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Chi guadagna e chi perde con le tensioni Russia-Ucraina

Le principali banche d’affari internazionali hanno messo al lavoro i loro analisti strategici per capire chi ci guadagnerà e chi ci perderà da un conflitto in Europa tra Nato/Ucraina contro la Russia.

La Goldman Sachs, citata da Milanofinanza.it, ha simulato lo scenario peggiore nello scontro tra Mosca e Kiev ed ha previsto che un vero e proprio conflitto in Ucraina, accompagnato da sanzioni punitive verso la Russia, porterebbe ad un calo del 9,3% dell’Eurostoxx 600, dell’8,6% dell’indice Nikkei giapponese e del 6,2% dell’indice S&P500 (-9,6% solo il Nasdaq). Inoltre, la banca d’affari americana ha previsto un crollo del 10% del rublo, un’impennata del 13,4% del petrolio, un calo di 27,3 punti base del rendimento del Treasury a 10 anni e una rivalutazione del dollaro del 2% nei confronti dell’euro.

Al contrario, sempre secondo la simulazione di Goldman Sachs, uno scenario di de-escalation vedrebbe il rublo rafforzarsi del 9%, le azioni statunitensi salire del 5,6% e il rendimento del Treasury Bond a 10 anni crescere di 24,5 punti base. Inoltre la simulazione prevederebbe anche un calo del prezzo dell’oro del 5,1% e del petrolio del 12,1.

“Ci viene chiesto sempre più spesso quanto il premio per il rischio geopolitico potrebbe ora essere prezzato in vari asset. È sempre difficile essere precisi in questi casi, ma se l’impatto sembra generalmente maggiore sugli asset locali e regionali, è plausibile che questi rischi geopolitici stiano iniziando ad avere un impatto significativo anche sugli asset globali”, ha sottolineato Goldman Sachs nella nota raccolta da milanofinanza.it, notando che il rublo è ancora a più del 10% di distanza dal suo massimo livello di sottovalutazione degli ultimi due decenni. “Questo è probabilmente un punto di riferimento conservativo, dato che questa sottovalutazione è avvenuta nel 2014/2015 in un momento di crollo dei prezzi del petrolio”.

Sul versante esclusivamente statunitense, invece è la JP Morgan a valutare quali sono i titoli Usa che risentono maggiormente dell’escalation Russia-Ucraina. Secondo gli analisti di Jp Morgan, anche qui ripresi da Milano Finanza, la situazione attuale rappresenta un basso rischio per gli utili per le società statunitensi, ma uno shock dei prezzi dell’energia, in una fase di un cui la Fed deve contrastare l’inflazione con un aumento dei tassi e potrebbe ulteriormente smorzare il sentiment degli investitori e le prospettive di crescita economica.

Secondo uno degli analisti strategici di JP Morgan, Dubravko Lakos-Bujas, “Le aziende Usa hanno una bassa esposizione diretta dei ricavi sia alla Russia (circa lo 0,6% nel caso dell’indice Russell 1000) sia all’Ucraina (meno dello 0,1%), ma i rischi indiretti sono potenzialmente più sostanziali, compresi una crescita globale più lenta e un calo dei consumi in conseguenza dell’aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari”. Effetti negativi che colpirebbero anche l’Europa, per effetto delle distorsioni nella catena di approvvigionamento, senza considerare i pericoli per la sicurezza informatica.

Ma anche in uno scenario di mercato dominato dalla “volatilità” e dalle tensioni militari, secondo la JP Morgan il rischio principale pere le Borse rimane l’inasprimento della politica monetaria, mentre le banche centrali tentano di spingere le aspettative di inflazione al ribasso.

Valutando i titoli delle varie società, gli analisti della banca d’affari ritengono che il conflitto Russia-Ucraina ha un impatto positivo sulle quotazioni delle aziende del settore materie prime e in quelle della difesa/aerospazio.

In particolare, nel comparto energia, i titoli preferiti sono Exxon Mobil, EOG Resources, Pioneer Natural Resources, Devon Energy, Occidental Petroleum, Cheniere Energy, Hess, Diamondback Energy, Continental Resources e Marathon Oil. Nel settore dei materiali la scelta cade su Nutrien, Mosaic, CF Industries, Alcoa, Cleveland-Cliffs, US Steel, Carpenter Technology, mentre in quello dell’industria su Lockheed Martin, Northrop Grumman, L3Harris Technologies, Huntington Ingalls, Mercury Systems e Leidos Holdings.

I titoli USA più vulnerabili e da evitare, secondo Jp Morgan, sono invece quelli con un’alta esposizione dei ricavi verso Russia e Ucraina: nel settore dell’energia si tratta Linde, Arconic e Sylvamo; nel comparto industriale Boeing, Agco, Air Lease, Delta Air Lines, United Airlines e American Airlines ovvero il trasporto aereo.

Secondo invece il network economico “Bloomberg”, tra chi sta perdendo soldi dall’inizio del 2022 ci sono anche tre noti oligarchi russi: Gennadij Timchenko, Leonid Mikhelson e Vagit Alekperov. Il primo è membro del Consiglio di amministrazione di Sibur e Novatek e la sua fortuna sarebbe diminuita di oltre un terzo, pari a poco meno 6,47 miliardi di dollari.

Stessa sorte per Mikhelson, amministratore delegato e principale azionista di Novatek, che ha visto un deflusso di liquidità pari a 6,2 miliardi di dollari. Infine Alekperov, presidente e comproprietario di Lukoil, la più importante azienda energetica privata russa, che ha avrebbe perso circa 3,5 miliardi di dollari dopo le azioni della compagnia sono diminuite di quasi il 17 per cento dall’inizio dell’anno.

Mikhelson è ora al 55mo posto nel Bloomberg Billionaires Index, con un patrimonio netto di 26,2 miliardi di dollari; Alekperov occupa il 95mo posto (19,3 miliardi di dollari), mentre Timchenko si attesta alla 118ma posizione (16 miliardi di dollari). Ora il capitale totale di 23 miliardari russi è di 343 miliardi di dollari, mentre alla fine 2021 la cifra era pari a 375 miliardi di dollari.

Fonte: MilanoFinanza.it, Reuters, Bloomberg, Agenzia Nova

 

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