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L’Aquila: assolto il “popolo delle carriole”

“Tutti assolti”. Si è concluso così, finalmente, il ridicolo processo intentato contro alcuni cittadini aquilani denunciati perché, a quasi un anno dal tremendo sisma del 6 aprile 2009 che aveva semidistrutto la loro città, avevano ‘osato’ violare la zona rossa imposta nel centro de l’Aquila con delle carriole, durante una protesta contro i ritardi nella ricostruzione e la sua gestione poco trasparente e aliena agli interessi dei cittadini.

Nel tardo pomeriggio di oggi il giudice Giuseppe Grieco, dopo una richiesta in tal senso del pubblico ministero, ha assolto con formula piena tutti e sette gli aquilani imputati per aver violato l’ordinanza di accesso nel centro storico della città abruzzese il 28 marzo del 2010, mentre erano aperti i seggi per le elezioni provinciali.
Ai sette era stata contestata nientemeno che la violazione del regio decreto del 1931 (!), tuttora in vigore, che prevede l’arresto fino a 6 mesi ed una sanzione da 103 a 413 euro per “aver promosso una riunione senza averne dato preavviso al questore”.

Riunificati i due procedimenti, il giudice ha scagionato Alessandro Tettamanti, Marco Sebastiani, Anna Pacifica Colasacco, Antonio Di Giandomenico, Ezio Bianchi, Mattia Lolli e Mauro Zaffiri, generando l’entusiasmo di amici, parenti e attivisti che a sostegno degli imputati avevano inscenato un sit in dalla mattinata ed esposto striscioni con su scritto: «Le carriole sono la nostra storia: arrestateci tutti», insieme a tre carriole.

Una buona notizia, una volta tanto. Che però non può nascondere l’assurdità di un paese dove dei cittadini che si adoperano per recuperare la propria città dopo un sisma rischiano di finire in prigione mentre i responsabili degli appalti truccati, della corruzione e di altri scandali condotti negli anni sulla pelle degli aquilani rischiano condanne poco più che simboliche. Per non parlare dello stato in cui si trova l’Aquila, lontana ormai dai riflettori da parecchio tempo…

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