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Italia. Una famiglia su due non ha più margini economici. Chiuse 100mila attività in un decennio

Prima la pandemia, poi l’aumento dei costi dell’energia e il rialzo dell’inflazione, infine la guerra in Ucraina sono i fattori che più negli ultimi anni si sono abbattuti sulle condizioni di vita delle famiglie nel nostro paese. hanno colpito ecosistemi economici, produttivi e sociali.

Una rilevazione curata dall’Osservatorio Changing World della Nomisma (su un campione rappresentativo di italiani di età compresa tra i 18 e i 65 anni) emerge come nell’ultimo anno l’88% delle famiglie abbia adottato opportune strategie di risparmio per far fronte al rincaro dell’energia e all’aumento generale dei costi.

Nonostante questo, il 14% degli intervistati ritiene di guadagnare meno di quanto avrebbe bisogno per sostenere le spese necessarie, mentre il 25% delle famiglie ha dovuto spendere tutto quello che guadagna solo per far fronte alle spese strettamente necessarie come utenze, affitti, imprevisti che riguardano la propria abitazione e alimentazione, senza potersi permettere altro.

Solo 1 italiano su 2 riesce a spendere meno di quello che guadagna riuscendo così a risparmiare qualcosa. Dai risultati della ricerca emerge che negli ultimi 12 mesi la capacità di risparmio è diminuita o molto diminuita per il 54% delle famiglie italiane. Guardando al futuro le famiglie temono di non riuscire a risparmiare, ma il 26% di esse teme di non riuscire neanche ad arrivare alla fine del mese.

L’indagine condotta da Nomisma evidenzia come a guidare la ricerca del risparmio sia soprattutto l’incertezza che condiziona pesantemente questa fase del ciclo economico.

Ma se sul versante delle condizioni di vita delle famiglie si avverte una sofferenza crescente, dall’ultima rilevazione Istat emerge che le vendite al dettaglio sono ulteriormente diminuire dello 0,8% in volume.

In 10 anni, tra il 2012 e il 2022, in Italia sono spariti oltre 100mila negozi. Ci sono sempre meno negozi di beni tradizionali: libri e giocattoli -31,5%; mobili e ferramenta -30,5%; abbigliamento -21,8%. E ci sono sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%; computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). E’ quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”. In particolare, si legge nel rapporto, sono sparite oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante. In crescita ci sono solo alberghi, bar e ristoranti (+10.275).

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