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Roma: la Polizia arresta un rifugiato basco

 

La longa manus della repressione di Madrid ha colpito questa mattina a Roma. Intorno alle otto una decina di agenti della Digos, armi in pugno e passamontagna calato sulla faccia (!) hanno fatto irruzione all’interno di una occupazione romana ed hanno portato via Lander Fernandez, un cittadino basco da un anno residente nella capitale. Dalle frammentarie notizie che abbiamo al momento il ragazzo sarebbe negli uffici della Questura di Via Genova. Alcuni legali messi a disposizione dall’Associazione Giuristi Democratici e da altri studi della capitale attivi nella difesa degli attivisti dei movimenti sociali stanno giungendo sul posto per chiedere conto di un’operazione evidentemente esagerata. Fuori dalla Questura si sono riuniti già alcune decine di attivisti dei centri sociali e della rete di solidarietà con i Paesi Baschi attiva nella capitale. Rete che proprio in questi giorni aveva lanciato una campagna di solidarietà nei confronti di Lander e di denuncia del suo assurdo caso (vedi http://uncasobascoaroma.noblogs.org/). Alle 12,30 gli attivisti terranno una conferenza stampa in Via Genova per mettere al corrente i giornalisti di quanto sta accadendo.

Secondo le agenzie di stampa spagnole, imbeccate dal Ministero degli Interni di Madrid “Stamattina le Forze di Sicurezza Italiane, in collaborazione con la Polizia Nazionale Spagnola, hanno arrestato a Roma il presunto membro dell’Eta Lander Fernández Arrinda. Fernández è stato arrestato un giorno dopo l’emissione da parte della Spagna di un Ordine Europeo di Arresto e Consegna”.

Più volte Fernandez aveva denunciato di essere seguito e pedinato da agenti dei servizi di sicurezza spagnoli, a volte con fare minaccioso e intimidatorio. Negli ultimi giorno aveva dichiarato che non si sarebbe presentato all’udienza del processo contro di lui, intentato dall’Audiencia Nacional di Madrid, prevista per il 18 giugno. “Contro di me è in atto una vera e propria persecuzione politica e giudiziaria” aveva denunciato il ragazzo in vari incontri realizzati nelle ultime settimane con forze politiche della sinistra, centri sociali, associazioni per i diritti umani e sindacati di base. Fernandez non riconosce la imparzialità di un Tribunale Speciale come quello che Madrid ha ereditato dal regime fascista e che è dedito alla persecuzione degli attivisti sociali e politici baschi, e sa bene che non avrebbe grandi chance di ottenere un processo giusto e imparziale da parte di una magistratura asservita agli interessi politici del Partito Popolare spagnolo. Alcuni anni fa Fernandez venne sequestrato per la strada, a Bilbao, da alcuni agenti dei servizi di sicurezza spagnola che lo minacciò di arresto nel caso in cui non avesse collaborato, visto che il suo nome era stato fatto da un militante della sinistra indipendentista basca sotto tortura. Fernandez ribattè che non aveva alcuna intenzione di fare il delatore e dopo pochi giorni venne arrestato di nuovo con altre accuse.
In seguito, per un altro processo, fu condannato a tre anni di carcere per ‘banda armata’ perchè trovato in possesso di alcuni blocchetti della lotteria che il movimento antirepressivo basco organizza ogni anno per raccogliere fondi a favore dei prigionieri politici. Ma l’anno scorso fu assolto da questa accusa.

Attualmente è di nuovo sotto processo per fatti che teoricamente risalgono all’inizio del decennio scorso. E’ accusato di un reato simile a quello che in Italia è definito ‘devastazione e saccheggio’ e nei suoi confronti il Tribunale speciale di Madrid chiede 4 anni e mezzo di reclusione.

Di seguito vi riproponiamo un articolo pubblicato da SenzaSoste il 2 novembre del 2010, che parla proprio della persecuzione spagnola contro Lander Fernandez:

