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La previdenza privata ha perso valore nel 2022. Aumentano però gli iscritti ai fondi pensione privati

I rendimenti sono calati ma lavoratrici e lavoratori ci cascano ancora. Dal rapporto annuale della Covip, (la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione), emerge che il 2022 è stato un anno difficile per i fondi pensione privati che hanno riportato un forte calo dei rendimenti, a causa del rallentamento dell’economia e dei mercati finanziari, anche se gli scritti hanno continuato a crescere.

Secondo la relazione annuale, nel 2022 i risultati delle forme complementari di previdenza (i fondi pensione privati, ndr) hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina un calo dei corsi dei titoli obbligazionari.

I rendimenti netti sono pertanto risultati negativi a -9,8% per i fondi negoziali ed a -10,7% per i fondi aperti; e addirittura a -11,5% nei PIP (Piani Individuali Pensionistici) di ramo III. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato ed i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,1 per cento.

Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, il rendimento medio annuo composto dei fondi pensioni privati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si è attestato al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti, al 2,9% per i PIP di ramo III ed e al 2% per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR lasciato in azienda è risultata pari al 2,4% annuo.

Per quanto riguarda il numero di pensioni integrative, queste a fine 2022 risultano essere 10,3 milioni, in crescita di 564.000 unità (+5,8%) rispetto alla fine del 2021. Occorre chiarire che tali posizioni, includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, il che fa corrispondere il totale degli iscritti ai fondi pensioni privati a 9,2 milioni di persone (+5,4%).

Nei fondi negoziali si registrano 349.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+10,1%), per un totale di 3,806 milioni, beneficiando ancora dell’apporto delle adesioni contrattuali (200mila) fra cui anche quelle dei neo-assunti del pubblico impiego (80mila in più). Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 106.000 posizioni in più nei fondi aperti (+6,1%) e 84.000 posizioni in più nei PIP “nuovi” (+2,3%); alla fine di dicembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,842 milioni e 3,697 milioni di unità.

Le risorse destinate alle prestazioni erano scese a 205 miliardi di euro alla fine di dicembre 2022 (-3,6%) per effetto delle perdite in conto capitale (-7,7 miliardi) determinate dall’andamento dei mercati finanziari. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 61 miliardi di euro, nei fondi aperti a 28 miliardi e nei PIP “nuovi” a 45 miliardi.

Nel corso del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 13,9 miliardi di euro (+4,2 per cento rispetto al 2021). L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 4,5 per cento per i fondi negoziali, al 7,8 per cento per i fondi aperti, al 2 per cento per i PIP.

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