Non ci stupisce più di tanto neppure trovarvi impigliato il “mitico” amministratore delegato delle Ferrovie dello stato, feroce ristrutturatore che odia lavoratori e pendolari (poco redditizi) e adora l’alta velocità. E nemmeno il gossipparo professionista, Roberto D’Agostino, col suo sito Dagospia,
Proponiamo una serie di articoli salla stampa di oggi certi che i nostri lettori sapranno collegare i pezzi del puzzle e trarne un giudizio politico. Definitivo.
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Così Bisignani controllava la politica
Letta: mi disse dell’inchiesta
La Prestigiacomo a Bisignani: sei intercettato? Mi rovini
Giovanni Bianconi
Si comporta come un ministro o un sottosegretario, un capogruppo parlamentare, un leader di partito. Invece non è niente di tutto questo, né riveste alcun incarico. Ma dà tanti e tali ordini, consigli e indicazioni di voto che per i pubblici ministeri di Napoli è al centro di un’associazione segreta «diretta a interferire sulle funzioni di organi costituzionali, amministrazioni pubbliche, enti pubblici» e altro ancora. Come? Gestendo informazioni e conoscenze. Spiega ai magistrati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta: «Luigi Bisignani è persona estroversa, brillante, e ben informata… È amico di tutti, è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è un uomo di relazione».
Niente di strano se non ci fosse quel principio – ricordato dagli inquirenti nella loro richiesta d’arresto per il manager dai mille legami – secondo cui «conoscere e avere informazioni che altri non hanno è la premessa indispensabile per esercitare il potere». Anche quello occulto gestito dall’uomo d’affari che quasi ogni giorno interferiva sulla politica di istituzioni e partiti, secondo la prospettazione dell’accusa. Le informazioni riservate di Bisignani riguardano anche il presidente del Consiglio, come si evince dalla telefonata tra lui e la deputata del Pdl Michaela Biancofiore la sera di domenica 16 gennaio 2011. Lui, tifoso laziale, comincia a parlare di calcio, e subito dopo lei accenna a «una cosa importante» che riguarda il figlio di Ilda Boccassini, il procuratore aggiunto di Milano, titolare dell’inchiesta per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. Sembra l’anticipazione di una notizia che pochi giorni dopo uscirà su Il Giornale, tanto che i pm chiosano: «Bisignani è riconosciuto come un punto di riferimento al quale riconnettersi affinché determinate informazioni, per così dire infanganti, possano trovare un canale attraverso cui essere propalate».
Ma in quella telefonata c’è dell’altro. Berlusconi è appena apparso in tv per dire che nelle sue feste ad Arcore non accadeva niente di male, annunciando di avere «uno stabile rapporto di affetto» con una donna dopo la separazione dalla moglie. Commenta Bisignani: «Adesso io spero che su questa fidanzata, così come abbiamo detto stasera, cada proprio il silenzio assoluto, che non si deve sapere mai chi è la fidanzata… Noi dobbiamo assolutamente preservare la privacy di questa signora». La Biancofiore avverte che la caccia è già cominciata, e mostra di conoscere l’interessata. Ancora Bisignani, riferito al videomessaggio di Berlusconi: «Se non ci fosse stata ‘sta cosa della fidanzata era perfetto». Poi di nuovo un accenno – secondo chi intercetta – alla vecchia storia del figlio della Boccassini, utile a screditare il magistrato. La Biancofiore dice: «Poi domani ti dico quell’altra cosa che vabbè… me ne sono pentita, però… Sai com’è. Come dire (ride)… Uffa (ride)… Ciao».
Con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, Luigi Bisignani mostra confidenza e «una notevole capacità di influenza sulle stesse modalità di esercizio delle sue funzioni ministeriali», accusano gli inquirenti. A lei, nel dicembre scorso, l’uomo d’affari rivela che il pm napoletano Woodcock lo controlla. Lei domanda perché, e lui: «Non saprei». Reazione della Prestigiacomo: «Se ti controlla ti segue, ti da… Mamma mia!! Ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!». Bisignani prova a rassicurarla: «Io cerco di stare sempre attentissimo al telefono».
Nonostante la prudenza, però, alcune sue conversazioni ritenute interessanti dai pm restano incise, sia con il ministro – per la quale ha segnalato al prefetto di Roma «la presenza di cinghiali all’interno di una scuola frequentata dalla figlia», ma il prefetto l’ha dirottato sulla Guardia forestale – sia con alcuni suoi amici.
Come l’onorevole Italo Bocchino, al quale in un messaggio telefonico del 4 novembre scorso Bisignani diceva: «Sui parchi mi raccomando in commissione, ora». E Bocchino: «Tranquillo». C’era il problema di votare un emendamento per il finanziamento dei parchi, che interessava la Prestigiacomo, alla commissione Bilancio della Camera, e Bisignani chiama anche l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino il quale – spiega alla persona che ha davanti a sé – «governa quelli dell’Udc in commissione». E quando l’ex potente democristiano risponde, Bisignani quasi ordina: «C’è l’emendamento Fallica… sui parchi. Perciò parla con quello perché è una cosa importante… che deve passare». Cirino Pomicino: «Eh… Mò chiamo». In una conversazione dell’11 novembre, Bocchino dice a Bisignani che Berlusconi «si deve dimettere… mò deve decidere lui, come e quando», ma poi promette: «Risolvo Tremonti e Prestigiacomo». Con i pubblici ministeri lo stesso Bocchino ha ammesso di aver assecondato le richieste del manager: «Non ebbi difficoltà ad accogliere le sue indicazioni poiché coincidevano con l’interesse politico del gruppo Futuro e libertà, e cioè mettere in difficoltà il Pdl facendone venire a galla i contrasti interni. Bisignani caldeggiava gli interessi di alcuni ministri non “tremontiani”, cioè la Gelmini, la Prestigiacomo e Frattini».