L’ex prigioniero politico Lander Fernández è stato condannato dalla Audiencia Nacional spagnola a 3 anni di carcere con l’accusa di “collaborare con ETA” per trasportare 300 schede di “Elkartasuna Zozketa” (nella foto in basso), una lotteria il cui ricavato era destinato alle battaglie civili per i prigionieri politici. Così ha sancito la Sezione IV della Sala penale presieduta dalla giudice Ángela Murillo.
Nella sentenza si legge che Fernández, per il quale il fiscale chiedeva inizialmente 6 anni, viene condanato anche al pagamento di una multa giornaliera di cinque euro durante dieci mesi, che è di fatto una misura pecuniaria di responsabilità personale che prevede nel caso di mancato pagamento di due quote un giorno in più di carcere.
L’ex prigioniero di Santutxu venne arrestato dalla Guardia Civil nel 2008 durante un controllo, mentre si dirigeva a Algorta con il suo veicolo. Gli agenti sequestrarono 6 blocchetti, ognuno di cinquanta schede, per la lotteria.
Dopo il processo, celebrato il 25 ottobre presso ll’Audiencia Nacional spagnola, i magistrati hanno dedotto che i blocchetti venivano trasportati da Fernández “con completa conoscenza e con l’intenzione di essere messi in circolazione” con l’obiettivo di raccogliere dei fondi per azioni che i magistrati definiscono “d’organizzazioni subordinate di ETA”. Si precisa comunque che l’accusato non arrivò a commettere il delitto (della messa in circolazione) perché la Guardia Civil intercettò i blocchetti: per questa ragione viene ridotta la richiesta di condanna da parte del fiscale, considerando che il delitto venne commesso “nel suo grado di tentativo”.
Secondo la sentenza emessa dal tribunale presieduto da Ángela Murillo, nei blocchetti sequestrati non compare il nome delle organizzazioni per le quali si sarebbe realizzata la lotteria. Malgrado ciò, il giudice condidera che nei tallonari si utilizza la “semantica propria” delle organizzazioni “che mantengono relazioni con ETA” e, conclude, Fernández acettò di trasportarli per raccogliere fondi per i prigionieri e gli esiliati “sotto il simulato ma evidente setaccio della presunta opera benefica e solidaristica”.
Durante il processo, l’accusa ha presentato una perizia della Guardia Civil nella quale Fernández viene vincolato con la Izquierda abertzale e si rende noto che nel gennaio del 2008 venne espulso dallo Stato francese dopo aver scontato una condanna di cinque anni. Si segnala inoltre che venne ricevuto nella sua città “nelle modalità dell’omaggio per la sua uscita di prigione, come si realizzano per i soggetti vincolati a ETA che passano dallo stesso itinerario”. Per questo motivo il tribunale dà per manifesto la sua vincolazione con “le organizzazioni satelliti di ETA”.
A giudizio del movimento pro-amnistia questa sentenza viene motivata “dall”ossessione del Governo spagnolo di colpire la solidarietà verso i prigionieri baschi”. In questo contesto si realizza il sequestro delle foto (dei prigionieri baschi) nelle strade e nei locali, le perquisizioni umilianti che soffrono i familiari dei prigionieri nelle carceri e la proibizione delle manifestazioni e delle iniziative di solidarietà.
Il movimento antiprepressivo sottolinea inoltre che con la stessa strategia repressiva “nelle carceri si vivono situazioni estreme” per la mancanza di assistenza medica, la dispersione e l’isolamento. “Mantenendo queste situazioni estreme nelle carceri si vuol annientare i ponti di solidarietà che arrivano dalla strada alle prigioni”.
Il precedente
Lander Fernandez è un militante già da anni vittima della rappresaglia dello stato spagnolo. Lo scorso anno fu sequestrato da due uomini che senza fornire le proprie generalità lo aspettarono all’uscita della scuola frequentata dal 30enne basco. Lo afferrarono per le braccia e per la testa costringendolo ad entrare in una macchina guidata da una terza persona e fare un giro nella periferia di Bilbao. “Possiamo trovare il modo – così lo minacciarono i quattro senza specificare cosa – per metterti dentro per altri dieci anni. Se non vuoi tornare in galera collabora con noi. Sai Lander, adesso le cose sono cambiate, non è più come prima, adesso ci sta Ares (il consigliere socialista agli Interni del Paese Basco)”. Dopo aver negato di aver commesso atto alcuno, Lander venne riportato alla scuola da dove era stato prelevato, con la promessa (poi non mantenuta) che si sarebbero fatti rivedere qualche ora più tardi. Il giorno dopo, sempre all’uscita dalla scuola, due delle tre persone lo aspettarono fuori da un bar. Con le braccia conserte lo fissarono come in attesa di una risposta, ma non intervennero. Dieci giorni dopo, attorno alle 15, non appena due amici lo salutarono lasciandolo ad appena 30 metri dal portone di casa, nel cuore del quartiere popolare di Santutxu,  a Bilbao, gli si scaraventano addosso in quattro. Lo fanno cadere in terra, lo picchiano, lo minacciano e gli dicono che si trovava in stato d’arresto. Lander riesce però a ferire uno dei quattro, chiedere aiuto e gridare che nessuno dei quattro si era identificato. Per zittirlo gli infilano a forza un fazzoletto di carta in bocca. L’intervento di alcuni vicini e di alcuni testimoni scoraggia i quattro, che se ne vanno. Quindi fu arrestato un mese più tardi di ritorno da un viaggio di vacanza. Il motivo? Nel 2001, nei pressi di una strada in cui ci furono scontri con la polizia basca, sarebbe stato rinvenuto un passamontagna con il suo Dna. Appare quanto meno curioso che di questo passamontagna se ne sia avuta notizia 8 anni dopo, 8 anni nei quali ne sono intercorsi anche 5 anni di prigionia in Francia.
Davanti a questa situazione si chiama la cittadinanza a “moltiplicare” le manifestazioni di solidarietà e a offrire tutti e tutte l’appoggio a Lander Fernández.

(alcuni brani dell’articolo sono stati liberamente tradotti da www.gara.net)

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