In molti hanno brindato allo scampato pericolo. I prezzi del gas dopo la corsa pazza dell’ultimo anno, hanno cominciato a scendere. I futures sul gas naturale al famigerato TTF di Amsterdam, alla chiusura della settimana – venerdì – sono scesi a 48,8 euro per megawattora (-6%), il livello giornaliero più basso dal 1° settembre 2021, il calo settimanale dovrebbe essere del 7%.
Occorre rammentare che prima della guerra aperta in Ucraina, il gas in Europa veniva scambiato a 75 euro (raggiungendo euro il massimo di 340 euro ad agosto 2022), ma occorre anche ricordare che nel 2021 il prezzo medio del gas in Europa si aggirava attorno ai 25 euro il megawattora, ossia la metà di oggi. Dunque siamo tornati sotto il prezzo precedente alla guerra in Ucraina.
La guerra è ancora in corso e anzi promette di continuare e incarognirsi ancora di più, eppure il prezzo del gas è diminuito. Le variabili che sono intervenute a determinare questo trend sono riconducibili sia a dati oggettivi (un inverno più mite di quelli precedenti) che a scelte soggettive dei vari governi.
Andando verso la fine della stagione invernale nei paesi europei risulta uno stoccaggio pieno per il 65%, al di sopra della media decennale del 54% . Poi ci sono state importazioni record di gas liquefatto e un aumento della produzione di energia da fonti energetiche alternative.
I paesi europei, tra cui l’Italia, continuano a cercare forniture di gas alternative a quelle russe in Algeria, Azerbajian, Congo, Qatar e Oman, ma ad avvantaggiarsi sono anche e soprattutto gli Stati Uniti, ossia il secondo paese più grande esportatore di Gnl.
Le esportazioni russe di gas naturale verso l’Europa sono ormai marginali rispetto al passato, mentre la Ue sta aumentando la sua dipendenza dal Nord Africa e dalle petromonarchie del Golfo Persico.
Ma già nel 2022, la domanda di Gnl in Europa è aumentata del 35% rispetto ai livelli pre-pandemici e pre-bellici. La cosa ha consentito ai paesi europei – soprattutto Germania e Italia – di compensare almeno la metà del calo delle forniture di gas russo. Ma, secondo il quotidiano economico Milano Finanza, l’espansione delle importazioni europee di Gnl è stata resa possibile anche da un calo della domanda cinese grazie alla sua strategia zero-Covid e alla forte espansione dell’offerta globale.
Nel 2023, secondo un analista di Unicredit sentito da Milano Finanza, “non è previsto alcun aumento significativo della produzione ed è probabile che la domanda della Cina aumenti rispetto allo scorso anno”. L’analista consultato si attende che la concorrenza per la fornitura di Gnl eserciterà pressioni al rialzo sui prezzi del gas naturale, in particolare verso l’inizio del secondo semestre 2023.
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