Proprio a Bocchino, Bisignani attribuisce la prima fuga di notizie che lo mise in guardia sull’inchiesta napoletana a suo carico. Su questa vicenda, che per i magistrati è centrale, tutti gli interessati negano. Almeno finché possono. Nell’interrogatorio del 14 febbraio, Stefania Prestigiacomo ha detto: «Escludo che il Bisignani mi abbia mai potuto riferire di aver appreso di essere intercettato da parte del dottor Woodcock», ma appena lette le trascrizioni delle conversazione intercettate s’è dovuta correggere: «Ricordo che il Bisignani mi disse di aver appreso di essere intercettato…». E il sottosegretario Letta, dopo aver garantito che «con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia, che io gestisco in modo istituzionale e corretto, come con ogni altro», informato delle intercettazioni ha messo a verbale: «Non escludo che mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria; sicuramente non mi ha detto che era intercettato, e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto al Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo».
Dal governo nazionale, a quello locale. Interrogato come testimone, l’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Alemanno, Maurizio Basile – oggi amministratore delegato dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici – ha dichiarato: «Non c’è dubbio che Alemanno ascoltasse le indicazioni del Bisignani, compresa la mia nomina, tuttavia non so spiegare come mai il Bisignani potesse vantare tale indubbio “potere contrattuale” sul suddetto Alemanno». L’ex braccio destro del sindaco del centrodestra ricorda che durante una cena «Bisignani fece parlare al telefono Alemanno e Briatore, e ho potuto apprendere da tale conversazione che il Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun interesse reale delle società costruttrici di auto a fare il Gran premio di Roma… In un’altra occasione il Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore ad Alemanno, e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio».
Ma tra tanti affari gestiti su scala nazionale e locale, il chiodo fisso degli interessi dell’uomo d’affari sembrano sempre le notizie sulle inchieste giudiziarie. Quelle che riguardano lui e quelle sulle persone con cui si «relaziona». In un’intercettazione con l’ex magistrato oggi deputato del Pdl Alfonso Papa, Bisignani parla del «toscano», e ai pubblici ministeri ha spiegato: «È sicuramente l’onorevole Verdini… Ripeto che il Papa si era impegnato a interessarsi e a prendere informazioni sulle vicende giudiziarie riguardanti il Verdini medesimo». Così tanto impegnato che in un colloquio del settembre scorso col carabiniere Enrico La Monica, oggi latitante, Papa lo striglia: «Mettiti insomma, questo ramo napoletano della P3 così… tiriamo in ballo pesantemente anche Caliendo (sottosegretario alla Giustizia, indagato nell’indagine romana chiamata P3, ndr)… Noi dobbiamo cercare di sapere quanto più è possibile…Tu questa settimana ti devi proprio concentrare al massimo su questa storia… È importantissimo, hai capito?». La Monica ripete più volte: «Va bene»; ma Papa insiste: «Mi raccomando, Benevento e questa cosa napoletana».
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Montezemolo: ‘A Bisignani chiesi aiuto per Edwige Fenech in Rai’
Sollecitare tramite Luigi Bisignani l’intervento del direttore generale della Rai Mauro Masi in favore di Edwige Fenech: è questo il motivo per cui Luca Cordero di Montezemolo contattò l’ex giornalista e faccendiere finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta P4. Ascoltato lo scorso 23 febbraio dai pm di Napoli, l’ex numero uno di Confindustria spiega di aver fa contattato Bisignani perchè agisse «nell’interesse di Edwige Fenech (e ciò dal momento che so che Bisignani è amico di Masi) che è stata la mia compagna e che produce film o meglio fiction per la Rai». «La Rai – aggiunge Montezemolo – si era impegnata a finanziare fiction prodotte dalla stessa Fenech che quindi aveva affrontato spese preliminari». Per questo – aggiunge – «io stesso chiamai, in un primo tempo, direttamente Masi da Abu Dabi; subito dopo chiamai Bisignani chiedendogli di intervenire su Masi; ultimamente la Fenech mi ha detto che era ancora in attesa». Rispondendo ad una domanda degli inquirenti, Montezemolo fa riferimento a una Maserati, alla quale si fa riferimento in una delle intercettazioni, e che – dice – «Masi mi aveva chiesto di provare e che io gli avevo mandato». (ANSA).
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I VERBALI
“Così Bisignani usava Masi e la Rai”
nelle carte dei pm le trame del faccendiere
I documenti dell’inchiesta P4: la battaglia di Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, per il licenziamento di Santoro, il ruolo di Dagospia, i rapporti con i quotidiani
di CARLO BONINI
L’ex direttore generale della Rai Mauro Masi
SCRIVONO i pm Greco e Woodcock: “Conoscere e avere informazioni che altri non hanno è la premessa indispensabile per esercitare il potere”.
Manipolarle per farne un uso ricattatorio, per piegare e condizionare la volontà di dirigenti pubblici, capitani d’industria e uomini politici, per intimidire magistrati, era il lavoro di Luigi Bisignani. Della sua “macchina del fango”. Come del suo capillare sistema di relazioni nei media, in un perimetro definito dalla Rai di Mauro Masi, dal sito Dagospia, dal quotidiano il Giornale.
LA RAI DI MASI
Se a Dagospia, come vedremo, è lasciato il lavoro sporco, l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi – “lo dimostrano decine e decine di conversazioni intercettate”, osservano i pm – lavora “in chiaro”. In piazza Mignanelli (l’abitazione di Bisignani) si decide. Lui, Masi, ci mette la faccia. “Bisignani – dice – è persona vicina alla mia famiglia e gli riconosco grandi capacità”.
