Il fronte militare
Nuovo allarme anti-aereo questa mattina a Leopoli. Le sirene hanno cominciato a suonare alcuni minuti, alle 11:30 (ora locale) mentre le strade del centro storico erano abbastanza piene di residenti. Dagli altoparlanti installati in tutta la città le autorità militari ucraine hanno invitato i cittadini a recarsi nei rifugi.
E’ salito a 45 il numero dei soldati ucraini uccisi a Mikolayiv, vicino Odessa, dove alcune caserme dell’esercito di Kyev sono state colpite da un attacco missilistico russo. Secondo l’inviato de “La 7” e il corrispondente della Bbc le caserme sarebbero state colpite da almeno due missili. Mykolaiv ha subito intensi bombardamenti per settimane.
Mosca ha reso nota la distruzione nella notte di tre sistemi missilistici di difesa aerea S-300 in dotazione alle truppe di Kiev; distrutti anche i centri di sorveglianza radio dell’intelligence ucraina a Velykyi Dalnyk e Velykodolynske, nella regione di Odessa.
Secondo il ministero della Difesa di Kiev, un quinto generale russo ha perso la vita. Si tratta del tenente generale Andrei Mordvichev, ucciso nella città di Chernobayevka sotto i colpi dell’artiglieria.
Proseguono i combattimenti a Mariupol che sono ormai arrivati nel centro città. L’esercito russo ha annunciato ieri di essere riuscito ad entrare nel centro della città insieme alle milizie della Repubblica di Donetsk. Il ministero della Difesa di Kiev ha riferito di aver “temporaneamente” perso l’accesso al mar d’Azov, collegato al Mar Nero da uno stretto.
L’amministrazione comunale ha confermato che l’attacco al teatro di Mariupol ha causato fortunatamente solo un ferito grave ma nessun morto.
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Dnipro. L’ospedale sarà “sicuramente” bombardato?
Continuano intanto scambi di accuse tra Russia e Ucraina su episodi particolarmente clamorosi della guerra in corso. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha accusato i servizi segreti ucraini di aver minato il principale ospedale di Dnipro allo scopo di farlo saltare in aria al passaggio di un aereo militare russo per poi attribuire a Mosca la distruzione dell’edificio. “Informazioni affidabili a nostra disposizione indicano che personale dei servizi di sicurezza ucraini, dopo aver evacuato personale e pazienti, hanno installato mine in uno degli edifici dell’ospedale cittadino numero 2, su via Nigoyan”, ha detto Konashenkov, “intendono far esplodere l’edificio minato non appena un qualsiasi, sottolineo qualsiasi, aereo russo voli sopra Dnipro”.
Adesso si tratta solo di verificare se l’ospedale di Dnipro verrà effettivamente bombardato o sarà destinato a diventare l’ennesima “scena” della propaganda di guerra.
Corridoi umanitari
Zelensky ha comunicato che 180mila persone sono state salvate attraverso i corridoi umanitari con sette proseguiti anche ieri, (sei nella regione di Sumy e uno nella regione di Donetsk). Nella regione di Luhansk, Ucraina sud-orientale, è stata concordata l’apertura di un corridoio umanitario per l’evacuazione di civili e l’arrivo di aiuti. Nelle ultime 24 ore quasi 14.400 persone sono state evacuate in Russia da varie aree dell’Ucraina senza l’assistenza di Kiev. Lo riferisce l’agenzia russa Tass. Tra i profughi risultano 2.781 bambini. Il numero complessivo degli sfollati verso la Russia dall’inizio del conflitto è di circa 300 mila persone, di cui oltre 63 mila bambini.
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Una fonte interna alla Ue ha fatto sapere che “L’Ucraina finora ha già chiesto armi all’Unione europea per un ammontare che supera i 500 milioni di euro stanziati e questo giustifica la proposta dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, di stanziare una nuova tranche da 500 milioni di euro”. I ministri degli Esteri e della Difesa dei Ventisette paesi della Ue ne parleranno in una riunione di lunedì. Tuttavia non potrà essere presa una decisione perché la Germania ha bisogno di un’autorizzazione dal Bundestag, in agenda per mercoledì.
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La Polonia insiste nel creare situazioni pericolose per l’Europa. Pare infatti che il governo polacco intenda presentare l’idea di una missione di mantenimento della pace in Ucraina al vertice della Nato e al Consiglio europeo, ha affermato il portavoce del governo polacco Piotr Mueller, citato dall’agenzia Pap e ripreso dall’agenzia ucraina Unian. Mueller ha osservato che questa non sarebbe una missione che dovrebbe entrare in conflitto diretto con Mosca. “Deve essere installato in luoghi che non sono attualmente occupati dalla Russia per inviare un chiaro segnale che non siamo d’accordo con i crimini di guerra”, ha detto Mueller, ben sapendo che si tratta di territori in Ucraina e dunque zona di guerra.
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All’Onu ormai è scontro sui laboratori biologici Usa in Ucraina
Solo i sei Paesi occidentali membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno denunciato l’utilizzo dell’Organizzazione da parte di Mosca per diffondere la “disinformazione” e la “propaganda”. Gli altri nove paesi non hanno seguito le indicazioni degli Usa e dei paesi Nato
In una dichiarazione letta dall’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, si legge che “la riunione del Consiglio di Sicurezza chiesta dalla Russia sulle armi biologiche Usa presenti in Ucraina e le sue menzogne sono concepite con un unico scopo: sviare la responsabilità della Russia in questa guerra e nella catastrofe umanitaria che ha provocato”.
Alla lettura della dichiarazione degli Usa tuttavia erano presenti solo i rappresentanti di Francia, Norvegia, Albania, Irlanda e Regno Unito. Mancavano gli altri nove membri di turno del Consiglio di Sicurezza ossia Brasile, Gabon, Ghana, Emirati Arabi Uniti, India, Kenya, Messico, Cina e ovviamente Russia.
Gli Usa sottovalutano però che la questione dei laboratori biologici statunitensi in Ucraina ha destato un grande interesse anche da parte della Cina. Pechino ha subìto a lungo le accuse statunitensi, soprattutto sul famoso laboratorio di Wuhan, ritenuto la causa della pandemia di coronavirus.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, e i media non solo cinesi, stanno chiedendo – anche all’ONU e in altre sedi – che gli Stati Uniti aprano tutti i loro laboratori di questo tipo in tutto il mondo all’ispezione. E, comprensibilmente, il mondo è interessato.
Alla base di queste richieste c’è la Convenzione del 1972 sulla proibizione dello sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e sulla loro distruzione. Ma non ha alcun meccanismo di verifica, e l’unico paese che si oppone alla creazione di tale meccanismo sono gli Stati Uniti
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