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Contestazioni e trasformismo nella destra del “terzo millennio”

E’ stata una vittoria di misura quella che nell’assemblea della Fondazione di Alleanza Nazionale, divisa tra Fratelli d’Italia, l’asse Fini-Alemanno, e i pontieri di Forza Italia (Gasparri-Matteoli) ha visto prevalere le posizioni di La Russa e Meloni in vista di un nuovo centrodestra allargato alla Lega.

Con una ventina di voti di differenza quelli dell’asse Fdi-FI-Salvini hanno vinto e si sono tenuti il simbolo. Ma, come è noto, quando discutono tra loro, i fascisti non rinunciano mai alla drammatizzazione e allo scontro. Sabato pomeriggio infatti una cinquantina di fascisti della sezione del Movimento Sociale Italiano di via Ottaviano 9 (una sede storica) si sono presentati all’ingresso del Midas Hotel dove erano in corso l’assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale sventolando bandiere strappate di Alleanza Nazionale ed al grido di andate a casa. I fascisti più fascisti hanno accusato di tradimento ideale e di disimpegno i vertici della fondazione per il mancato intervento dopo l’ordine di sfratto intimato alla storica sede neofascista di via Ottaviano.
Hanno lanciato dentro e fuori l’hotel delle banconote fac simile di 100 euro, gridando “La nostra fede non va tradita, mercenari!”.

Il quotidiano storico della destra romana, Il Tempo, la racconta così: “E la resa dei conti arriva alle 18. Presi di sorpresa i participanti dell’assemblea all’arrivo della contestazione. I lavori si interrompono, c’è chi dice «io ero lì quel giorno quando uccisero Mantakas» e c’è chi vorrebbe uscire a parlare con i manifestanti. Non si arriva però a nessuna mediazione: i militanti di via Ottaviano alla fine se ne vanno. Ma promettono che la battaglia per tutelare l’identità del Msi è appena iniziata”.

Ma lo scontro dentro ai movimenti neofascisti non ruota solo intorno alle nostalgie per le sedi e le vicissitudini del Msi. E’ soprattutto l’operazione di saldatura tra Lega e neofascisti condotta da Salvini che sta riscrivendo la geografia politica della destra e i suoi rapporti interni, soprattutto perché Casa Pound dalle elezioni europee, è salita sul carro della Lega che gli funziona da sponda politica istituzionale (cosa che Casa Pound ha sempre perseguito anche ai tempi del centrodestra berlusconiano) ed anche perché Casa Pound teorizza “l’entrata nel palazzo” e una spiccata sensibilità per le attività ecomomiche. Uno dei suoi leader, Simone Di Stefano a chiarire che  “I movimenti minuscoli e frantumati non hanno un’adesione tesa alla vittoria politica che per noi è entrare nei palazzi. Dall’altra parte si rifiuta qualsiasi dialogo e soprattutto si rifiuta la Lega. Forza Nuova e gli altri non ci stanno, si chiudono sulla torre d’avorio”.

La connessione sentimentale tra la Lega di Salvini e Casa Pound, sta obiettivamente indebolendo l’insediamento dei fascisti più tradizionalisti come Forza Nuova che stanno perdendo militanti, soldi, capacità di iniziativa. A Nord questa operazione ha prosciugato l’acqua in cui nuotavano i pesci dei gruppi neofascisti, arruolandone gran parte sotto le bandiere della Lega. Nella Capitale e nel Meridione l’operazione appare un più complessa, anche perché sta innescando e coniugando istinti diversi come nel caso della Sicilia.

A Messina la coalizione tra Lega e fascisti ha prodotto infatti nei giorni scorso un corteo fino alla Prefettura, affiancando al tradizionale “no all’immigrazione clandestina” anche un più affaristico “sì alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”. “Noi siciliani siamo davvero soddisfatti che l’intero centrodestra si sia ritrovato unito in Parlamento in occasione del voto favorevole alla mozione pro Ponte – ha commentato il deputato nazionale della Lega e segretario di ‘Noi con Salvini’ Angelo Attaguile, accompagnato dal referente messinese Fabrizio Trifilò e dal coordinatore di ‘Noi con Salvini’ della Calabria Domenico Frugiuele -, atto sottoscritto da tutti i parlamentari della Lega”. Insomma la confluenza di destre diverse sta producendo palesemente mostri politici di ogni tipo, a nord come al sud del paese.

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