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Scontri del 14 dicembre: 2 anni e 6 mesi a un manifestante

Si é svolta ieri l’ultima udienza del processo di primo grado a sei manifestanti arrestati in seguito agli scontri del 14 dicembre del 2010. Nel giorno della richiesta della fiducia al Parlamento da parte dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi a Roma manifestarono alcune centinaia di migliaia di persone, in particolare giovani – studenti e precari – provenienti da tutto il paese. Al termine del corteo in Piazza del Popolo e di fronte all’impossibilità di poter manifestare sotto i palazzi del potere blindati da un imponente dispositivo di sicurezza, migliaia di persone tentarono di violare la ‘zona rossa’ intorno a Montecitorio e a Palazzo Chigi, e ne nacquero violentissimi scontri durati per ore. Moltissimi furono i feriti, i fermati e gli arrestati.

Ieri al termine dell’udienza all’interno della cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio gli imputati sono stati tutti assolti, tranne Mario Miliucci, condannato a 2 anni e 6 mesi per resistenza e lesioni dopo un repentino cambiamento dei capi d’accusa – visto che quelle precedenti si erano rivelati infondati – durante il procedimento che la difesa ha ampiamente contestato.

Di seguito il comunicato diffuso dalla Confederazione Cobas:

Nel tardo pomeriggio di oggi 31 gennaio 2013 ,la 2° sezione del Tribunale di Roma a fronte del reato di “resistenza” ha emesso contro Mario Miliucci la selettiva e pesante condanna a 2 anni e 6 mesi.
Insieme a Mario erano giudicati per lo stesso reato altri 5 giovani, per i quali il PM chiedeva 2 anni per uno di loro e 8 mesi per gli altri 4, che la corte invece ha mandato assolti.
Mario risulta dunque l’unico condannato (insieme ad un trentenne, a 4 mesi) dei 23 arrestati il 14 dicembre 2010 con il reato di ” resistenza” ! Le altre 3 corti che hanno mandato assolti  21 giovani ben hanno fatto di fronte a prove inesistenti, le stesse che mancavano anche per Mario, che invece è stato trasformato in capro espiatorio su cui scaricare ” le colpe” riguardo all’insorgenza giovanile in merito alle misure coercitive ed antipopolari dei governi.
Nella mentalità codina che continua ad albergare tra gli inquirenti, residua la cinicità di questa obbrobriosa sentenza intesa anche a ” far ricadere sui figli le colpe dei padri”.
Mario è figlio di Vincenzo, storico antifascista e protagonista negli ultimi 45 anni dei movimenti antagonisti che hanno cercato e tutt’ora cercano, anche per tramite della Confederazione  Cobas, di contribuire al riscatto di questo dolente paese e alla trasformazione radicale della società.
Dunque una sentenza vieppiù reazionaria e punitiva  per la storia passata e presente, tesa a condizionarne il futuro.
A fronte di siffatta bestialità, la Confederazione  Cobas esprime a Mario e Vincenzo incondizionata solidarietà ed affetto, per sconfiggere ovunque  similari sentenze e per contribuire alla libertà di tutte/i.

L’altro ieri, proprio alla vigilia del processo, sui ponti romani erano comparsi numerosi striscioni che denunciavano repressione e tortura, chiedendo un’amnistia generalizzata che includa anche reati politici sempre più contestati dai giudici, come la cosiddetta “devastazione saccheggio”. 

Qui sotto il comunicato diffuso dai promotori dell’iniziativa

Tutte liberi! Vento in poppa ai fuggiaschi

Domani si celebra il processo per i fatti del 14 dicembre del 2010, una giornata bella ed intensa, un corteo enorme che reagì determinato e rabbioso alla compravendita dei voti in aula per garantire la fiducia al governo Berlusconi, una risposta larga e condivisa che fu capace di rompere il silenzio accumulato in quella stagione. Quel giorno sembra lontano, la dittatura della finanza ha stravolto ancora una volta il quadro politico internazionale, eppure ci sono ancora compagn* che rischiano la propria libertà per quella giornata.
A partire dalla solidarietà nei confronti degli imputati, questa iniziativa vuole alimentare una discussione urgente sul tema giustizia (e non sulla legalità, quello ha già troppi relatori) che sembra sia iniziato nel nostro paese.
Che la repressione sia un strumento del potere per negare il dissenso si sa. Che i diktat finanziari, impongono strette sul controllo è noto, ed è evidente ancor di più nei paesi in cui la condizione sociale è maggiormente aggravata dalla crisi. Ma se la Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo condanna l’Italia per “violazione dei diritti umani, tortura e trattamento inumano e degradante”, e se Amnesty International dichiara che in italia “essere donne, partecipare a una manifestazione, essere migranti, rom, gay, detenuti, significa correre un serio rischio per i propri diritti umani”, il tema trasborda evidentemente la sensibilità del movimento solamente.
Le gravissime condanne per Genova e per il 15 ottobre, l’utilizzo continuo del reato di devastazione e saccheggio (reato introdotto dal Codice Rocco), la leggerezza con cui si richiedono dure e assurde misure cautelari, le condizioni nelle carceri e l’impunibilità delle forze dell’ordine, la volontà ultima di celebrare il processo contro i notav nell’aula bunker del carcere delle vallette, fanno riferimento tutte ad una sospensione “tecnica” della democrazia in corso, che pone al centro del suo mandato il Codice Rocco, già fondamento teorico del fascismo.

TUTTE LIBERI
VENTO IN POPPA AI\ALLE FUGGIASCHI

c.s.o.a. Corto Circuito, csoa Astra 19, c.s.o.a. Spartaco, Esc Atelier, c.s.o.a. La Strada, c.s.o.a. Sans Papiers, Esc – AtelierAutogestito, Lab! Puzzle, Militant, Strike Spa

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