E così, quando i pm lo ascoltano, decide di far tracimare il pozzo nero di cui è stato custode. “Giovanni Minoli? Mi era stato segnalato da Gianni Letta come responsabile delle attività Rai per i 150 anni d’Italia e mi veniva segnalato quotidianamente anche da Giuliano Amato, presidente del comitato dei garanti per le celebrazioni”. “Massimo Liofredi (ex direttore di Rai2)? Proteggeva la giornalista Monica Setta, per la verità insieme a tanti altri, che io non volevo rinnovare e non
ho rinnovato”. “Anche per la giornalista Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico-istituzionale, compreso Bisignani, sponsorizzandola ai servizi parlamentari”.
E ancora: “Bisignani mi mise in contatto con Capezzone (Daniele, portavoce del Pdl)”, “Bisignani ha ottimi rapporti con Ferruccio De Bortoli (direttore del Corriere della Sera)” . “Usavo Bisignani per sondare Gianni Letta e dunque il “clima politico””. In verità, era Bisignani che usava Masi, come lui stesso riconosce quando gli viene chiesto conto della lettera di licenziamento di Michele Santoro. Scritta da lui, ma preparata dal faccendiere: “In effetti, non escludo di aver chiesto a Bisignani di sondare Letta sul licenziamento”.
“Troppi schizzi di fango, compresi quelli che ci ha tirato addosso l’ex direttore generale. Voglio che la Rai sia trasparente e ne esca pulita”, dice ora il presidente dell’azienda Paolo Garimberti. Ma il problema – con 10 mila fogli di allegati dell’inchiesta ancora da depositare – è che questa storia sembra appena cominciata. Come dimostra un altro capitolo di quest’affare: Dagospia.
DAGOSPIA E “L’AMICO ROBERTO”
Nel circuito asfittico e autoreferenziale dei palazzi della politica, dell’informazione, dei colossi a partecipazione pubblica (Eni, Ferrovie), degli apparati, la micidiale arma di cui Bisignani dispone, perché capace di ammansire le sue vittime e orientare la “grande stampa”, è Dagospia. Racconta ai pm Bisignani: “Sono molto amico di Roberto D’Agostino (il fondatore del sito, ndr), che ha sposato Anna Federici, figlia di un amico di Andreotti. Credo di avere un certo ascendente su D’Agostino con cui avevamo in comune l’amicizia con il presidente Cossiga. E sicuramente sono stato io a suggerire all’Eni di fare pubblicità su Dagospia (100 mila euro l’anno)”.
“Dago” è il suo giocattolo (capita che le ambientali lo intercettino mentre istruisce il ministro Prestigiacomo a connettersi on line) e, non a caso, è scelto per veicolare il “meglio” che la sua rete raccatta. Il fango sul vicepresidente del Csm Vietti, un paio di affondi sulla Elisa Grande (la dirigente che, abbiamo visto, non si mette sull’attenti con la Santanché), il tormentone sulla relazione tra Italo Bocchino e il ministro Carfagna (“Vi dico – racconta ai pm un divertito Bisignani – che la fonte principale del gossip è la moglie di Bocchino”), perché il deputato di Fli sia costretto a chiedergli una tregua. In una telefonata (“Senti, l’amico Roberto si sta proprio a comportà da merda”. “Ma cosa da pazzi, vabbé, cerco di…”, risponde peloso il faccendiere).
“IL GIORNALE”, “LIBERO” E LA SANTANCHÉ. “IL ROMA”
Dice ancora Luigi Bisignani: “Non avevo grandi rapporti con il Giornale e con Sallusti (il direttore, ndr) per via della Santanché (Daniela, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ndr) e della politica che il Giornale faceva contro Fini”. E tuttavia, concede, “Gianmarco Chiocci (cronista giudiziario del quotidiano, ndr), veniva spesso da me, soprattutto perché voleva cambiare testata”. Era “utilizzato come informatore giudiziario”, chiosano i pm.
È un fatto che il Giornale veicola nel gennaio scorso l’aggressione al pm Ilda Boccassini di cui lo stesso Bisignani discute pochi giorni prima al telefono con il deputato pdl Michaela Biancofiore. Ed è un fatto che ad aggiungere un dettaglio sui rapporti tra il faccendiere piduista e il quotidiano, è Elisa Grande, dirigente della Presidenza del Consiglio responsabile per i contributi pubblici alla stampa. Interrogata dai pm, racconta: “Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, Bisignani mi presentò la Santanché. Aveva a che fare con la concessionaria “Visibilia”, che raccoglieva pubblicità per il Giornale, e si lamentava perché i miei uffici non compravano inserzioni dalla sua società, cosa per altro non vera”.
Bisignani dunque si spende perché la Santanché possa raccogliere pubblicità istituzionale da palazzo Chigi. Ma, come lui stesso ammette, aveva fatto lo stesso quando, tempo prima, la Santanché lavorava come semplice broker pubblicitario per Libero, degli editori Antonio e Gianpaolo Angelucci. “La aiutai a stringere i rapporti con gli Angelucci. Quindi, la presentai a Lucchini dell’Eni, a Comin dell’Enel, alla Giorgetti di Poste Italiane, che mi risulta abbiano dato pubblicità a “Visibilia”. Poi, quando Feltri passò a dirigere il Giornale i rapporti tra la Santanché e gli Angelucci si incrinarono e io mi schierai con gli editori di Libero”. Il Giornale, Libero e non solo. “Parlai con Italo Bocchino dei finanziamenti pubblici legati al giornale Roma, di cui lui o la sua famiglia era editrice”.
