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Ancora un caso basco a Roma

Ancora un caso basco a Roma, ancora una volta la nostra città è attraversata da una storia che parla di repressione, persecuzione, condanne spropositate emesse dall’Audiencia Nacional, il Tribunale Speciale di Madrid, che da decenni è complice delle torture ai danni di militanti baschi/e. 
Carlos García Preciado vive da 14 anni in Italia, qui lavora e costruisce ogni giorno la propria vita, dopo essere stato costretto ad andarsene dal Paese Basco, davanti ad un’accusa assurda che lo condanna a 16 anni per reati di kale borroka -lotta di strada- di quasi vent’anni fa. 
La storia di Carlos è la storia di tanti e tante che hanno pagato e continuano a pagare, nonostante ETA abbia abbandonato le armi nel 2011 a favore di un processo di risoluzione del conflitto.
In tutto il mondo centinaia di latitanti esiliati, iheslariak, che hanno rinunciato alle proprie vite per non rinunciare alla libertà.
A loro si aggiungono i deportati, mandati al confino, cui la Spagna rifiuta da decenni il permesso di rientrare, a cui si sommano a loro volta i quasi 500 prigionieri e prigioniere basche chiuse nelle carceri di Spagna e Francia, colpiti dall’infame sistema della dispersione, che li costringe reclusi a centinaia di km di distanza dalle loro famiglie. 
Pesanti accuse di terrorismo, costantemente, perseguitano i dissidenti baschi e ci ricordano le condanne spropositate chieste per Lander e Aingeru per un presunto bus danneggiato nel 2001, nel corso di una manifestazione a Bilbao, in occasione della messa al bando di SEGI, l’organizzazione giovanile del tempo.
Pensiamo alla vicenda di Arkaitz Bellon, che un anno fa è stato ucciso dalla dispersione che lo ha costretto a 13 anni di carcere duro, a più di mille km dalla sua famiglia, per presunti reati dello stesso genere.
Con facilità pensiamo a quanto accade anche in italia in questi anni, dove al danneggiamento di un compressore che brucia in Val Susa corrispondono accuse di terrorismo, con carcere e isolamento per i/le No Tav. 
I tentacoli dello stato spagnolo arrivano fin qui da noi, Carlos è il quinto compagno basco arrestato a Roma in pochi anni, e ancora una volta ci troviamo davanti a una gogna mediatica, un’ignobile narrazione dei media spagnoli e italiani.
In questi tempi di caccia alle streghe, cercando in ogni modo la criminalizzazione delle lotte, non si vede l’ora di trovare il terrorista di turno da sbattere in prima pagina e accostarlo così a presunti reati di danneggiamento, come può essere in questo caso, un bancomat bruciato. 
Contemporaneamente con le nuove norme antiterrorismo gli apparati repressivi , legittimano e rafforzano i meccanismi e i dispositivi di controllo e sorveglianza con i quali dichiarano di continuare ad indagare per ricostruire le ipotetiche reti di appoggio di cui Carlos si è avvalso in questi anni.
C’è poco da indagare, potete sprecare migliaia di euro in dispositivi tecnologici, ma la solidarietà non si controlla, non si processa e non si arresta, fa parte del nostro DNA.. centinaia sono le persone che negli anni hanno condiviso un pezzo di cammino con Carlos ..e poco importa se per molti di loro era Roberto. 
In queste ore Carlos si trova in regime di isolamento nel carcere di Rebibbia, domani a piazzale Clodio alle 12e30 ci sarà l’interrogatorio di convalida dell’arresto e su questo verranno dati aggiornamenti tramite gli avvocati che lo stanno seguendo. 
Invitiamo tutti e tutte ad inviare a Carlos telegrammi di solidarietà e a fargli sentire che non è solo. 

CARLOS ASKATU !

EUSKAL PRESO TA IHESLARIAK ETXERA! 

Uncasobascoaroma

per scrivere:

Carlos García Preciado
casa circondariale di Roma – Rebibbia
via Raffaele Majetti 70 00156

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