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La sconfitta anticipata dai sondaggi

Berlusconi che esclude “nel modo più assoluto” che il governo possa cadere in caso di sconfitta sia a Napoli che a Milano è già una novità. In condizioni normali avrebbe escluso “nel modo più assoluto” di poter perdere o anche solo pareggiare.

La neosottosegretaria Daniela Melchiorre, presidente dei Liberaldemocratici e una vita (politica) passata a passare da un raggruppamento all’altro, si è dimssa dal governo in cui era appena entrata strepitando il suo senso di “responsabilità nazionale”.

Calderoli che vuole spostare il Quirinale al Milano di mattina e il pomeriggio smentisce tutto asserendo di esser stato “tradotto male” (anche per uno nato politicamente nella curva dell’Atalanta sembra eccessivo).

Antonio D’Amato – il più berlusconiano degli ex presidenti di Confindustria, cui venne eletto dalla “base” padronale sconfiggendo Carlo Callieri (sostenuto da Agnelli, De Benedetti e Tronchetti Provera), titolare di un’impresa di imballaggi (c’è chi insinua faccia addirittura anche piatti di carta usa-e-getta) in quel di Arzano (il paese di “Io speriamo che me la cavo”) – che a Napoli si schiera con De Magistria.

Cesare Romiti, l’indimenticato killer della classe operaia Fiat (23.000 licenziati nel solo finale del 1980; poi andò avanti a lungo…) che a Milano sponsorizza apertamente Giuliano Pisapia, noto “avvocato di terroristi” (come dice il Tappo) e che effettivamente qualche prigioniero politico degli anno ’70-’80 l’ha difeso.

 

Cosa sta accadendo?

 

Che i sondaggi segreti, quelli cui sta appeso sempre il Cavaliere Tappo, danno ormai da giorni perdenti entrambi i suoi candidati. Poteva succedere, ma non con queste percentuali:

Milano: Pisapia 54%, Moratti 46.

Napoli: De Magistris 53%, Lettieri 47.

 

Distacchi incolmabili registrati giovedì sera, a 48 ore dal voto. I sondaggisti però avvisano: “il rischio, concreto, è che una parte della tifoseria azzurra decida di disertare l’ippodromo nel giorno della corsa ufficiale, dando corpo ad una sconfitta dalle proporzioni umilianti”.

Insomma, facendo le corna come d’uso quando si parla di numeri e intenzioni, l’era berlusconiana sta finendo rapidamente. Lo dicono i topi che scappano.

Attenzione, però: sta finendo anche l’antiberlusconismo che non vuol sentir parlare d’altro. Chiunque abbia problemi veri (salario, posto di lavoro, possibilità di studio o di reddito, abitazione mancante, futuro assente) è bene che si prepari a farsi sentire. I padroni hanno già prenotato il “programma” delle “riforme da fare assolutamente”. Sono disperati, avidi e pericolosi quanto e più del Tappo, che – sia detto sottovoce – era troppo impegnato a farsi gli “affari suoi” per fare anche quelli “della borghesia”. Non a caso, di tutta la squadra di governo, la Marcegaglia salva soltanto il mangia-operai: Maurizio Sacconi.

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