(21 giugno 2011)
L’INCHIESTA
Bisignani, il giorno dell’interrogatorio
E Prestigiacomo disse: tu mi rovini
Quasi due ore di fronte al giudice Giordano. Indagato per fravoreggiamento personale l’Ad di Ferrovie, Mauro Moretti. Nei verbali, anche i nomi di Alemanno, Barbareschi, Briatore e il generale Santini che tira in ballo D’Alema: tutti in rapporti con Bisignani ma non indagati. Il ministro al faccendiere: “Se escono le intercettazioni con me…”. Gianni Letta: “Mi aveva parlato dell’inchiesta”, ma il sottosegretario smentisce il “brindisi per la Consulta”. E racconta: sono stato con Dini suo testimone di nozze. Montezemolo: lo chiamai per sostenere Edvige Fenech di DARIO DEL PORTO
E’ il giorno di Luigi Bisignani nell’inchiesta che lo vede agli arresti domiciliari. E’ arrivato alle 13 e 45 a Napoli, nella moderna sede del Tribunale, al Centro direzionale. L’interrogatorio è finito intorno alle 15,30.
Bisignani, agli arresti domiciliari per favoreggiamento, è giunto da Roma a bordo di una Mercedes classe A, accompagnato dall’avvocato difensore Fabio Lattanzi. L’auto è entrata direttamente nel parcheggio interno al palazzo di giustizia e Bisignani è stato condotto al dodicesimo piano del Tribunale, “blindato” da polizia e carabinieri per evitare giornalisti, cameramen e fotoreporter.
Il giudice Luigi Giordano ha quindi iniziato l’interrogatorio mentre Bisignani è stato raggiunto dall’altro suo difensore, Gianpiero Pirolo. E lo stesso Pirolo, conversando con i giornalisti al termine dell’interrogatorio ha detto che Bisignani “ancora una volta ha chiarito gli aspetti della vicenda, rispondendo anche a qualche domanda nuova del pm”. La difesa presenterà nei prossimi giorni istanza di revoca degli arresti domiciliari e valuterà un eventuale ricorso al tribunale del riesame.
Indagato Moretti, Ad Ferrovie
Fra gli indagati nell’inchiesta P4 anche l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti. L’iscrizione nel registro degli indagati di Moretti è riportata nella richiesta di arresto (per Bisignani) dei pm, che gli constestano il reato di favoreggiamento personale. Nella richiesta i magistrati scrivono che il nome di Moretti viene fuori in seguito alla denuncia che l’imprenditore De Martino avrebbe voluto presentare per una serie di presunti illeciti perpetrati ai danni della propria società da parte di Ferrovie dello Stato e segnatamente da alcuni soggetti dell’ufficio tecnico di Trenitalia legati all’ad Moretti. Denuncia che sarebbe stata “bloccata” da Papa. Interrogato, Moretti ha messo a verbale, dicono i pm, “non solo di conoscere Bisignani e Papa” maanche “di essere stato contattato dall’onorevole Papa che – secondo il racconto di Moretti – si sarebbe lamentato per il trattamento ricevuto su un treno da parte di un controllore”. Al riguardo, scrivono ancora i pm, “mentre appare una vera e propria presa in giro l’ipotesi che un uomo come Papa potesse incomodare Moretti per vicenda tanto banale” (e perciò Moretti sarebbe indagato per favoreggiamento), Papa, “dopo aver ‘stoppato’ la denuncia di De Martino abbia, poi, contattato il Moretti… appunto per vantare, per rivendicare e per ‘spendere’ nei confronti dello stesso Moretti il credito derivante, appunto, dall’avvenuta surrettizia sottrazione alla cognizione dell’autorità giudiziaria di una vicenda che comunque avrebbe coinvolto in qualche modo Moretti stesso e/o comunque l’azienda da lui amministrata”.
L’ARTICOLO CON LE DICHIARAZIONI DI GIANNI LETTA
Mentre l’interrogatorio era in corso, continuavano a filtrare brani della richiesta di misura cautelare e delle intercettazioni allegate. Da Masi alla Prestigiacomo, da Alemanno a Briatore, da Barbareschi a Biancofore, dal generale Santini a D’Alema, fino alle allusioni sul figlio della Boccassini. Le “lunghe mani” del faccendiere arrivano ovunque: tutti in rapporti con lui, anche se nessuno degli interlocutori di Bisignani risulta indagato,
Gianni Letta: “Non escludo che mi abbia parlato dell’inchiesta”
“Non escludo che Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria: sicuramente non mi ha detto che era intercettato e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto a Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo”. Secca smentita del brindisi: “Non ho mai cenato con Bisignani e il procuratore generale di Roma, tanto meno per festeggiare il nuovo giudice della Corte Costituzionale Lattanzi, che ho conosciuto solo al Quirinale al momento del giuramento”. E sempre Letta: “Bisignani è persona estroversa, brillante e ben informata, ed è possibile che qualche volta dica più di quel che sa”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta aveva risposto il 23 febbraio scorso alle domande dei pm di Napoli. “Con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale e corretto come ogni altro”. “Bisignani – spiega Letta – è amico di tutti, Bisignani è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è uomo di relazioni”. Bisignani ha parlato con Letta – ha poi affermato l’avvocato difensore del faccendiere – “una volta dopo che ‘Il Fatto Quotidiano parlava di una presunta indagine su Letta. E poiché Bisignani lavorava per una società che stampava ‘Il Fatto’ fu tutt’uno parlarne con Letta”.
Letta testimone di nozze Gianni Letta fu testimone di nozze di Luigi Bisignani. Lo ha ricordato lo stesso Letta, quando è stato ascoltato dai pm di Napoli nell’ambito della indagine sulla P4. “Ho conosciuto Bisignani – ha spiegato fra l’altro Letta – quarant’anni fa, dal momento che il padre era molto amico del mio direttore del Tempo Angiolillo, poi ho conosciuto la madre, poi il fratello Giovanni e poi anche Luigi che cominciò a fare il giornalista con Libero Palmieri, che aveva iniziato anche me al giornalismo; poi fece carriera e diventò caporedattore dell’Ansa di Roma; Bisignani fu portavoce e addetto stampa di Stammati; io sono stato testimone di nozze, unitamente a Dini, di Luigi Bisignani”.
