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Bahar Kimyongür. Perseguitato da Erdogan per le accuse sulla Siria

Bahar Kimyongür, giornalista e storico, é detenuto da giovedì nel carcere di Bergamo. Doveva partecipare a una conferenza internazionale. Ankara ne ha chiesto l’arresto

È detenuto da giovedì nel carcere di Bergamo lo storico, giornalista e militante per la pace Bahar Kimyongür, di origine turca ma nato in Belgio dove vive. Appena arrivato in Italia, per partecipare a una conferenza internazionale sulla Siria, è stato arrestato sulla base di un mandato dell’Interpol richiesto dal governo di Ankara. L’accusa? Minaccia a un ministro e fiancheggiamento del terrorismo, in particolare dell’organizzazione turca Dhkpc.

Come spiega l’avvocato penalista fiorentino Federico Romoli, nominato dalla famiglia (e membro dell’Ong Fair Trials International che si batte per un sistema penale più giusto), «lunedì la Corte d’appello di Brescia gli chiederà se vuole essere estradato in Turchia. Ovviamente dirà di no. Io chiederò la sua immediata liberazione».

Per la stessa accusa in precedenza Kimyongür era stato già assolto in Belgio e nei Paesi bassi.

Risale a un fatto del 2000 l’«accanimento del governo turco sulla base di un dossier vuoto» per usare le parole dello stesso Bahar, che da tempo collabora con il sito Investig’action del giornalista belga Michel Collon e con l’Istituto internazionale per la pace la giustizia e i diritti umani (Iipjhr) accreditato presso l’Onu a Ginevra.

All’epoca diversi prigionieri politici in Turchia erano in sciopero della fame per protesta; durante una visita dell’allora ministro degli Esteri turco al Parlamento europeo Bahar lo interrompe pubblicamente denunciando le violenze e le persecuzioni, e gettando volantini. L’indomani la stampa turca lo descrive come amico di terroristi e nemico della nazione. In seguito la Turchia ne chiede l’estradizione accusandolo anche di far parte dell’associazione terroristica. È arrestato nei Paesi bassi, ma in seguito sia la giustizia olandese che quella belga dichiarano infondate le accuse. Rimane però in piedi purtroppo il mandato di cattura internazionale.

Poi nel 2012, Bahar si attira nuovamente le ire turche denunciando pubblicamente, con articoli, conferenze e il libro Syriana. La conquete continue, il ruolo diretto del governo Erdogan nell’addestramento, nel finanziamento e nel transito delle formazioni estremiste e jihadiste attive in Siria. Aiuta anche le famiglie belghe a reclamare i figli partiti a combattere. Così, mesi fa viene arrestato in Spagna dove è in vacanza. Liberato poi su cauzione, il processo è in corso.

* Nena News 23 novembre 2013

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