Una ventina di attivisti del movimento No-Tav ha occupato ieri il primo e il secondo binario della stazione di Milano Certosa per circa un quarto d’ora intorno alle 17,30, causando ritardi fra i quindici minuti e la mezz’ora a una decina di treni diretti o in arrivo da Varese, Domodossola e Torino. Dieci manifestanti sono stati identificati dagli agenti di Polizia.
Ieri si è tenuta a Torino l’udienza del tribunale del riesame per molti degli attivisti no tav arrestati nella maxiretata del 26 gennaio scorso ordinata contro il movimento dal giudice Caselli. In queste settimane proteste e mobilitazioni di solidarietà del movimento no tav si sono tenute in tutta Italia, e anche alcuni degli attivisti arrestati hanno protestato nel carcere di Torino contro le intollerabili condizioni di carcerazione. Per tutta risposta sono stati puniti, separati e dispersi in varie carceri del Piemonte. Al termine dell’udienza di ieri – fuori dal tribunale c’era un ennesimo presidio di solidarietà all’insegna dello slogan “siamo partiti insieme e continuiamo insieme” – i giudici hanno deciso di scarcerare buona parte dei detenuti e di metterli agli arresti domiciliari come era già successo con altri nei giorni scorsi. Sei i militanti scarcerati: Giuseppe, Gariela, Jacopo, Samuele, Tobia (Torino), Lorenzo (Milano). Per altri cinque confermata la detenzione in carcere.
Un primo obiettivo raggiunto frutto anche della lotta e della mobilitazione di tutto il movimento. Ma non basta. “Non basta, troppi sono ancora in carcere e troppe le restrizoni per chi è costretto a casa o a non uscire dal proprio paese con l’obbligo di dimora. Ora li vogliamo tutti liberi! – scrive il sito notav.info – Questo hanno urlato migliaia di persone in queste settimane, questo pensiamo sia l’unico vero giudizio che meritano, solidarietà, vicinanza, sostegno. Questo diranno migliaia di persone ancora nelle prossime settimane, con le molte iniziative in programma, compreso il grande corteo di sabato 25 febbraio e la festa popolare di sabato 18. In ogni caso il teorema accusatorio continua a perdere pezzi anche tra le mura che lo hanno partorito. Giudici dello stesso palazzo presieduto da Caselli (quasi fosse il suo piccolo regno) ancora una volta hanno deciso in maniera opposta. Sono tutti piccoli passi che continueremo a fare per liberarli , stando vicino alle loro famiglie,parlando con gli avvocati (anche loro no tav!), pubblicando i loro comunicati, lottando, presidiando tutte le sedi dove vengono tenuti prigionieri e così ancora”.
Intanto la mobilitazione contro l’alta velocità continua anche a Chiomonte, con il presidio permanente costantemente occupato. “Da lì il movimento difende la val Clarea, ieri, oggi e domani. Lì in primavera tenteranno di aprire il cantiere e ancora una volta lì saremo, come abbiamo fatto nello scorso anno, come faremo in futuro. Per questa determinazione a resistere il movimento no tav ha subito questi arresti, ora però si rilancia e si riparte. Si liberano i compagni e si continua a resistere a Chiomonte!”
Per la Pro Natura del Piemonte con l’ultimo accordo sulla Tav Torino-Lione firmato da Italia e Francia nei giorni scorsi, i costi per il nostro Paese aumenteranno di 2,3 miliardi di euro rispetto alla ripartizione ipotizzata prima. A fare salire la cifra della parte internazionale – di cui, secondo le intese, all’Italia tocca la quota del 57.9% – è, stando ai calcoli dell’associazione ambientalista, l’estensione di 33 km tra St.Jean de Maurienne e Montmelian, in territorio francese. L’aspetto economico, tuttavia, non è l’unico punto su cui si indirizzano le critiche di Pro Natura. «Quell’accordo – sostiene il presidente, Mario Cavargna – riserva moltissime sorprese, a cominciare dal fatto che, come è scritto nella premessa del documento, non è uno dei protocolli addizionali previsti dall’intesa firmata dai due governi a Torino nel 2001. E per cominciare con i lavori della Torino-Lione serve l’ approvazione di un protocollo addizionale separato, tenendo conto, in particolare della partecipazione definitiva dell’ Unione Europea al progetto». «Non è stato compiuto il minimo passo, quindi,- sostiene ancora Cavargna – verso l’inizio dei lavori di realizzazione della Torino-Lione. In sostanza l’accordo del 30 gennaio scorso riscrive le parti che possono essere riscritte ‘per via diplomatica,’, senza ratifica parlamentare, e riguarda solo ‘studi, progetti e lavori preliminarì».
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