Il solito Massimo Numa, miliziano dell’informazione ad alta velocità per conto del quotidiano La Stampa – un quotidiano che ha le mani in pasta e non scrive mica per passione – la definisce oggi una ‘storia triste’. Un giudizio che sinceramente non ci sentiamo di condividere e che anzi tenderemmo a ribaltare del tutto. Notizie così non capitano tutti i giorni, questo è certo.
Ve lo ricordate Giuseppe Cangiano, l’autista del pm Antonio Rinaudo, uno dei magistrati impegnati nelle inchieste contro i No Tav, che poco più di un mese fa – era la sera dell’11 aprile, per la precisione – aveva denunciato di essere stato aggredito da una banda di anarchici no tav? Ebbene, ora il signor Cangiano è indagato perché si sarebbe inventato tutto.
A questa conclusione è giunta l’indagine della Digos disposta dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello. Gli inquirenti, esaminando le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza della zona, ascoltati alcuni testimoni dei fatti ed effettuata una consulenza medica sulle ferite subite dall’autista, comparati orari, percorsi e circostanze, sono giunti alla conclusione che non solo non c’è stata nessuna aggressione da parte di “ambienti antagonisti riconducibili ai centri sociali o al movimento No Tav”, ma che addirittura le ferite il signor Cangiano (apparentemente non più al servizio del pm che indaga contro No Tav e antagonisti vari) se le sia autoinferte. Perché, spiega la perizia, le ferite alla testa e alle braccia “non concordano con le riferite modalità del pestaggio”. Sono troppo leggere e superficiali per essere state provocate durante l’aggressione che, raccontò all’epoca Cangiano, era stata realizzata di notte da tre persone incappucciate e armate di un coltellino che gli avevano anche urlato contro “servo dei servi dei servi”.
Il risultato è, oltre a un’enorme figuca di c… per l’ex autista di Rinaudo e per i giornalisti e i politici che avevano creduto alla sua fantasiosa storiella, anche l’iscizione dell’uomo nel registro degli indagati con l’accusa di procurato allarme e simulazione di reato.
Ripensandoci, si tratta in effetti di una storia, triste, molto triste. Ovviamente per coloro che sostengono l’Alta Velocità in Val Susa e la necessità di trasformare la lotta contro la devastazione ambientale e democratica in una pura questione di ordine pubblico, o addirittura di terrorismo, da reprimere senza indugio. E con infinito sprezzo del ridicolo…
L’articolo che invece dedicò Contropiano alla prima “denuncia”: https://contropiano.org/articoli/item/23369
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