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I licenziamenti di massa nelle Big Tech statunitensi

Nel 2022 più di 118.000 persone hanno perso il lavoro nel settore delle Big Tech, i dati sono stati indicati da Layoffs.fyi , un sito che tiene traccia dei tagli di posti di lavoro segnalati pubblicamente nel settore.

Sono numeri pesanti anche se in percentuale fanno meno effetto: ci sono infatti circa 8,7 milioni di lavoratori tecnologici negli Stati Uniti.

Wired ricorda però che le società Big Tech sono solo una nicchia nel più ampio settore tecnologico. Molte aziende più piccole e aziende in settori simili stanno ancora assumendo lavoratori tecnologici, anche se a ritmi più lenti rispetto ai giganti della tecnologia, ma con salari più bassi. Non solo. Alcune di queste aziende stanno ora cogliendo al volo l’opportunità di attrarre persone precedentemente monopolizzate dai reclutatori delle aziende più grandi.

Almeno alcuni dei recenti licenziamenti nelle aziende tecnologiche Usa, sono un sintomo di una svolta importante nell’economia e una risposta alle assunzioni eccessive da parte delle aziende tecnologiche durante il boom inaspettato che hanno sperimentato durante la pandemia di Covid-19 . “Eravamo troppo ottimisti sulla crescita a breve termine dell’economia di Internet nel 2022 e nel 2023”, ha dichiarato Patrick Collison, CEO di Stripe, in una nota al personale sui licenziamenti dell’azienda. Mark Zuckerberg ha citato la sua lettura errata dell’ondata di Internet pandemica nel suo promemoria al personale sui tagli di lavoro di Meta. “Molte persone hanno previsto che questa sarebbe stata un’accelerazione permanente che sarebbe continuata anche dopo la fine della pandemia”, ha scritto. “Ho sbagliato e me ne assumo la responsabilità.”

Le ripercussioni si sono subite viste in Borsa, soprattutto sull’indice Nasdaq – ancora più che sul Dow Jones – sul quale si scambiano le quotazioni dei titoli tecnologici. Cinicamente chi annuncia i licenziamenti, almeno congiunturalmente, guadagna in Borsa.

A guidare i ribassi sono stati titoli tecnologici come Microsoft (-2,25%) e Apple (-0,95%). Amazon.com è scivolata di oltre il 2,2% dopo la notizia che intende licenziare circa 10.000 dipendenti già questa settimana.  Google, che ha concordato il pagamento di una multa di oltre 390 milioni per aver violato i termini sulla geolocalizzazione dei cellulari ha perso lo 0,74%. Al contrario Meta Platforms è invece salita di oltre l’1% dopo l’annuncio dei tagli alle spese della scorsa settimana. C’è poi il rialzo dell’1,60% per la Advanced Micro Devices.

Se la notizia dovesse essere confermata, per Amazon si tratterebbe di un taglio del 3% del numero totale dei dipendenti. Un po’ meno dell’1% della sua forza lavoro globale composta di oltre 1,5 milioni di persone, calcolando anche i lavoratori con contratti a ore.

A ottobre i 10 mila tagli di Meta, la controllante di Facebook, Instagram e Whatsapp, hanno fatto molto rumore. Ma la società di Zuckerberg avrebbe lasciato il passo ai tagli feroci di Elon Musk neo-padrone di Twitter: 3.750 dipendenti su 7.500. La metà. E tutti in settori strategici dell’azienda: comunicazione, moderazione dei contenuti, policy. Inoltre  Musk ha fatto fuori altri 4 mila lavoratori a contratto.

Le società tecnologiche si erano gonfiate di dipendenti durante l’emergenza Covid che però sembra esaurita.

La Microsoft progetta di licenziare, quasi mille dipendenti. Axios dichiarati a ottobre nuovi tagli ai posti di lavoro (il terzo in un anno), pari a meno dell’1% dei 180 mila lavoratori della compagnia, tagli che colpiranno diverse divisioni (tra cui Edge e Xbox) e diverse regioni.

La Salesforce, multinazionale statunitense del software, a inizio novembre ha confermato di aver avviato i piani per licenziare centinaia dei suoi dipendenti  “a causa del rallentamento dell’economia”. La società dichiara 1.000 licenziamenti ma secondo fonti giornalistiche c’è la possibilità che il piano di tagli arrivi fino a 2.500 impiegati. A fine gennaio 2022 la compagnia aveva dichiarato un organico di 73.541 persone. Ad agosto la stessa aveva sottolineato che l’organico era aumentato del 36% nell’ultimo anno “per soddisfare la maggiore domanda di servizi da parte dei nostri clienti”.

Anche Intel potrebbe tagliare più di 22.000 dei suoi 113.700 dipendenti (circa il 20%). Ad agosto Snap aveva annunciato un taglio del 20% del personale (dopo aver aumentato il numero dei dipendenti del 65% dalla fine del 2020): via 1.300 persone. Oracle sta licenziando 201 dipendenti.  E non sempre le aziende licenziano perché gli affari vanno male. La RingCentral non sta attualmente vivendo una situazione finanziaria disastrosa. In effetti, i risultati dei ricavi del terzo trimestre 2022 hanno superato le aspettative, con un aumento di 94 milioni di dollari rispetto all’anno precedente.

I siti che si occupano di aziende tecnologiche forniscono una lunga lista di tagli dolorosi e licenziamenti.

Indubbiamente durante la pandemia si era diffusa l’idea di una trasformazione rapida e consolidata delle abitudini e dei consumi di milioni di persone.

Ma anche in questo caso le imprese capitaliste del settore tecnologico hanno misurato il mondo sui parametri dell’Occidente, scoprendo però che il mondo è più ampio e assai più diversificato dal modello consolidato delle società occidentali. E se queste sono state un modello di riferimento per alcuni decenni, ora sembra avviata una controtendenza che riscopre e sottolinea queste differenze. Non solo.

Anche la digitalizzazione, che è stata insieme a quella finanziaria la forza trainante della globalizzazione, adesso potrebbe interrompersi e diversificarsi in più punti. L’uso politico dei social e delle reti con l’applicazione di sanzioni, divieti, esclusioni di soggetti statali o politici invisi a Washington, ha accelerato la costruzione di reti locali o regionali per le comunicazioni, la messaggistica, l’intrattenimento.

Le misure prese sul mondo dai colossi tecnologici si sono così rivelate sbagliate ed eccessive, costringendoli a ridurre le proprie aspettative facendone ovviamente pagare il conto a lavoratrici e lavoratori, sia quelli altamente qualificati, sia quelli a bassa qualificazione addetti alla logistica.

Perchè in sostanza, come ha chiarito bene Marx, le imprese capitalistiche il valore lo estraggono dal lavoro umano ed è solo su questo che riescono a pensare il recupero o l’aumento dei profitti.

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