La Commissione europea il prossimo 18 ottobre cercherà di trovare una quadra nella aperta contrapposizione manifestatasi nella Ue sul tetto al prezzo del gas presentando un pacchetto di proposte sul prezzo e le forniture di gas. Ad annunciarlo è stata la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, durante la conferenza stampa finale della riunione informale dei ministri dell’Energia della Ue a Praga.
La proposta della Commissione si baserà su quattro punti: una maggiore riduzione della domanda, la solidarietà tra Paesi Ue, un intervento sugli acquisti comuni e uno sui prezzi. “Questi passi sono importanti e impensabili fino a qualche anno fa. Dobbiamo lavorare attivamente sui prezzi ora ma dobbiamo essere pronti a creare un meccanismo per limitare il prezzo del gas e mitigare il rischio”, ha detto la commissaria. Inoltre Simson ha sottolineato la necessità di creare un “meccanismo di solidarietà” in seno all’Ue sul gas.
Ma proprio sul tetto al prezzo del gas l’Unione europea è torna ancora a dividersi, questa volta non sul rigore nei bilanci ma su come affrontare la crisi energetica. I paesi euromediterranei guidati da Italia, Spagna e Grecia, premono per un price cap al gas e una riforma del mercato dell’elettricità. Dall’altra ci sono i paesi nordici, guidati da Germania e Paesi Bassi, che invece vorrebbero intervenire senza stravolgere le regole del libero mercato.
La proposta di un tetto al prezzo del gas generalizzato è stata siglata da quindici Paesi: Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Si sono invece espressi contrariamente Germania, Paesi Bassi, Austria, Lussemburgo, Ungheria. Non pervenute le posizioni degli altri stati membri come Irlanda, Danimarca, Repubblica Ceca, Estonia.
Nella discussione è emersa una nuova proposta di un price cap, avanzata in questo caso da Italia, Polonia, Belgio, Grecia e con il sostegno della Spagna. In sostanza viene proposto un price cap con un valore centrale che tenga conto di altri indici quali petrolio, carbone e/o prezzi del gas in Nordamerica e Asia e che possa avere delle fluttuazioni (ad esempio del 5%) dettate dalle variazioni di domanda e offerta.
La risposta è arrivata con un altro documento contrapposto, in questo caso firmato da Germania e Olanda, dove il price cap sul gas viene però considerato solo per il gas russo da gasdotto (che essendo interrotti i rapporti è diventato poca roba), mentre preferiscono negoziati diretti con i fornitori, in primis con la Norvegia. Che però è apertamente contraria al price cap. Insomma, tutto come prima ma con un tetto al prezzo solo sul gas russo, cioè quello che in Europa sta arrivando in quote sempre più ridotte. La Russia ha fatto sapere che se verrà messo il tetto solo sul gas russo interromperà le forniture e buonanotte.
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