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Lagarde corre alla guerra dei tassi

Per fare una politica sbagliata bisogna avere in testa una diagnosi sbagliata. Peggio ancora è quando questo “sbaglio” corrisponde esattamente ad un interesse di parte (di classe, in questo caso) e non certo ad un presunto “interesse generale”.

Stamattina la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha annunciato che anche a luglio ci sarà un rialzo del tasso di interesse basse per l’eurozona. Perché? Perché secondo la banca centrale di Francoforte l’Eurozona è entrata in una nuova fase di inflazione caratterizzata dall’aumento dei salari e del costo unitario del lavoro.

Vista dalla visuale italiana questa motivazione è una provocazione, come del resto avevamo già spiegato in un altro articolo, perché mai come oggi i salari sono stati massacrati – restando praticamente fermi – mentre l’inflazione volava.

E giustamente si concludeva che “l’inflazione è lotta di classe”. Solo che invece di alzare i tassi di interesse bisognerebbe cominciare ad alzare la voce…

Ma vista da Francoforte la realtà viene dipinta con tutti altri colori. “La Bce dovrà mantenere alta la guardia, portando i tassi a un livello sufficientemente restrittivo e evitando un’inversione troppo rapida della politica monetaria”.

Parlando al forum annuale di Sintra, l’ex signora del Fondo Monetario ha riconosciuto di non sapere affatto come evolverà la situazione, ma «È improbabile che nel prossimo futuro la banca centrale sia in grado di dichiarare con assoluta certezza che il livello massimo dei tassi sia stato raggiunto»,.

«Le decisioni della politica monetaria devono essere infatti definite di volta in volta a ogni riunione e continuare a essere guidate dai dati».

E i dati più recenti testimoniano, nell’eurozona, sia un cauto rallentamento della corsa dei prezzi che un più consistente rallentamento delle economie.

La differenza sta soprattutto nel fatto che i prezzi dell’energia hanno smesso di essere il motore dell’inflazione – il prezzo del gas è tornato sotto i livelli storici, di ben prima della guerra in Ucraina – mentre tutti gli srufi internazionali riconoscono che l’attuale driver dei prezzi è la fame di profitti.

In pratica le imprese hanno prima scaricato gli aumenti dell’energia sul prezzo finale delle merci, ma quando questi hanno fatto marcia indietro hanno continuato a pigiare sul pedale dei rincari, incamerando facilmente extraprofitti a sbafo.

Dei salari, invece, tranne che marginalmente in Germania (dove il salario minimo è stato portato a 12 euro l’ora, con prezzi mediamente alo stesso livello dell’Italia) e ancor meno in Francia, non esiste praticamente alcun segno di inpennata. Insomma, l’incubo della “spirale salari-prezzi” non abita in Europa. Mentre quella “profitti-prezzi” impazza indisturbata…

Lagarde ha comunque confermato che, salvo un «cambiamento significativo» dell’outlook, la Bce alzerà i tassi a luglio. In obbedienza allla “missione” di portare i tassi «a un livello sufficientemente restrittivo» e «per il tempo necessario».

Il che è una mazzata per le aspettative di “ripresa”, perché equivale a dire i tassi saranno alti a lungo, qualsiasi sia il livello che verrà ritenuto “adeguato” raggiungere. E naturalmente i salari non si dovranno muovere…

Lagarde ha comunque riconosciuto che «occorre di pari passo valutare attentamente l’intensità della trasmissione della politica monetaria al fine di evitare errori nella calibrazione della nostra politica nell’una o nell’altra direzione».

Ma «dinanzi alla persistenza del processo inflazionistico non possiamo abbassare la guardia e non possiamo ancora dichiarare vittoria».

Dritti verso il baratro, mai un passo indietro…

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