Dando seguito ad una prima inchiesta di Contropiano sul boom di negozi “compro oro” (https://www.contropiano.org/it/economia/item/2925-non-%C3%A8-tutto-%E2%80%9Coro%E2%80%9D-quello-che-luccica) andiamo ad aprire un altra pagina nera di come e di quanti si arricchiscono sugli effetti psicologici e sociali della crisi.
Se dalla prima inchiesta, veniva rilevato come sia in corso una tendenza nella quale molte persone impegnano i propri “(tes)ori di famiglia” – anelli, collanine, catenine etc – recandosi e arricchendo i negozi del “compro oro” (che hanno preso il posto del Monte dei Pegni), per racimolare qualche soldo che possa alleviare i loro sacrifici e scarsezze economiche, ci sono molte, anzi moltissime, persone che tentano il “colpo di fortuna”! Sono ormai milioni coloro che “rischiano il colpo grosso” scommettendo su una qualsiasi cosa pur di vincere qualcosa. A Roma si dice che “chi non risica non rosica”, ma qui stiamo entrando in una dimensione da business miliardario e con la copertura legale dello Stato.
Non da oggi, stiamo infatti assistendo a un’enorme crescita del settore delle scommesse e giochi con premio. Se, come dice una vecchia massima: “il bisogno aguzza l’ingegno”, va sottolineato come lo Stato abbia fatto “tesoro” di questa massima e, se del bisogno di soldi da buttare nella fornace del pagamento del debito pubblico ne ha davvero molto, in questo caso “l’ingegno” che ha impiegato è davvero tanto se, alla luce degli ultimi resoconti, emerge che al netto delle quote pagate ai cosiddetti vincitori, nel solo 2011 per il gioco d’azzardo legalizzato si è abvuto un aumento delle entrate del +30% con 9 miliardi di euro che sono entrati nelle casse statali”(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/07/gioco-dazzardo-cento-guadagno-2011-stato-entrate-miliardi/195890/). La sola voce riguardante il “tavolo verde”, lo scorso anno, ha accumulato un + 10%.
Nel 2007, il Rapporto Italia di Eurispes, su dati forniti da uno studio della Società italiana d’intervento sulle patologie compulsive (Siipac), aveva stimato in 700 mila unità il numero dei malati di gioco d’azzardo patologico. In questi si evidenzia che gli studenti sono il 5,1% (con il 9,7% a rischio dipendenza). La percentuale dei giocatori “problematici” ammontava al 9% nella fascia 15-24 anni e all’8% dei giocatori “adulti”, ossia: 700mila “ludopatici”! Cioè persone soggette a una vera e propria necessità, o “stimolo” con caratteristiche compulsive tali, che non si riescono più a controllare! Sono così costretti a continuare nelle scommesse, in qualsiasi modo queste avvengano!!
Nel corso del 2011 le entrate totali sul gioco d’azzardo hanno consentito allo Stato italiano di incassare 13,7 miliardi di euro con una crescita di oltre un miliardo di euro rispetto all’anno precedente che vale, in termini percentuali, un significativo +8,4% (che sale al 10,1 considerando solo le imposte indirette sulle lotterie, il gioco del Lotto e simili). Un dato notevole, che oscura la crescita complessiva delle diverse categorie. Nel 2011 le entrate totali del fisco hanno chiuso a quota 411,79 miliardi, l’1,2% in più rispetto all’anno passato; l’aumento delle imposte dirette ha registrato un +0,2%, quello delle imposte indirette si è attestato al 2,3%, nessuna voce ha saputo incidere così tanto come quella del gioco.
Non limitiamoci però al solo aspetto fiscale. La crescita delle entrate per l’erario evidenzia soprattutto quello che è ormai un fenomeno palese da molti anni.
Nel nostro paese sta crescendo a dismisura il popolo di giocatori, di appassionati alle scommesse o all’azzardo puro e semplice, un fenomeno incentivato e legalizzato dallo Stato stesso. La crescita è avvenuta anche in forma gravemente compulsiva, e tale da rendere necessaria sia un’analisi del fenomeno in sé che, soprattutto, un’indagine di natura “criminogena”. Tant’è che questo comportamento è stato oggetto di un’accurata indagine diventata un ampio e documentato saggio ( vedi Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. V – N. 1 – Gennaio-Aprile 2011 108 – Non mi diverto più! Il gioco d’azzardo patologico di Giulia Vico.). L’indagine è utile soprattutto per capire neglio ed interpretare comportamenti che altrimenti sfuggirebbero ad una analisi più precisa che indica come tutto ciò possa portare anche a forme maniacali, disdicevoli in pubblico ma normate dalla legalità.
