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La crisi economica morde Germania e Francia. Sta in questo la spinta all’economia di guerra?

La tentazione di puntare sull’economia di guerra per uscire dal fondo della crisi economica si affaccia con prepotenza negli scenari di due delle maggiori potenze economiche europee.

Mercoledì 27 marzo, i principali istituti economici tedeschi hanno abbassato significativamente le loro previsioni di crescita del Pil della Germania che per il 2024, ora previsto allo 0,1%. Gli istituti prevedevano una crescita dell’1,3% quest’autunno, ma ora sono più pessimisti, a causa della lenta ripresa dei consumi.

I principali istituti ritengono che l’economia tedesca raggiungerà solo una mini-crescita quest’anno, ma prevedono una ripresa per il 2025. Secondo il quotidiano economico tedesco Handesblatt, il Pil dovrebbe vcrescere solo dello 0,1% nel 2024, almeno stando alle previsioni congiunte pubblicate mercoledi.

In autunno ci si aspettava un aumento dell’1,3 per cento. Per il prossimo anno, gli istituti hanno abbassato le loro previsioni dall’1,5 all’1,4 per cento. Tuttavia, la produzione economica sarebbe inferiore di oltre 30 miliardi di euro a causa del ritardo nella ripresa. L’anno scorso, la più grande economia europea si è contratta dello 0,3%.

“L’economia in Germania è in difficoltà”, dice il documento diagnostico degli istituti economici tedeschi “Anche se è probabile che una ripresa inizi in primavera, è improbabile che lo slancio sia troppo grande nel complesso”. Attualmente, la produzione economica è a un livello appena superiore ai livelli pre-pandemia. La produttività sta annaspando. “In termini di economia estera e interna, di recente ci sono stati più venti contrari che venti favorevoli”, affermano i ricercatori.

Ciò è dovuto a “fattori ciclici e strutturali” che si sovrappongono, spiegando “la lentezza dello sviluppo economico globale”, ha sottolineato Stefan Kooths, direttore della ricerca economica presso l’Istituto di Kiel. “Mentre una ripresa è probabile dalla primavera, lo slancio complessivo non sarà molto forte”.

Nel 2023 l’economia tedesca è andata in rosso, con un calo del PIL dello 0,3%, appesantito dalla crisi del settore industriale.

La Germania, a lungo forza trainante dell’economia europea, sta affrontando una crisi del suo settore industriale causata dall’aumento dei prezzi dell’energia dovuto al venir meno del gas russo a prezzi vantaggiosi e al calo della domanda globale.

Se Berlino piange Parigi non ride

Secondo i dati pubblicati martedi 26 marzo dall’INSEE il deficit pubblico francese per il 2023 ammonta infine al 5,5% del prodotto interno lordo (PIL), ovvero 154 miliardi di euro. Si tratta di una cifra molto superiore al 4,9% fissato nella legge finanziaria 2024, adottata alla fine dello scorso anno. Il debito pubblico si è attestato al 110,6% del PIL.

Il governo si stava preparando a cattive notizie da diverse settimane. In una intervista a Le Monde ai primi di marzo il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha dichiarato che “a causa della perdita di gettito fiscale nel 2023” la cifra sarebbe “significativamente superiore al 4,9%”. Quest’ultimo è diminuito di 21 miliardi di euro l’anno scorso, ha detto martedì il ministro su RTL, sottolineando l’effetto del rallentamento dell’inflazione, che tradizionalmente aumenta le entrate fiscali. “Non c’è stata più spesa pubblica di quanto abbiamo detto, ci sono state meno entrate del previsto”, ha insistito.

Le Monde riferisce che mercoledì 20 marzo, Macron ha riunito d’emergenza il suo primo ministro, Gabriel Attal e una schiera di ministri nella sala degli ambasciatori dell’Eliseo. Attorno al tavolo c’erano Bruno Le Maire (Economia), Gérald Darmanin (Interni), Catherine Vautrin (Lavoro, Salute e Solidarietà), Stéphane Séjourné (Affari esteri), Christophe Béchu (Transizione ecologica) e Thomas Cazenave (Conti pubblici). 

Il tavolo, che sembra un’unità di crisi assemblata in fretta e furia, ha lo scopo di affrontare la disastrosa situazione finanziaria del paese e il pericoloso contesto politicocommenta Le Monde.

A meno di tre mesi dalle elezioni europee del 9 giugno dove il partito di Macron – Renaissance – appare sotto di dieci punti a quello della Le Pen.  “Questo non è il momento per i commenti, ma per la mobilitazione”, ha detto Macron ai suoi seguaci. Nel 2019 il contesto era peggiore, abbiamo la responsabilità storica di riuscirci. E’ in gioco la civiltà europea”.

Il boom delle spese militari in Francia e Germania

A luglio dello scorso anno il Parlamento francese ha approvato un aumento di svariati miliardi di euro delle spese militari fino al 2030, sulla spinta della guerra con la Russia in Ucraina e delle minacce globali in rapida crescita.

 Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha spinto per questo aumento di bilancio, che prevede una spesa di 413 miliardi di euro, l’aumento di spesa più significativo in mezzo secolo. Il denaro dovrà servire a modernizzare l’arsenale nucleare francese, ad aumentare la spesa per l’intelligence e a sviluppare un maggior numero di armi controllate da remoto.  Per Macron, l’aumento delle spese militari è necessario per garantire «la nostra libertà, la nostra sicurezza, la nostra prosperità, il nostro posto nel mondo»

In Germania nel 2024 la spesa militare prevista arriverà a 51,95 miliardi di euro, con un aumento di 1,83 mld di Euro rispetto il 2023.

A questi 51,95 miliardi di euro si aggiungeranno però i 19,8 miliardi di euro dal fondo speciale della Bundeswehr, portando il totale delle spese militari a 71,75 miliardi di euro, una cifra mai raggiunta finora dalla germania e che le farà raggiungere e superare il tetto del 2% delle spese militari rispetto al Prodotto Interno Lordo (PIL), richiesto dalla NATO.

Parte del finanziamento dei programmi previsti sarà sostenuto dal fondo speciale della Bundeswehr, un finanziamento da circa 100 miliardi di Euro deliberato dal Governo del Cancelliere Scholz ed approvato a larghissima maggioranza dal Bundestag nel 2022, come “misura per fronteggiare le necessità di rinnovamento, ammodernamento e potenziamento delle forze armate tedesche” alla luce della guerra in Ucraina.

 

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