Sono anni che la gravità crescente della situazione di TIM, richiede provvedimenti coerenti con quanto emergeva dai conti, le varie ristrutturazioni industriali che venivano via via presentate, sono servite solo ai vari gruppi dirigenti succedutisi per assicurarsi prospettive di breve mandato e così ottenere bonus e buonuscite milionarie, nonostante il rosso preoccupante che emergeva.
Sovranità tecnologica: cosa farà il governo
Da parte della politica, alla luce degli investimenti strutturali previsti nel PNRR, servirebbero segnali concreti per capire come superare le criticità del settore delle telecomunicazioni e non aperture di tavoli di dialogo per gestire semplicemente gli ennesimi esuberi e tagliare i costi del lavoro.
Di fronte ai conflitti globali in atto e all’attuale concorrenza commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina attraverso il primato sulla tecnologia, servono decisioni politiche per affermare il controllo sulle telecomunicazioni in ottica di sovranità tecnologica, senza favorire una parte o l’altra.
Occorre una politica nei settori e nelle filiere strategiche, dove l’impatto della tecnologia diventi fondamentale, che promuova una nuova visione industriale del sistema paese, mettendo in moto una proficua collaborazione tra il mondo della ricerca, delle università e del sistema economico e industriale all’insegna dell’indipendenza tecnologica.
È questa la visione che in Italia è mancata, subendo una sudditanza di fatto.
Nei prossimi anni ci sarà un’accelerazione enorme sull’uso delle nuove tecnologie, in particolare sulle infrastrutture 5G e sui servizi collegati, come la telemedicina e la robotica.
In questa nuova realtà il nostro sistema economico e industriale deve incamminarsi per trovare le aree di specializzazione ed eccellenza, per riguadagnare leadership tecnologica e industriale.
In questo contesto l’operazione della separazione della rete di TIM al fondo americano Kkr, e potenzialmente i cavi sottomarini di TI Sparkle ad altri fondi, con il ruolo attivo del Governo guidato da Giorgia Meloni, risulta devastante, visto come si stanno muovendo gli altri operatori del settore a livello europeo, che si rafforzano attraverso acquisizioni, come ad esempio l’acquisto di Vodafone Italia da parte dell’operatore svizzero che controlla Fastweb.
L’Italia con miopia sta rinunciando alla sovranità sulle telecomunicazioni italiane, attraverso anni di privatizzazioni, tutte fallimentari, senza eccezioni, in termini di produzione, profitti e occupazione.
Il controllo delle Telco, dove si giocheranno le future partite geoeconomiche, con impatti sulla finanza, l’innovazione tecnologia ed economico-industriale, sono strategicamente rilevanti oggi più che mai. Solo così sarà possibile conferire al nostro Paese quella sovranità tecnologica ed economica utile a renderlo protagonista dei nuovi scenari.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, insieme alla Cassa Depositi e Prestiti, si limiteranno all’applicazione del “golden power”, come quanto verificatosi per fermare l’acquisto da parte della società cinese China National Tire and Rubber Corporation, Ltd., degli pneumatici ‘Cyber’ di Pirelli dotati di sensori, i quali raccolgono informazioni che possono essere considerate strategiche e sensibili, come i dati del guidatore e lo stato delle infrastrutture.
Questa partita sul futuro di TIM e di conseguenza delle telco italiane, nel lasciare fare al libero mercato, sarà giocata dal Governo alla pari con Parigi e Washington, oppure in qualità di semplice vassallo vorrà schierarsi con per rafforzare le relazioni transatlantiche tra Italia e Stati Uniti?
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Mauro
ha cominciato il compagno D’Alema, poi Berlusconi, Renzi e infine la camerata Meloni. La politica italiana è marcia
Marco
Sarò curioso di vedere la Storia di Vodafone. Per il momento procedo con il monitorizzare TIM negli stessi luoghi di frequentazione con Vodafone per eventuali paragoni di copertura. Speriamo bene se non in meglio. Vedremo.
ciro
dobbiamo ringraziare baffino che ha privatizzato telecom regalando un’azienda prima al mondo per tecnologia e un patrimonio immobiliare di oltre 30 miliardi di euro che i capitani coraggiosi hanno spostato prendendosi i signori l’azienda a debito e caricando di debito questa è la verità grazie dalema