Ancora un caso basco a Roma, ancora una volta la nostra città è attraversata da una storia che parla di repressione, persecuzione, condanne spropositate emesse dall’Audiencia Nacional, il Tribunale Speciale di Madrid, che da decenni è complice delle torture ai danni di militanti baschi/e.
In tutto il mondo centinaia di latitanti esiliati, iheslariak, che hanno rinunciato alle proprie vite per non rinunciare alla libertà.
A loro si aggiungono i deportati, mandati al confino, cui la Spagna rifiuta da decenni il permesso di rientrare, a cui si sommano a loro volta i quasi 500 prigionieri e prigioniere basche chiuse nelle carceri di Spagna e Francia, colpiti dall’infame sistema della dispersione, che li costringe reclusi a centinaia di km di distanza dalle loro famiglie.
Pensiamo alla vicenda di Arkaitz Bellon, che un anno fa è stato ucciso dalla dispersione che lo ha costretto a 13 anni di carcere duro, a più di mille km dalla sua famiglia, per presunti reati dello stesso genere.
Con facilità pensiamo a quanto accade anche in italia in questi anni, dove al danneggiamento di un compressore che brucia in Val Susa corrispondono accuse di terrorismo, con carcere e isolamento per i/le No Tav.
In questi tempi di caccia alle streghe, cercando in ogni modo la criminalizzazione delle lotte, non si vede l’ora di trovare il terrorista di turno da sbattere in prima pagina e accostarlo così a presunti reati di danneggiamento, come può essere in questo caso, un bancomat bruciato.
C’è poco da indagare, potete sprecare migliaia di euro in dispositivi tecnologici, ma la solidarietà non si controlla, non si processa e non si arresta, fa parte del nostro DNA.. centinaia sono le persone che negli anni hanno condiviso un pezzo di cammino con Carlos ..e poco importa se per molti di loro era Roberto.
CARLOS ASKATU !
EUSKAL PRESO TA IHESLARIAK ETXERA!
Uncasobascoaroma
per scrivere:
Carlos García Preciado
casa circondariale di Roma – Rebibbia
via Raffaele Majetti 70 00156
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