L’INTERCETTAZIONE/Papa a Bisignani: “Ho un pettegolezzo…”
Montezemolo Sollecitare tramite Luigi Bisignani l’intervento del direttore generale della Rai Mauro Masi in favore di Edwige Fenech: è questo il motivo per cui Luca Cordero di Montezemolo contattò l’ex giornalista e faccendiere. Ascoltato lo scorso 23 febbraio dai pm di Napoli, l’ex numero uno di Confindustria spiega di aver fa contattato Bisignani perché agisse “nell’interesse di Edwige Fenech (e ciò dal momento che so che Bisignani è amico di Masi) che è stata la mia compagna e che produce film o meglio fiction per la Rai”. “La Rai – aggiunge Montezemolo – si era impegnata a finanziare fiction prodotte dalla stessa Fenech che quindi aveva affrontato spese preliminari”. Per questo – aggiunge – “io stesso chiamai, in un primo tempo direttamente Masi da Abu Dabi; subito dopo Bisignani, chiedendogli di intervenire su Masi; ultimamente la Fenech mi ha detto che era ancora in attesa”. Rispondendo ad una domanda degli inquirenti, Montezemolo parla di una Maserati, alla quale si fa riferimento in una delle intercettazioni, che – dice – “Masi mi aveva chiesto di provare e che io gli avevo mandato”.
Bisignani, la Rai e Masi
I rapporti di Luigi Bisignani con i mass media “costituiscono uno dei punti di rilievo che caratterizzano l’attività del sodalizio”. Lo scrivono i pm Woodcock e Curcio in un paragrafo della richiesta di misura cautelare in relazione alla cosiddetta P4. “Se per le notizie scandalistiche viene utilizzato Dagospia dal gruppo Papa-Bisignani, i rapporti con la Rai costituiscono un momento rilevante nella strategia mediatica del gruppo”.
Nella richiesta i pm riportano il verbale delle dichiarazioni rese dall’ex direttore generale della Rai Mauro Masi definendole “sintomatiche del potere di incidenza e condizionamento esercitato da Bisignani sull’azienda che gestisce il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva”.
Masi ha spiegato ai magistrati di aver conosciuto Bisignani nel 1995, quando Masi stesso era portavoce di Dini, e di aver incontrato lui e il parlamentare del Pdl Alfonso Papa “tre o quattro anni fa”. Più volte Masi risponde ai pm chiarendo il contenuto di alcune intercettazioni di telefonate con Bisignani, in cui parlava ” (…) della posizione che riguardava Gianni Minoli, che come dico mi era stata segnalata anche da Gianni Letta: in particolare con Bisignani si parlava della nomina di Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche da Amato che è il presidente del comitato dei garanti delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità”.
Nella sintesi di quella conversazione si parla di “fregare” Paolo Ruffini, direttore di Rai Tre, perchè Ruffini non voleva ospitare in seconda serata la trasmissione di Minoli; di fatto poi è accaduto il contrario, nel senso che “ha avuto ragione Ruffini e continua ad andare in onda in seconda serata su Rai Tre ‘Parla con me’ della Dandini. Dunque ciò che ci diciamo con Bisignani nella conversazione – spiega ancora Masi – non è accaduto rispetto a quello che riguarda Ruffini. Il Massimo a cui si fa riferimento nella conversazione è Massimo Liofredi, che proteggeva la Setta che io non volevo; la ‘lei’ cui si fa riferimento è la Setta. Effettivamente nelle conversazioni io dico a Bisignani di informare di tali questioni il dott. Letta e ciò perchè Bisignani è sicuramente più legato a Letta di quanto lo sia io. Bisignani per la verità insieme a tanti altri – spiega ancora Masi – mi ha chiesto la cortesia di far lavorare Monica Setta, ma io non l’ho ‘rinnovata’ perchè fa una televisione che non mi piace. Per la Setta mi hanno chiamato esponenti di tutto l’arco costituzionale…”.
Si fa poi riferimento a un’altra telefonata: “Io – dice Masi – chiesi a Bisignani di mettermi in contatto con Capezzone sapendo che avevano buoni rapporti… anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani, sponsorizzando la La Rosa ai servizi parlamentari; anche per Anna La Rosa, come per la Setta, io ero contrario”. Masi commenta poi un’altra conversazione intercettata. Spiega di aver chiesto a Bisignani di informarsi presso Letta su “quale fosse l’atteggiamento della politica su talune questioni inerenti alle nomine Rai (riferite al digitale); ribadisco che chiedevo a Bisignani di parlare con Letta perchè i due avevano un rapporto più diretto e più personale…insomma ho sempre utilizzato Bisignani per sondare il clima politico riferito in particolare al dott. Letta e ad altri personaggi politici e ciò in termine di consiglio”.
L’ex direttore generale della Rai si rivolse a Luigi Bisignani anche per “sondare il clima politico e l’aria del Cda della Rai” sul licenziamento di Santoro. E’ stato lo stesso Masi a riferirlo ai pm. Masi spiega in particolare i motivi per i quali “mi sono fatto scrivere – afferma – la lettera di licenziamento di Santoro da Bisignani”. “Per dirla ancora più chiaramente – spiega Masi – io ho utilizzato e utilizzo Bisignani per avere una idea delle reali opinioni di Letta con il quale io ho un rapporto formale e che invece Bisignani conosce bene. Non escludo di aver chiesto a Bisignani di sondare l’opinione di Letta in ordine al licenziamento di Santoro, il governo non mi ha dato alcun segnale, ho ragionato, in questo caso come sempre, con la mia testa, perchè Santoro aveva offeso me e non il governo. Io ritenevo di doverlo licenziare. Confermo di aver criticato Saviano a causa di una serie di interviste rilasciate ai giornali dal suddetto, in particolare riferite alle spese che, a dire di Saviano, aveva strumentalmente contenuto e lesinato per mettergli ‘il bastone tra le ruote’, cosa assolutamente non vera”.
