Erano già in piazza nel primo pomeriggio sotto un sole che è sembrato più caldo del solito. Gli attivisti dei comitati referendari – soprattutto quelli per l’acqua pubblica – si sono visti a Roma in piazza Bocca della Verità (un posto oggi estremamente indicato) per attendere e commentare insieme i risultati delle urne sui 4 referendum.
Si capiva già che l’aria era buona, anzi, molto buona ma, un po’ per scaramanzia un po’ perché la politica ha mille trucchi, si è atteso che i risultati si delineassero nella loro interezza per annunciare una vittoria che indica come l’aria del paese possa cambiare e stia cambiando.
Dal palco si sono alternati gli attivisti dei comitati che da anni si sono battuti a difesa dell’acqua pubblica dall’offensiva liberista sia nelle versione affaristica della destra sia dalle logiche aziendaliste del centro-sinistra. Un intervento dal palco è stato estremamente deciso nel rivendicare la piena autonomia del movimento che ha portato al risultato referendario: “non abbiamo dato e non daremo delega a nessuno di nominarsi rappresentante di questo movimento. La nostra piattaforma è quella scritta nella Legge di Iniziativa Popolare sull’acqua sottoscritta da decine di migliaia di persone e consegnata al Parlamento anni fa”; e poi un monito esplicito sul futuro: “Diciamo a tutti di stare attenti a quello che farete nelle varie regioni e nei vari comuni, attenti in Veneto ma attenti anche in Puglia”. Dal palco è intervenuto anche Stefano Rodotà secondo il quale “questo è un successo che carica tutti di enormi responsabilità. Con questo referendum abbiamo restituito uno strumento di democrazia ai cittadini” e poi, rivolgendosi ai comitati, ha sottolineato un passaggio molto importante “avete imposto un’altra agenda politica al paese”. E forse uno dei nodi positivi emersi dal referendum è proprio questo: l’iniziativa autonoma dei movimenti sociali, dei comitati, dei sindacati di base è riuscita a determinare un contenuto sociale e un calendario politico che la rappresentanza messa a disposizione dai partiti subalterni al bipolarismo non può accettare come proprio.
E forse è questo uno dei motivi per cui una rappresentante collaterale di quello schema bipolare come Susanna Camusso è stata contestata dagli attivisti dei sindacati di base prima al suo arrivo in piazza e poi mentre veniva intervistata da Rai News protetta da polizia e dal servizio di scorta dalla Cgil. Dal palco è poi intervenuto un rappresentante del movimento No Tav della Val di Susa che ha lanciato l’allarme rosso sull’apertura dei cantieri e il necessario sostegno alle popolazioni che si oppongono all’ennesimo affare per pochi coincidente con uno scempio ambientale.
Adesso si apre una partita che effettivamente è a tutto campo sia sul piano nazionale che sul piano locale, dove la privatizzazione dei servizi pubblici locali in molte città è andata avanti sia con giunte di destra che di centro-sinistra. Se a Roma la partita riguarda ad esempio l’Acea (e già giovedì 16 una assemblea cittadina della rete Roma Bene Comune entrerà nel merito del problema), a Milano la questione riguarda la A2A o a Bologna la Hera. Il liberismo muncipale oltre che quello nazionale, adesso si troverà davanti un movimento forte del consenso popolare… e non saranno fatti sconti a nessuno.
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