A togliere le castagne dal fuoco a Pdl e Lega ci pensa Walter Veltroni. L’ex segretario prende la parola alla Camera e a nome del pd chiede di spostare la discussione sul testamento biologico in programma per il pomeriggio. «Meglio rinviare» dice, spiegando che il Pd «vuole votare» il ddl Calabrò ma non «sotto il fuoco» delle polemiche per le elezioni amministrative. Veltroni non parla a braccio. Il suo è un intervento lungo, preparato a tavolino e in cui cita anche La Pira ma il cui nocciolo sta nell’appello che rivolge alla maggioranza perché, spiega, «eviti questo errore: affrontare un tema così delicato nell’asprezza dello scontro politico e nel rischio di esporlo a strumentalizzazioni».
Una mossa a sorpresa quella fatta da Veltroni. Fino a ieri mattina la maggioranza era determinata a portare a casa la legge sul biotestamento, convinta in questo modo di potersi conquistare il voto dei cattolici. I numeri non mancano di certo, tant’è che subito dopo il rinvio – deciso senza neanche fissare una nuova data – il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella si affretta a garantire che comunque il testo verrà approvato, grazie anche ai voti garantiti dall’Udc di Pierferdinando Casini. All’improvvisa retromarcia ha contribuito sicuramente più di un fattore. A partire dalle defezioni fatte registrare dai responsabili, che ieri hanno provocato la caduta della maggioranza sulle quattro mozioni sul carcere e che non garantirebbero più la solidità della maggioranza. Ma anche la richiesta, avanzata in mattinata dal Pd, di mettere il voto segreto su praticamente tutti gli emendamenti presentati al testo. Fatti due calcoli, il rischio di perdere la faccia su quello che è ormai diventato uno dei provvedimenti simbolo della legislatura era troppo alto. Tenuto conto anche dei dubbi sulla legge espressi nelle scorse settimane da alcuni esponenti del Pdl, primo fra tutti Sandro Bondi con un intervento sul Foglio di Giuliano Ferrara.
Far slittare tutto, mettere «in sonno» un tema diventato improvvisamente troppo scomodo deve essere apparsa quindi la soluzione più indolore per tutti, a partire proprio dal Pd che deve fare i conti con almeno sette deputati favorevoli al testo Calabrò e dal Terzo polo, diviso tra i finiani contrari alla legge e Udc e Api che la sostengono. Al punto che più di un deputato in serata non nascondeva i suoi dubbi circa la possibilità che l’offerta veltroniana possa essere stata concordata visto che – a quanto pare – già prima del voto nei corridoi di Montecitorio si dava per scontato che la discussione sarebbe saltata.
«Volete far slittare l’esame del biotestamento solo perché vi conviene, perché avete capito che vi fa perdere voti, che non è una legge popolare?», chiede infatti polemicamente il radicale Maurizio Turco. Posizione che trova d’accordo anche l’Italia dei Valori. «Pur apprezzando le parole di Veltroni non condivido il rinvio», dice il responsabile sanità, Antonio Palagiano. «Avrei preferito che gli italiani andassero ai ballottaggi sapendo ciò che gli verrà propinato dopo il voto».
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