“Abbiamo deciso di distribuirlo gratuitamente, perché la verità sia accessibile a tutti. Auspichiamo la massima diffusione e condivisione. Scaricatelo. Masterizzatelo. Segnalatelo ad amici e parenti”. E’ quanto hanno scritto nei giorni scorsi Adriano Chiarelli e Francesco Menghini, autore e regista del documentario che pochi mesi fa ha riaperto il caso di Giuseppe Uva. Di seguito una breve presentazione del lavoro edito dalla Soulcrime:
“Questo docu-film nasce come “costola” del saggio-inchiesta “Malapolizia” (Newton Compton, novembre 2011), in cui l’autore Adriano Chiarelli racconta e delinea gli abusi di polizia avvenuti in Italia nell’ultimo decennio.
“Nei secoli fedele — Il caso di Giuseppe Uva”, si racconta la morte violenta di Giuseppe Uva, un quarantaduenne di Varese morto in seguito a un movimentato arresto. Dopo aver trascorso tre ore in una caserma dell’Arma, in balia di otto tra poliziotti e carabinieri, Giuseppe Uva viene trasportato in ospedale in condizioni critiche.
Nel volgere di una notte l’uomo troverà la morte, le cui cause tuttavia restano tutte da chiarire. L’unico processo celebrato finora, ha riguardato l’ipotesi di morte per colpe mediche, ma è stato dimostrato — con sentenza di primo grado — che i medici che hanno tenuto in cura Uva dopo l’arresto, non hanno alcuna colpa.
Dopo un supplemento di perizia, sempre disposto dal giudice, è stato scientificamente provato che le cause del decesso coincidono con un complesso di fattori esterni che hanno scatenato un collasso cardiaco: stato di ebbrezza, stress emotivo, lesioni. Chi lo ha ridotto così?
Allo stato attuale nessun nuovo processo è in corso, ma il giudice estensore della sentenza ha disposto ulteriori indagini sull’arco di tempo che la vittima ha trascorso in caserma e sulle reali cause di morte.
In quelle ore è racchiusa la verità”.
Anche noi di Contropiano ci eravamo occupati della presentazione a Roma del documentario, in un Cinema L’Aquila strapieno ed emozionato.
“Nei secoli fedele”. Un documentario riapre il caso Uva
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2.zeno
Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi sono vittime di un reato: il reato di TORTURA. Purtroppo in Italia questo tipo di reato non esiste ed è una grande macchia per i Diritti Umani in questo Paese e non la sola.