Oggi 30 ottobre l’aula magna del Rettorato dell’università La Sapienza di Roma, ospita un incontro con gli studenti decisamente singolare. Il titolo appare piuttosto intrigante “Intelligence live”. L’incontro – secondo gli organizzatori – è “finalizzato a far conoscere, in particolare agli studenti, la realtà del Servizio di informazione per la sicurezza, i servizi di intelligence italiani, L’evento toccherà temi quali la nuova cultura dei servizi di intelligence, gli apporti che il mondo accademico e le comunità universitarie possono dare all’attività di intelligence in termini di contributi scientifici e di analisi, le opportunità professionali per i laureati interessati a lavorare in questo settore”.
Basterebbe questo per capire sostanza, natura e obiettivi del seminario organizzato dall’Università La Sapienza con i servizi segreti: reclutare giovani agenti – possibilmente “intelligenti” – per le attività di spionaggio e controspionaggio. Quando la conferenza era stata pensata, probabilmente non immaginava che sarebbe avvenuto in un contesto così attuale e “movimentato” sul piano dello spionaggio, ossia nel bel mezzo di una crisi diplomatica internazionale provocata dal Datagate.
Le caratteristiche del lavoro di intelligence oggi sono molto strutturate sui sistemi tecnologici ma, come ci conferma oggi il quotidiano La Stampa – che ha inviato un cronista a visitare la sede italiana della agenzia di sicurezza nazionale de noantri – i servizi segreti italiani contano ancora molto sul “capitale umano” piuttosto che sulle diavolerie tecnologiche. Da qui l’interesse e la necessità di nuove leve e il sistema migliore – in tal senso – è quello di reclutarle nelle università.
Gli organizzatori della conferenza congiunta La Sapienza-Servizi di Informazione per la Sicurezza scrivono che “Da quando nel 2007 l’intera architettura dell’intelligence italiana è stata riformata, con la creazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, tra gli obiettivi dei servizi di intelligence vi è anche quello di far conoscere la propria attività ai cittadini, superando il concetto di “servizio segreto”, di promuovere e diffondere la cultura della sicurezza. Per questo il Servizio di informazione e sicurezza ha da tempo inaugurato un sito web, sul quale recentemente sono stati promossi una call for papers rivolto a studiosi ed esperti su temi strategici e una selezione di curricula online. L’incontro organizzato alla Sapienza si inserisce in questo contesto e rappresenta il primo evento di un roadshow che il Servizio di informazione per la sicurezza compirà in diverse università d’Italia”.
Il programma dell’iniziativa prevede i saluti del rettore Luigi Frati, gli interventi di Roberto Baldoni, docente della Sapienza (sul tema “Infrastrutture critiche nazionali; perché proteggerle dagli attacchi cibernetici?”), del direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (“L’Università incontra l’intelligence”), del responsabile della comunicazione istituzionale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (“Le vostre domande”). Le conclusioni sono affidate al senatore Marco Minniti (Pd), sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che è l’autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Un particolare curioso, ci sono i nomi di tutti i relatori tranne quelli…. dei servizi segreti.
Nel corso della manifestazione sarà inoltre proiettato un video che presenta un caso tipico di intervento dei servizi di intelligence, dalla fase di analisi alla fase operative vera e propria.
Tra questi appare decisamente la funzione del cosiddetto “agente di influenza” ben spiegato in un articolo della rivista dei servizi segreti “Gnosis” che è stata recentemente rinnovata e di cui abbiamo già segnalato l’interesse sul nostro giornale.
Un giornale come Libero – che nella sua direzione aveva l’agente “Betulla” (Renato Farina) – fa sapere che “l’Intelligence si concentrerà in una serie di incontri “live” con i principali atenei italiani per avviare e consolidare un progetto di reciproca conoscenza con luoghi della nostra eccellenza culturale oltre che con i giovani”. Il senatore Minniti, presentando il nuovo portale dei servizi segreti, ha fatto questo ragionamento: “Soprattutto con i giovani vogliamo tenere una finestra aperta, e trasmettiamo un messaggio preciso: sicurezza è libertà”. Sembra di sentire Gian Maria Volontè – il dirigente di polizia – nel suo discorso nel film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, quando – nel contesto dei tempi – invocava che “Repressione è civiltà”. Ma se in passato si poteva pensare agli spioni nella versione un pò grottesca del brigadiere Pannunzio (ma così non era), oggi dovrebbero e potrebbero assumere le sembianze di un giovane brillante che si occupa di intelligence, la scienza della disciplina sociale e della repressione nel XXI Secolo.
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