Il gasdotto Nord Stream 2, sabotato da un commando ucro/Nato nel settembre 2022 potrebbe tornare a fornire gas. L’ipotesi in circolazione in questi giorni ruota intorno alla figura di Matthias Warnig, ex ufficiale della Stasi nella Germania dell’Est, ex capo del consiglio di amministrazione del colosso siderurgico russo Rusal ed ex amministratore delegato della società madre svizzera di Nord Stream 2, il quale si sarebbe attivato per il rilancio del gasdotto tra Russia e Germania fatto saltare tre anni fa nel contesto della guerra in Ucraina.

Il Financial Times, che cita fonti anonime a conoscenza della questione, riferisce che Warnig lo starebbe facendo con il sostegno di investitori statunitensi. Un paradosso clamoroso visto che proprio l’amministrazione USA (di Biden in quel caso) è da ritenersi il mandante del sabotaggio del gasdotto in questione.
Secondo il Financial Times, Warnig avrebbe tentato di stabilire un contatto con il team di Donald Trump tramite un certo numero di uomini d’affari statunitensi che sono impegnati in discussioni non ufficiali su una potenziale fine della guerra in Ucraina, scenario che prevederebbe la possibilità di una cooperazione economica ampliata tra Washington e Mosca.
Alcuni membri della cerchia di Trump sono a conoscenza del piano e lo vedono come parte di uno sforzo più ampio per normalizzare le relazioni con la Russia. Secondo una fonte vicina ai negoziati, un consorzio di investitori americani ha già delineato un accordo preliminare con il gigante russo del gas naturale, Gazprom, sebbene le identità di quegli investitori rimangano riservate.
Il riavvio del gasdotto richiederebbe però la revoca delle sanzioni statunitensi contro la Russia, la ripresa delle vendite di gas russo all’Europa e l’approvazione della Germania per il trasporto di tale gas a qualsiasi potenziale acquirente nel continente. Gli Stati Uniti potrebbero inquadrare l’accordo come un mezzo per garantire l’affidabilità della fornitura grazie al coinvolgimento degli investitori americani.
“Gli Stati Uniti direbbero, ‘Bene, ora la Russia sarà affidabile perché ci sono americani affidabili in mezzo’“, ha detto un ex alto funzionario statunitense al Financial Times, anche se li ostacoli al raggiungimento di un simile accordo appaiono tuttora “considerevoli“.
L’agenzia di informazione economica Bloomberg riferisce che “alcune industrie tedesche nell’est del paese stanno già pianificando il momento in cui il gas russo tornerà in Europa, incoraggiate dagli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina”.
Warnig ha finora negato di aver avuto colloqui con politici o imprenditori statunitensi, sottolineando le sanzioni statunitensi emesse contro di lui, mentre sia il Cremlino che Gazprom hanno rifiutato di commentare la questione.
Nel settembre 2022, il sabotaggio da parte di un commando misto di ucraini e agenti della Nato, ha reso inutilizzabili entrambi i gasdotti del Nord Stream 1 e uno dei due gasdotti del Nord Stream 2 che collegavano la Russia alla Germania.
Il secondo gasdotto del Nord Stream 2, in grado di trasportare 27,5 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, è rimasto intatto ma non è mai stato messo in funzione. Questo gasdotto è interamente di proprietà di Gazprom, ma circa la metà dei suoi costi di costruzione da 11 miliardi di dollari sono stati coperti da prestiti di società energetiche europee come Shell, Uniper, OMV, Engie e Wintershall, che nel frattempo hanno tutte cancellato le loro perdite. Nel 2022, la Germania ha interrotto il processo di licenza del gasdotto, bloccandone di fatto il lancio pochissimo tempo dopo averne annunciato la conclusione dei lavori.
Nonostante l’interesse manifestato da alcuni investitori, gli ex funzionari statunitensi sentiti dal Financial Times rimangono scettici sulle prospettive del progetto. Anche se Putin e Trump dovessero raggiungere un accordo, le sanzioni dell’UE e le potenziali divisioni politiche all’interno della Germania ostacolerebbero la sua realizzazione.
Non solo. Secondo il quotidiano economico tedesco Handesblatt, come controindicazione, ci sono anche gli esportatori americani di gas liquefatto (GNL) che da tempo “hanno conquistato il mercato europeo e soprattutto quello tedesco. È improbabile che a loro piaccia dover tenere testa alla concorrenza della Russia in Germania”.
Ma lo stesso giornale è costretto ad ammettere che “il trasporto via gasdotto di gas naturale dalla Russia è molto più economico del trasporto con navi metaniere. Il gas russo renderebbe la vita difficile agli esportatori statunitensi”.
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