistema che avvantaggia fortemente i ricchi. La stragrande maggioranza delle persone non ricche ha una sola fonte di reddito: il suo lavoro. La stragrande maggioranza dei ricchi e super ricchi ha invece una pluralità di fonti di reddito: oltre al lavoro (se lo svolgono), hanno redditi da capitali (interessi, dividendi), da imprese (partecipazioni e utili), fondiari (fitti) ecc.. Questi redditi sono tassati separatamente e con aliquote al di sotto dell’aliquota massima IRPEF (aliquote che vanno dal 12% al 26% e quindi molto al di sotto del 43% con cui sarebbero tassate se fossero cumulate nell’IRPEF);
- f) la revisione del catasto per adeguare il valore degli immobili al loro attuale valore e non a quello di 50 anni fa.
Una tale riforma del fisco è un enorme regalo a supericchi, ricchi e, in minore misura, a benestanti. Un regalo che costa decine di miliardi.
Gli scenari possibili sono quindi due: o saranno tagliati drasticamente i servizi pagati dallo Stato (sanità; istruzione; polizia; magistratura; difesa dell’ambiente; trasporti; controlli su evasione fiscale, sicurezza del lavoro, frodi alimentari; ecc.) e dagli enti locali (nettezza urbana; verde; trasporti pubblici; assistenza sociale ecc.) oppure saranno i poveri, i meno abbienti e il ceto medio a pagare più tasse per compensare la riduzione dell’entrate determinata dalle misure previste nella riforma del fisco.
Ci chiediamo quanti cittadini sanno che è stata approvata la legge 111 di delega fiscale, quanti conoscono i suoi principali contenuti, quanti sono consapevoli delle conseguenze del varo di una tale legge. Crediamo ben pochi.
Così la maggioranza dei cittadini vota sulla base di simpatie e antipatie, su pregiudizi, perché è stata turlupinata e non sulla base dei fatti. Siamo sicuri che la stragrande maggioranza dei cittadini se fosse a conoscenza dei contenuti e degli effetti della legge di delega fiscale sarebbe contrarissima, indignata e arrabbiata e mai più rivoterebbe per chi l’ha partorita o approvata.
Note
1) MEF: “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”
2) La legge prevede che al surplus guadagnato va tolto il 5% del reddito che si utilizza come base per calcolare l’incremento e sulla cifra ottenuta si applica poi l’aliquota del 15%. Nell’esempio fatto ai 30.000 euro vanno tolti 5.250, cioè il 5% di 105.000, ottenendo 24.750 su cui calcolare il 15% di tasse;
3) Si veda IlSole24Ore del 17 luglio 2023;
4) https://taxfoundation.org/estate-and-inheritance…/…;
5) Nel testo della legge di delega fiscale è scritto qualcosa solo riguardo le accise sui prodotti energetici e l’enetrgia elettrica: “rimodulare le aliquote di accisa sui prodotti energetici e sull’energia elettrica in modo da tener conto dell’impatto ambientale di ciascun prodotto e con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e dell’inquinamento atmosferico. Art. 12;
* dalla pagina facebook dell’Associazione Marco Mascagna
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