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L’uragano della crisi sistemica

Che l’amministratore delegato della più grande banca d’affari del mondo (Jp Morgan, alla pari con Goldman Sachs) annunci un «uragano economico» mondiale non è esattamente una notizia di poco rilievo. Certo, si può sospettare che da consumato speculatore Jamie Dimon abbia voluto manipolare il sentiment dei mercati finanziari, spingendoli verso quotazioni molto più basse grazie all’effetto panico del suo annuncio, per poi magari ramazzare titoli interessanti a basso prezzo.

Cose che fa abitualmente un Elon Musk, tanto osannato da Repubblica e altri servitorelli della stessa stoffa. E che fa anche lo stesso Dimon, alla testa del più grande squadrone di squali che percorra gli oceani della finanza.

Ma…

Dimon cita come fonti delle sue preoccupazioni due fatti inconfutabili. Uno sta sulle prime pagine da oltre tre mesi e quasi non ci sarebbe bisogno di menzionarlo: la guerra in Ucraina, che proprio il suo presidente e quell’altro buffone inglese spingono perché si allarghi, si prolunghi, inneschi rischi di guerra nucleare.

La guerra ha conseguenze economiche chiarissime, com l’esplosione dell’inflazione. Petrolio, gas, fetilizzanti, grano, ecc, ovvero tutte le commodities dai prezzi impazziti, sono anche i beni fondamentali che entrano nella formazione del prezzo di tutte le altre merci. E se, come Dimon ricorda, la dinamica del greggio sta “potenzialmente posizionandosi sulla strada per un rialzo fino a150 o 175 dollari al barile“, le conseguenze sulla produzione e la circolazione globali diventano molto pesanti.

Ma fin qui saremmo nel normale andazzo. E’ il secondo elemento di preoccupazione per Dimon quello che sembra più importante. Com’è noto, l’aumento dell’inflazione deve essere affrontato in primo luogo dalle banche centrali.

Dopo quasi un quindicennio di quantitative easing – una serie di «iniezioni di liquidità» attraverso acquisti diretti di titoli anche di valore nullo, azzeramento dei tassi di interesse (o addirittura negativi, come in Europa), ecc – ora la Fed e la Bce, seguendo le regole del monetarismo neoliberista, devono ridurre la liquidità circolante che si è riversata anche o soprattutto sulle commodities fisiche.

La Federal Reserve ha infatti deciso di invertire i programmi di acquisto di obbligazioni di emergenza e di ridurre il proprio bilancio. E’ il cosiddetto quantitative tightening (QT), e inizierà proprio questo mese e aumenterà fino a 95 miliardi di dollari al mese di riduzione dei titoli. In pratica, la Fed inonderà i mercati finanziari di titoli, provocando una caduta corrispondente dei loro prezzi. Quasi tutti quelli che hanno quei titoli in cassaforte si troveranno col capitale svalutato.

Non abbiamo mai avuto un QT di questo tipo, quindi si tratta di qualcosa su cui si potrebbero scrivere libri di storia per 50 anni”, ha detto Dimon. Ma ha anche aggiunto che “molti programmi di quantitative easing si sono ritorti contro”. Chi aveva pensato e scritto che gente come Mario Draghi erano dei geni (per aver inondato di liquidità i mercati) ora sarà costretto a qualificarli in modo molto meno enfatico. Come minimo «apprendisti stregoni» che hanno pasticciato con l’acqua e con il fuoco, che ora stanno per correre liberamente nella pianura…

Le banche centrali “non hanno scelta perché c’è troppa liquidità nel sistema”, ha detto Dimon. “Devono rimuovere un po’ di liquidità per fermare la speculazione, ridurre i prezzi delle case e cose del genere”. In piena guerra e aumento delle spese militari…

A pensarci bene Dimon sembra essere persino ottimista, perché non ha citato neanche la crisi climatica, l’innalzamento dei mari, le guerre invisibili che alimentano in misura crescente flussi migratori, scontri supplementari, ecc.

Insomma, si muove ancora nella trincea speranzosa di chi crede che “dopo” si tornerà comunque alla “normalità” dei mercati globalizzati, dove quelli come lui sguazzano felici (la maggior parte, no, lo sappiamo). Della crisi sistemica non vuol sentire parlare anche se, in qualche misura, è costretto ad accennarla: “Odio la parola ‘senza precedenti’, perché questo ammette che non siamo stati in grado di prevedere quello che poi è successo“.