LE IMMAGINI: i pm dopo l’interrogatorio di Bisignani
Prestigiacomo: “Se escono le intercettazioni con me, mi rovini”
Luigi Bisignani sapeva di essere intercettato dai pm Henry John Woodcoock e Francesco Curcio. La circostanza emerge con evidenza in un colloquio tra l’ex giornalista e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo datato 2 dicembre 2010 e allegato all’ordinanza di custodia cautelare. “Dobbiamo stare attenti ai telefoni – dice Bisignani – dicono che Woodcoock ci sta controllando i telefoni”. “E quindi? Perchè ti controlla?”, chiede il ministro. “E che ne so, non so, non saprei”, la risposta. “Mamma mia, ma come si può vivere così! Se escono le intercettazioni con me, mi rovini”, esclama Prestigiacomo. “Io cerco di stare attentissimo al telefono”, la rassicura Bisignani.
Per i pm “Bisignani influenzava anche Alemanno”
“La capacità di influenza di Bisignani e quindi del suo gruppo veniva in rilievo anche con riferimento al sindaco di Roma Alemanno”. Lo scrivono i pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio in un capitolo delle richieste di misure cautelari avanzate nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. I magistrati fanno riferimento in particolare alla testimonianza resa da Maurizio Basile, amministratore delegato dell’Atac, l’azienda di trasporti pubblici capitolina. “Nella primavera del 2010 Bisignani mi ha presentato al sindaco Alemanno e lui mi ha nominato suo capo di gabinetto dal luglio a novembre 2010. Poi sono stato nominato amministratore delegato dell’Atac cumulando le due funzioni per un mese”. “Non c’è dubbio – afferma Basile nei verbali – che Alemanno ascoltasse le indicazioni di Bisignani comprese la mia nomina. Tuttavia non so spiegare come mai Bisignani potesse vantare tale indubbio potere contrattuale su Alemanno”. A detta di Basile “Alemanno ha partecipato anche a due riunioni-cene a casa della madre di Bisignani”.
Basile risponde poi sul contenuto di una intercettazione telefonica e spiega che “il sindaco doveva designare il direttore del Teatro Stabile di Roma e Luca Barbareschi era interessato: nella telefonata – dice – Bisignani mi chiede informazioni; in proposito il sindaco ha poi nominato un altro, e cioè Gabriele Lavia”.
Basile: “Ricordo una cena col sindaco di Roma a casa della madre di Bisignani”
“Ricordo – afferma poi Basile – che in una delle due cene a casa della madre di Bisignani, cui eravamo presenti io, Bisignani e Alemanno, Bisignani fece parlare a telefono Alemanno e Briatore e da ciò che ho potuto apprendere da tale conversazione Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun reale interesse da parte delle società costruttrici di auto di fare un gran premio a Roma… Mi ricordo che in un’altra occasione Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore a Alemanno e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio. Maurizio Flammini, che mi pare sia il presidente della Conflazio, è quello che insisteva per il Gran Premio”.
Ascoltato come testimone anche Luca Barbareschi
Sulla nomina al Teatro Stabile era stato ascoltato dai pm come testimone l’attore e parlamentare Luca Barbareschi. “Effettivamente – ha dichiarato Barbareschi – tra gli altri mi sono anche rivolto a Bisignani per chiedere un suo interessamento in merito a una mia nomina a direttore artistico del Teatro Stabile di Roma. Lui mi promise un interessamento ma di fatto non è riuscito ad ottenere nulla. Io conosco benissimo Alemanno con cui ho fatto campagna elettorale e quando lui per scherzare mi diceva ‘se vinciamo le elezioni che vuoi fare, l’assessore?’ io gli dicevo che non mi interessava fare l’assessore ma che mi sarebbe piaciuto dirigere un teatro, un’ esperienza che conoscevo e che volevo ripetere. Alla fine questo posto di direttore artistico è stato assegnato a Gabriele Lavia, che non è certo riconducibile al centrodestra”.
Il generale Santini: “Bisignani mi accompagnò da D’Alema”. E il presidente del Copasir : “Conosco Bisignani da trent’anni”
Bisignani accompagnò il generale Adriano Santini, direttore dell’Aise (Servizi di sicurezza militari) dal presidente del Copasir Massimo D’Alema. Sulla vicenda sono stati anche interrogati come persone informate dei fatti sia Santini che D’Alema che Bisignani in qualità di indagato per l’ipotesi di associazione segreta. Le dichiarazioni sono discordanti in alcuni punti. A differenza di quanto sostenuto da Santini, D’Alema spiega di averlo incontrato con Bisignani “solo dopo che era già nominato direttore dell’Aise”. E quanto a possibili pressioni di aspiranti a un posto dell’Aise, D’Alema ha ricordato che “vi si entra per concorso. Nessuno è mai entrato per raccomandazione e se ci sono stati dei tentativi se ne occuperà la magistratura”. Su Bisignani D’Alema aggiunge di “conoscerlo da 35 anni, conosceva mio padre che era presidente della commissione Finanze della Camera quando lui era portavoce del ministro. Ho avuto rarissime occasioni di parlare con lui. I contatti più significativi li abbiamo avuti ai tempi de l’Unità perchè lui era lo stampatore, in quanto socio dell’Ilte, ma parliamo di 20 anni fa”.
