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Capo Teulada. Catena umana blocca le manovre militari

Una catena umana ha bloccato per ore il transito dei mezzi militari. La clamorosa azione di protesta contro la militarizzazione del territorio in Sardegna è avvenuta ieri ai cancelli della base di Capo Teulada, dove centinaia di persone si sono concentrate davanti al poligono denunciando i danni economici e sanitari causati dalle attività militari.
Un corteo di auto e pullman è partito dalla piazza centrale del paese, il poligono è stato circondato da carabinieri e polizia in pochi minuti. Poco più di un mese fa gli abitanti avevano scritto una lettera di protesta al Presidente della Repubblica Napolitano, al Presidente del Consiglio Matteo Renzie e a Francesco Pigliaru, neo-presidente della Regione. “ La comunità di Teulada non è più disponibile alla logica delle spartizioni “intelligenti”, con elargizioni di qualche posto di lavoro e indennizzi finalizzati al solo scopo di tenere mansuete alcune categorie mentre altre muoiono per mancanza di mercato“, si legge nel documento. Ma non solo di economia compromessa si tratta. “La presenza di servitù militari determina gravi allarmi sociali poiché’ si percepiscono i rischi per l’ambiente e la salute umana e animale”, recita la lettera. E’ di pochi mesi fa l’allarme lanciato dalle analisi condotte dalla Procura di Cagliari sull’inquinamento nei dintorni della base: le percentuali di Torio 232, elemento radioattivo, sono risultate superiori da 10 a 20 volte la norma. Nella lettera gli abitanti di uno dei territori più militarizzati del mondo hanno sottolineato alle massime cariche “cosa sia uno Stato che non rispetta le leggi, poiché’ ci risulta che non esiste una deroga per chicchessia con licenza di inquinamento. Ci sono leggi che chiunque è obbligato a rispettare e chi sporca deve pulire. Il costo di bonifica della sola penisola è stato calcolato in circa 1,3 miliardi euro.”. I cittadini prospettano poi tre evoluzioni dell’attuale situazione. “O lo Stato porta a termine l’estinzione del paese di Teulada o toglie il disturbo e la comunità ritorna padrona del proprio destino. Oppure lo Stato rimane ma istituisce la fiscalità di vantaggio per questo territorio, realizza infrastrutture e attiva le bonifiche”, si legge nel documento del comitato.

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