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Le sanzioni ai russi ricchi sono un problema. Per i capitalisti è difficile divorare se stessi

Le sanzioni alla Russia, e in particolare quelle contro coloro che in Occidente vengono definiti uomini d’affari e in Russia oligarchi, stanno mettendo a dura prova un intero sistema di pensiero e di regole conseguenti: quelle del capitalismo.

A svelare l’intricata e intrigante questione è il quotidiano tedesco Handesblatt, il quale ha reso noti i mal di pancia di vari governi nel dare corso alle sanzioni contro i russi ricchi che hanno investimenti e patrimoni nei paesi occidentali.

La novità è che questi ultimi, come riferisce l’agenzia Nova, sarebbero disposti a cedere parte dei loro patrimoni mettendoli a disposizione per “ricostruire l’Ucraina” a patto di essere depennati dalla lista nera e poter riprendere a fare la bella vita.

Secondo Handesblatt, la ministra delle Finanze canadese, Chrystia Freeland, durante il recente vertice con i colleghi degli Stati parte del G7, ha informato i ministri dell’Economia e delle Finanze  di aver ricevuto telefonate da diversi oligarchi russi sottoposti a sanzioni. I milionari russi lamentavano sia le conseguenze delle misure punitive sia di non condividere l’aggressione russa contro l’Ucraina.

Gli oligarchi proporrebbero quindi un accordo: la cessione di “una parte considerevole” dei loro patrimoni in cambio della loro rimozione da tutti gli elenchi delle sanzioni. Le risorse avrebbero potuto essere destinate al fondo internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina.“Handelsblatt”, sottolinea come tutte le parti coinvolte potrebbero trarre vantaggio da una simile intesa.

Soldi per la ricostruzione dell’Ucraina, ritorno alla bella vita per i russi ricchi e svicolamento da una “discussione agonizzante in Occidente sull’espropriazione dei beni privati ​​russi”. Non è stata avanzata una proposta ufficiale, ma la ministra canadese avrebbe esortato i colleghi a esaminare l’idea.

Secondo “Handelsblatt”, l’iniziativa della ministra delle Finanze canadese verrebbe attualmente valutata in maniera favorevole dai governi di “vari” Stati parte del G7. Secondo le stime del Centro per le ricerche di politica economica di Londra (Cepr), la ricostruzione dell’Ucraina costerebbe tra i 200 e i 500 miliardi di euro, cifre a cui diversi Stati dell’Ue potrebbero difficilmente far fronte a causa del loro elevato debito pubblico e la Germania ha già fatto sapere che di emettere titoli di debito europei per finanziare l’Ucraina non se ne parla proprio.

Polonia e Stati Uniti hanno annunciato di voler confiscare i beni congelati degli oligarchi russi e di utilizzarli per risarcire i danni di guerra all’Ucraina.

La contraddizione, secondo Handelsblatt sarebbe proprio questa. Vi sono infatti serie preoccupazioni di ordine giuridico e controindicazioni in merito a tali iniziative.

Per esempio, in Germania, la protezione della proprietà è sancita dalla Costituzione e “gli ostacoli all’espropriazione senza indennizzo sono elevati”. In particolare, la Legge fondamentale consente di espropriare profitti privati esclusivamente se è possibile dimostrare che sono frutto di reati.

Inoltre, dichiarare gli oligarchi russi dei “cleptocrati, che devono i loro imperi corporativi a pratiche commerciali corrotte e ai favori del Cremlino, è difficilmente compatibile con i principi dell’ordine mondiale basato sulle regole”, difeso dall’Occidente.

Sulla questione, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, si è mostrato scettico, affermando che “si deve rispettare lo stato di diritto, anche se si ha a che fare con gli oligarchi russi”.

Proprio oggi, la Commissione europea intende presentare una proposta per la confisca dei beni degli oligarchi russi, che prende a modello la normativa antimafia in vigore in Italia. Tuttavia, anche qualora venissero dissipate le preoccupazioni giuridiche, sarebbero necessari “anni” prima che le somme sequestrate possano essere utilizzate per l’Ucraina.

Vi è, infatti, da considerare che “nessun oligarca” rinuncerebbe alla propria ricchezza. Il rischio sono, dunque, lunghe cause in tribunale. Gli stessi Usa hanno segnalato agli alleati europei di ritenere problematica l’attuazione dei loro piani per l’esproprio degli oligarchi russi. Per “Handelsblatt”, una soluzione negoziata non avrebbe questi problemi, ma ovviamente è necessario “soppesare tutti i rischi, giuridici e anche morali” di una scelta che potrebbe provocare irritazione nel governo di Kiev.

Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, l’Ucraina rischia di diventare un boccone troppo indigesto per l’Occidente, da molti punti di vista.

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