Eni e centomila euro l’anno a Dagospia
Attraverso Luigi Bisignani il sito ‘Dagospia’ ha ottenuto pubblicità per centomila euro all’anno, scrivono ancora i pm. La circostanza emerge nel paragrafo in cui Papa e Bisignani parlano di una cena di Vietti con “quattro avvenenti ragazze”. Notizia che viene “proposta e presentata a Bisignani per Dagospia – scrivono i pm – e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del Bisignani medesimo del noto sito scandalistico, al quale lo stesso Bisignani, come lui stesso ha ammesso, ha fatto ottenere dall’Eni pubblicità per oltre 100mila euro all’anno”.
La telefonata tra Biancofiore (Pdl) e Bisignani sul figlio della Boccassini
“Ti devo dire una cosa importante…che il figlio della Boccassini…”. E’ un passaggio della telefonata tra Luigi Bisignani e il deputato del Pdl Michaela Biancofiore contenuto nella richiesta d’arresto dei pm. L’esistenza della conversazione è nota, e la Biancofiore ha anche provato in questi giorni a spiegarla in interviste. Nei verbali c’è il testuale della conversazione, che, scrivono Curcio e Woodcock, “consente di osservare in diretta il funzionamento della macchina del fango. Che, ancora una volta, fonda il suo funzionamento su di una rete di relazioni riferibili al Bisignani”.
La telefonata è del 16 gennaio 2011 e i due inizialmente parlano dei risultati del campionato di calcio. Poi Biancofiore introduce l’argomento.
Biancofiore: no dico…dimmi se ti sembra normale. Ah…a proposito, no, ti devo dire una cosa importante. Mi dicono…fonti molto serie
Bisignani: eh
Biancofiore: che il figlio della Boccassini…
Bisignani: ah…vabbè. Poi ne parliamo a voce.
Biancofiore: ecco…eh…sì
Bisignani: fantastico
Biancofiore: ma c’è una roba seria
Bisignani: vabbè vabbè
Biancofiore: vabbè…ho capito. Ti chiamo domani (sembra dire) I due parlano nuovamente al telefono, la stessa sera, e il deputato del Pdl sembra pentirsi di quanto detto nel pomeriggio al telefono:
Biancofiore: …poi domani, quant’è, ti dico quell’altra cosa che…vabbè (ride)
Bisignani: vabbè
Biancofiore: me ne sono pentita. Però…
Bisignani: ah vabbè
Biancofiore: Sai com’è. Come
dire…(ride)…Uffa…(ride)…ciao
Bisignani: ti mando un bacio (ride)…
LA P4 NELLA CAPITALE
I consigli di Bisignani ad Alemanno
I pm: “Influiva sulle sue nomine”
Regia occulta, dalla Camera di Commercio ad Atac e Eni. A cena a casa della madre del faccendiere, il sindaco chiese di telefonare a Briatore per il Gran premio
di GIOVANNA VITALE
È stato il regista della nomina di Giancarlo Cremonesi in Camera di Commercio e di Maurizio Basile in Campidoglio prima, all’Atac poi. Ha cercato, invano, di convincere l’amico Flavio Briatore a sponsorizzare il Gp di Formula Uno all’Eur. Ha brigato perché il Comune valorizzasse un’area di proprietà dell’Eni a Ostiense e mediato sull’apertura del parco giochi a Valmontone.
Luigi Bisignani, a Roma, aveva due punti di riferimento fissi. Due uomini al vertice delle principali istituzioni cittadine – il Campidoglio e la Prefettura – con le quali il lobbista accusato di essere il capo della P4 intratteneva rapporti assidui. A base di scambi di favori e informazioni sensibili.
È Maurizio Basile a svelare ai pm napoletani la relazione pericolosa tra il faccendiere e il sindaco Alemanno. È il 22 febbraio quando, ascoltato dai magistrati, il manager ammette: “Nella primavera 2010 Bisignani mi ha presentato al sindaco Alemanno e dunque Alemanno mi ha nominato suo capo di gabinetto (da luglio a novembre 2010). Dopodiché sono stato nominato amministratore delegato dell’Atac cumulando le due funzioni per un mese”. Per Basile “non c’è dubbio che Alemanno ascoltasse le indicazioni di Bisignani (compresa la mia nomina), tuttavia non so spiegare come mai Bisignani potesse vantare tale indubbio potere contrattuale su Alemanno”. Certo è che “Alemanno ha partecipato anche a due riunioni-cene a casa della madre di Bisignani”, rivela il manager. “In una delle due cene, cui eravamo presenti io, Bisignani e Alemanno, Bisignani fece parlare al telefono Alemanno e Briatore, e Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun reale interesse da parte delle società costruttrici di auto di fare un gran premio a Roma… Mi ricordo che in un’altra occasione Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore ad Alemanno e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio. Maurizio Flammini, che mi pare sia il presidente di ConfLazio, è quello che insisteva per il gran premio”.
