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Strage di Viareggio. L’establishment si difende il “suo” Moretti

Le reazioni alla sentenza che ha condannato l'ex amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti a 7 anni di carcere per le strage di Viareggio, sono contemporeamente vergognose ma illuminanti sulla cifra morale dell'establishment e dei suoi esponenti. Una cifra morale radicalmente diversa da quella dei familiari delle vittime e degli attivisti che in questi anni li hanno sostenuti (pagando per questo anche con il licenziamento come nel caso del ferroviere Riccardo Antonini).

In primo luogo colpisce la reazione della cupola della società “Finmeccanica-Leonardo” di cui Moretti è diventato strapagato manager nel 2014 dopo essere andato via dalle ferrovie e lì piazzato su espresso volere di Renzi.

Dopo una giornata in cui Finmeccanica aveva perso in Borsa il 2,3% (recuperando un po' in serata) a causa della condanna del suo amministratore delegato al tribunale di Lucca, il consiglio di amministrazione ha fatto sapere che – avvalendosi di uno specifico parere pro veritate – ritiene che non esista un problema di incompatibilità né esistono ostacoli al pieno esercizio della sua attività, per cui Moretti resterà al suo posto.

Secondo il Sole 24 Ore, sulla decisione di riconfermare Moretti a Finmeccanica da parte del governo (azionista di maggioranza) si vedrà a maggio ma, secondo il giornale dei padroni su questa decisione “peseranno i risultati della gestione, considerati positivi”.

Sul piano formale – e dal punto di vista delle classi dominanti – è una decisione che ha una sua logica (un manager che macina risultati non si tocca), ma sul piano morale lasciare un manager condannato perchè ha avuto delle responsabilità nella strage di Viareggio ad amministratore delegato della maggiore società di produzione di armi e armamenti in Italia, non è certo una bella immagine.

In secondo luogo colpisce invece il commento alla sentenza da parte dell'avv. Armando d'Apote, il legale difensore di Moretti. Non un giudizio di merito ma un giudizio tutto politico. A suo avviso è “una sentenza che trasuda populismo”. Abbiamo cioè davanti agli occhi una quadratura ideologica del cerchio per avere contezza di come le classi dominanti guardano al “mondo di sotto”.

A sentire l'avvocato D'Apote, la sentenza è andata così per soddisfare le aspettative dei familiari delle vittime e della gente comune (populismo dunque). Una idea piuttosto cinica sul fatto che le scelte aziendali di Moretti sulla riduzione della sicurezza nel sistema ferroviario abbiano prodotto conseguenze tragiche sulle persone. I manager dunque non dovrebbero essere tenuti a rispondere delle conseguenze delle loro azioni, ma solo ai dividendi degli azionisti e ai risultati nei bilanci in Borsa o nei consigli di amministrazione. La medesima logica richiamati da Il Sole 24 Ore. E poi si chiedono perchè li odiano tanto.

 

Foto di Patrizia Cortellessa

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1 Commento


  • Manlio Padovan

    Io odio pure De Gennaro anche se è stato assolto. Il che fa supporre una devianza nella amministrazione della Giustizia: cfr il "corsivo di firma" presente al momento sul blog…e la questione TAV in Valsusa.

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