In effetti l’immagine dell’uragano è abbastanza appropriata. Quasi quanto quella della «tempesta perfetta»…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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4 Commenti


  • Eros Barone

    È in atto uno spostamento a destra che ha dimensioni mondiali. Quando avviene, su scala globale, uno spostamento così massiccio e così generalizzato, sorge spontanea la domanda: perché? Del tutto fuorviante è la risposta fornita a questo proposito dagli analisti liberali borghesi, intenti meccanicamente e schematicamente a classificare le forze sociali e politiche in base ai seguenti dilemmi: contro la UE o a favore della UE, contro l’immigrazione o a favore dell’immigrazione, con l’Ucraina e contro la Russia o viceversa. Questo approccio, che isola singole contraddizioni da un contesto più ampio, scambia la sostanza con la superficie, la realtà con l’apparenza, il generale con il particolare. L’analisi marxista, che tende invece a ricongiungere la superficie alla sostanza, l’apparenza alla realtà e il particolare al generale, indica con chiarezza che quelle contraddizioni sono altrettante conseguenze della crisi economica che attanaglia l’economia mondiale dal 2008. Il ciclo declinante del saggio di profitto e il ciclo ascendente della reazione, il ciclo della concentrazione monopolistica del capitale e il ciclo della proletarizzazione della piccola borghesia trovano così una corrispondenza perfetta, confermando la tesi dei sostenitori della “stagnazione secolare” e ridicolizzando quei sicofanti della borghesia imperialista che, ipnotizzati dall’andamento a ‘yo-yo’ dell’economia mondiale, esultano quando tale andamento sembra impennarsi verso l’alto e cadono nello sconforto quando il rocchetto della valorizzazione discende sempre più in basso. La situazione può essere descritta nei termini seguenti: da un lato, l’aumento dei tassi di interesse può portare al crollo del sistema bancario; dall’altro, l’intervento dei governi con politiche di sostegno della domanda (= keynesismo), siccome la base monetaria addizionale si dissolve nella speculazione e non genera ripresa, non è in grado di rimettere in moto l’accumulazione. È sempre più probabile, dunque, che il crac (che potrebbe cominciare dalla discesa del dollaro) sia l’unica ‘soluzione’: la grande purga con cui il capitalismo, liberandosi dalla congestione speculativa, realizzerà la coincidenza tra il valore fittizio del capitale azionario e il valore reale del capitale fisso. Né il quadro viene modificato dalla discesa degli indici della disoccupazione, poiché, anche sorvolando sulla composizione in gran parte precaria degli occupati, il confronto tra periodi differenti, essendo la percentuale degli occupati diminuita, conferma un tasso di disoccupazione ben più alto di quello che registrano le statistiche ufficiali. Lo spostamento a destra è dunque, a livello delle sovrastrutture e in particolare a livello delle sovrastrutture politico-istituzionali, la risultante del quadro di crisi e disoccupazione, che caratterizza attualmente la “struttura del mondo”. Tale risultante è il prodotto delle faglie che si sono aperte nella “struttura del mondo”, imprimendo il marchio della “reazione su tutta la linea” ai sistemi politici esistenti e sottoponendo ad inedite tensioni il fragile quadro politico italiano, reso ancor più vulnerabile, oltre che dal crollo demografico, dall’assenza o dalla debolezza di soggettività antagoniste. A livello politico e sociale, la mobilitazione reazionaria delle masse e la fascistizzazione scaturiscono necessariamente dallo scontro sempre più violento tra le diverse ed avverse sezioni della formazione imperialistica mondiale. Una barbarie sempre meno civilizzata sembra essere l’unica prospettiva che si delinea oggi per l’umanità.


  • luigi salvatore pascale

    chiaro ed esaustivo


  • luigi salvatore pascale

    il commento del Compagno Barone, in aggiunta all’articolo, spiegano la fase in atto.


  • E Sem

    Non stiamo facendo una guerra per ridurre il potere d’ acquisto del ceto medio “formica”? .e per salvare e possibilmente incrementare il gruzzoletto dei boss del neoliberismo globale criminale?

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