A tutto ciò, e nonostante i numerosi avvertimenti nella necessità di attivare controlli maggiori su questo fenomeno, le istituzioni statali non hanno nessun interesse ad ascoltare questi “rumors” al punto che, come si nota dal documento (http://www.lexgiochi.it/dottrina/i-problemi-legati-alle-scommesse-una-storia-che-si-ripete-da-secoli-dal-caso-rinaldeschi-1501-alla-mozione-del-consiglio-regionale-toscano-n-306-del-6-dicembre-2011), si può leggere che “…per capire quanto lo stato stia puntando sui giochi per far fronte alle necessità di cassa… vedere il decreto legge 13 agosto 2011 n.138 convertito con modificazioni, dalla legge n.148/2011”. Il monopolio della legalità – ossia lo Stato – pur di realizzare a qualsiasi prezzo, o costo sociale, un aumento delle proprie entrate ricorre ampiamente a questo sistema limitandosi a legalizzarlo.
Al danno poi si aggiunge la beffa. A fronte degli attuali problemi economici , vengono incentivati (anche con campagne pubblicitarie) l’aumento di “consumi ricreativi”, senza considerare invece come essi siano, a tutti gli effetti, un “vizio” e vengano indicati come patologia, tra le più devastanti ( anche per il costo economico e sociale). Circa 70 miliardi di euro vengono così distolti dai consumi delle famiglie, che tutti gli indicatori danno in pesante calo e mettono in luce una forte sofferenza sociale e non solo sul versante economico. Infatti l’impatto delle perdite sui giochi, (dove pochi o nessuno vincono) portano molte volte alla disperazione e al suicidio, costantemente in aumento, da nessuno monitorato e sopratutto denunciato.
A questo occorre aggiungere il ruolo che sta sempre più assumendo il cosiddetto, “crimine organizzato”. Cioè l’aumento, da parte di organizzazioni criminali, di “pesanti” pressioni per costringere i vari gestori di bar e locali “promiscui”, nell’inserimento delle “slot machine” che ingoiano enormi quantità di soldi per scommesse online. Quando si leggono in giro cose come che il “gratta e vinci” e i “videogiochi” (tipo il “poker online”) spingono in su i consumi, vuol dire che siamo in una brutta situazione.
Le istituzioni statali e governative in tutto questo non hanno solo un ruolo “normalizzatore” ma, lo rivendicano come positivo tin quanto “consolidano il gettito fiscale”. Tant’è che l’AAMS, (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), ci fa sapere con qualche vanteria che il fatturato dei giochi – tra cui quelli d’azzardo – ha sfiorato gli 80 miliardi di euro contro i 61,4 del 2010.
Il fatturato del settore “giochi”, nel ’94, non era superiore di 6,5 miliardi, ma già nel 2005 questa cifra risultava aumentata di ben 4 volte.
L’intervento di un apposito decreto (Bersani-Visco) ha allargato anche a società “straniere” il monopolio dei giochi: Oltre alle note società, Lottomatica, Sisal e Snai, già detentrici di un monopolio, si sono aggiunti operatori di diversa nazionalità come la greca Intralot, l’austriaca Merkur, l’inglese William Hill, l’anglo-svedese Unibet; con una crescita costante passata dai 35,2 miliardi raccolti nel 2006 fino ai 79,9 del 2011. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/01/gioco-dazzardo-spot-ritirato-prima-volta-scorda/188068/)
Ma intorno ai giochi si è addirittura sviluppata un’apposita teoria, definita come teoria delle scelte razionali (TSR), la quale intenderebbe insegnare come decidere razionalmente se fare o meno una data mossa, oppure giocare o meno certi numeri o combinazione di essi!!
L’idea può apparire molto semplice, almeno in ambiti semplici. In particolare, se si possono stimare con sufficiente precisione le probabilità in gioco e, allo stesso tempo, le vincite e le perdite coinvolte, si tratta di un calcolo molto semplice.
Lo spiega con tranquillità un sito Internet: http://lafavilla.blogspot.com, soprattutto nel commento nel quale descrive: “…Il caso tipico è quello dei giochi d’azzardo come il Superenalotto. In questi giorni si possono vincere 90 milioni di euro con una giocata da 1 euro. Ciò nonostante, giocare al Superenalotto è irrazionale, secondo la TSR, per questo semplice motivo. La probabilità di azzeccare tutti e sei i numeri estratti sui 90 possibili è meno di 1 su 600 milioni. La vincita che ci si può aspettare giocando (…) equivale a questa probabilità moltiplicata per i 90 milioni: cioè a 0,15 euro (=90/600).”
In questa vera e propria “combine” (praticamente una truffa!!), non partecipa solo il “povero e malcapitato” scommettitore, costui o coloro a loro volta sono sollecitati e corroborati anche da note agenzie pubblicitarie, le quali non sono del tutto estranee al raggiro ma pare che abbiano una grande responsabilità.
La promozione e la pubblicità dei diversi “giochi” gode grande interesse in queste agenzie, le quali sono state ulteriormente agevolate da norme legislative e governative che, considerando la pubblicità del prodotto “giochi” come d’interesse nazionale, ne rende gratuita e dunque non sottoposta al pagamento (che sarebbe stato notevole se si considerano i costi pubblicitari attuali) delle relative tariffe, questi passaggi televisivi. Alle agenzie viene lautamente retribuito il “passaggio” pubblicitario e gli vengono anche consentite agevolazioni fiscali in quanto messaggi promozionali che portano benefici alle casse dello Stato.
A questo punto cerchiamo di capire meglio dove vanno a finire queste enormi quantità di denaro.
Dal totale delle giocate effettuate, la quota che è distribuita fra i vincitori è pari al 34,648%. La quota trattenuta dall’erario è pari a circa il 53,6% dell’intero ricavo economico. Le altre trattenute previste sono: l’l’8% della quota giocata è trattenuto dal punto vendita e il 3,73% va al concessionario (la Sisal). Le vincite in contanti non sono tassate. Facendo due conti, nel solo nel 2009, i punti vendita su 3.3 miliardi di euro in giocate, hanno incassato 264 milioni di euro. Più del doppio è andato alla concessionaria e solo 1.143 miliardi sono andati ai vincitori. Allo Stato, per esclusione, sono andati quindi quasi 2 miliardi di euro (http://www.investireoggi.it/news/poker-online-e-scommesse-guadagni-da-capogiro-per-lo-stato)
Le vincite ottenute dagli scommettitori per ogni tipologia di gioco è soggetta a un prelievo fiscale; la cosiddetta “tassa sulle vincite”. Per ogni differente concorso questo prelievo assume caratteristiche proprie.
Per i giochi che mettono in palio un vitalizio (WinForLife, WinForLife Gold e alcuni tipi di Gratta e Vinci) la tassa si applica al premio nominale, ovvero al capitale che il concessionario versa a una società assicurativa che poi viene incaricata, nell’arco dei 20 o 30 anni, di corrispondere la rendita.
Più semplicemente: lo Stato percepisce subito l’intero gettito, anche se su un capitale in media il 15-20% inferiore alla somma delle rendite; la tassa poi viene spalmata sui singoli accrediti al vincitore.
Accrediti che vengono decurtati del 6% sulla parte eccedente i 500 euro. Il WinForLife, di conseguenza, con i tre vitalizi classici centrati a gennaio, ha pagato un’imposta di circa 215mila euro. A ciò vanno aggiunti i premi speciali allegati, ossia i vitalizi garantiti dal concorso, pari a 1 milione di euro ciascuno, che tradotti in vincite hanno garantito un gettito di ulteriori 180mila euro a cui si aggiungono altri 60 mila di premi ordinari (cioè il 3,6% dei 12,4 milioni di euro di montepremi complessivo di gennaio).
Accanto a questi troviamo il Superenalotto che, abbinato alla versione speciale de il SiVinceTutto, ha garantito un gettito di poco inferiore ai 750mila euro con lo Stato che ha incassato circa l’1,6% complessivo sulle vincite che hanno toccato quota 46,7 milioni.
E poi ancora il Gratta e Vinci il cui montepremi complessivo di gennaio si aggira attorno ai 600 milioni di euro. Complessivamente la tassa a gennaio garantirà circa 2,5-3 milioni di euro, vale a dire che lo Stato incasserà lo 0,5% circa dei premi. L’Erario ha comunque percepito entrate anche delle vincite delle videolottery, prima che il Tar il 13 gennaio ne sospendesse in via cautelare la tassazione. In questo caso il gettito si può stimare attorno ai 2 milioni di euro (http://www.videolotterie.it/tasse-sui-giochi-dalle-vlt-circa-25-milioni-allerario/123)
Siamo quindi di fronte ad una doppia ipocrisia. Da un lato lo Stato rivendica il monopolio della legalità, dall’altro usa questo monopolio per legalizzare e addirittura incentivare attività criminogene e socialmente devastanti. Il problema dunque non è la legalità ma il fatto che se lo Stato legalizza attività illegali, queste diventano prefettamente legali indipendentemente dagli effetti negativi che producono. Chissà se Saviano e Travaglio se ne sono accorti!!
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enzo
avete sottovalutato un piccolo particolare.tutti i giochi ormai sono computerizzati.in tempo reale un cervellone decide quale combinazione numerica paga di meno e opla,milioni di giocatori vengono regolarmente truffati.e cosi al 10 e lotto win forlife superenalotto e lotto,e’ ecco il motivo per cui hanno cambiato i sistemi estrazionali,staccando prima il legame lotto superenalotto(vi ricordate ?la sestina era composta dai primi sei numeri di sei ruote del lotto )poi hanno tolto le estrazioni in diretta con buona pace della trasparenza e legalita’.