Ma non c’è solo l’affare delle corse a legare Bisignani al Campidoglio. Fu sempre lui a presentare Paolo Scaroni a Basile – all’epoca capo di gabinetto del sindaco – poiché l’Eni “era interessato al recupero e alla valorizzazione di un’area nella zona Ostiense di sua proprietà” dove “delocalizzare alcuni uffici e aveva ovviamente bisogno di interloquire con l’amministrazione comunale. In tale ottica io portai Scaroni, presentatomi da Bisignani, al sindaco Alemanno; mi risulta che il progetto stia andando avanti”. Altro capitolo, le nomine. Per la presidenza della Camera di Commercio “Bisignani convenne con Alemanno sul nome di Giancarlo Cremonesi, già presidente di Acea; Cremonesi è stato poi effettivamente designato”. Sorte più contrastata quella di Carlo Parmeggiani, “candidato a divenire capo delle relazioni esterne del sindaco, che io stesso gli consigliai e che ora è con me in Atac. Il sindaco ha scelto Pino Bongiorno ex vicedirettore della rivista Panorama”. Peggio è andata invece all’attore e parlamentare pdl Luca Barbareschi che, sentito dai pm, ammette di essersi rivolto al faccendiere per la direzione artistica del Teatro Stabile di Roma, andata poi a Gabriele Lavia. Il motivo per cui Barbareschi, che di Alemanno è amico da una vita, chiese aiuto a Bisignani è semplice: “Bisignani ha fama di soggetto che può arrivare un po’ dovunque”, racconta il regista. “Sapevo che era amico di Basile che era capo di gabinetto di Alemanno (…). Volevo che Bisignani in qualche modo si accertasse se mi stavano prendendo in giro o meno”.
Una fama che ha conquistato pure il prefetto della capitale. “Mi risulta che sia legato al sottosegretario Letta”, risponde Giuseppe Pecoraro ai pm il 23 febbraio, negando tuttavia di dovere a Bisignani la poltrona di Palazzo Valentini. In compenso è a lui che si rivolge per contattare il costruttore del parco giochi di Valmontone, al quale doveva segnalare alcuni problemi di viabilità. Il che “la dice lunga sull’anomalia Bisignani”, scrivono i magistrati. Ma perché mai Pecoraro si fa mediare da uno come Bisignani? “Perché è un imprenditore che conosce tutti”, spiega il prefetto. Ricevendo in cambio un’altra richiesta: intervenire contro “la presenza di cinghiali all’interno di una scuola frequentata dalla figlia della Prestigiacomo”.
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dal Corriere della Sera
Eni, Enel, Poste e Rai
Quegli interventi per pilotare i contratti
La richiesta di riportare la pace in Confindustria Montezemolo, la Fenech e la Maserati a Masi
NAPOLI – Anche i potenti dovevano rivolgersi a Luigi Bisignani se volevano ottenere appalti e contratti con gli enti pubblici. Le conversazioni intercettate e le testimonianze raccolte dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio svelano come fosse lui il punto di riferimento per l’Eni, le Poste, l’Enel e soprattutto per la Rai. Ma delineano il suo ruolo anche per gli equilibri di Confindustria. Una girandola di affari che naturalmente coinvolge anche il settore dell’editoria. L’accusa evidenzia come «i mass media rappresentino uno dei punti di rilievo che caratterizzano l’attività del sodalizio». E aggiunge: «Se per le notizie scandalistiche viene utilizzato Dagospia dal gruppo Papa-Bisignani, i rapporti con la Rai costituiscono un momento rilevante nella strategia mediatica». Bisignani non lo nega, anzi è lui stesso a confermare di aver «favorito il contatto tra Eni e Dagospia, cioè sono stato io a suggerire all’Eni di fare pubblicità su Dagospia» con un accordo da 100 milioni. Del resto, in un colloquio con il parlamentare Italo Bocchino, aveva definito l’Eni «l’ente più grosso amico mio». E quando i magistrati gli hanno chiesto spiegazioni ha affermato: «Io dico che sono amico dell’Eni perché sono molto legato a Scaroni e da sempre all’Eni».
Gli affari della Santanchè
Racconta Bisignani: «Feci stringere rapporti tra la famiglia Angelucci e la Santanchè. Loro avevano difficoltà a raccogliere pubblicità per il giornale “Libero” di cui erano editori e nel periodo iniziale la Santanchè operò come freelance portando molti clienti a “Libero” soprattutto nel settore della moda e in seguito “istituzionalizzò” questo rapporto con un’iniziativa che gli consigliai e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità, la “Visibilia”. In seguito i rapporti tra Angelucci e la Santanchè si sono incrinati in particolare perché Visibilia ha cominciato a raccogliere pubblicità con “Il Giornale” in concomitanza con il passaggio di Feltri dalla direzione di “Libero” a quella del “Giornale”. Io mi schierai con Angelucci… Preciso che ho messo in contatto la Santanchè con i responsabili operativi dei principali enti economici pubblici italiani. In particolare l’ho presentata a Lucchini dell’Eni, a Comin dell’Enel e alla dottoressa Giorgetti di Poste italiane. Per quanto mi risulta, sia Eni che Enel che Poste hanno dato pubblicità a Visibilia».
Non sono gli unici contratti. Riferisce Elisa Grande, dirigente della presidenza del Consiglio: «Ho conosciuto la Santanchè a un pranzo, me l’hanno presentata Masi e Bisignani, poi l’ho rivista quando è diventata sottosegretario. So che ha a che fare con Visibilia, società concessionaria di pubblicità. La presidenza del Consiglio compra spazi pubblicità su tutti i giornali… Tra il 2009 e il 2010 Bisignani mi disse che mi avrebbe chiamata la Santanchè e lei mi chiamò lamentando che i miei uffici non compravano pubblicità da Visibilia». Le fanno ascoltare alcune telefonate e lei commenta: «Ritengo che D’Agostino tenga in considerazione Bisignani, dico questo perché fu lo stesso Bisignani a dirmi di aver fatto uscire delle cose su di me su Dagospia, ma l’incontro con D’Agostino non si è mai tenuto».
Gli assetti di Confindustria
Racconta Renato Arpisella, all’epoca portavoce del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, di aver incontrato Bisignani «agli inizi del 2010 quando mi fu riferito di incontrarlo, non ricordo da chi, per risolvere una diatriba interna a Confindustria tra le grandi aziende pubbliche del settore energetico fornitrici (e quindi chiamate monopoliste come Eni ed Enel) e le altre aziende associate “fruitrici”. Ne parlai con Bisignani per favorire una ricomposizione delle tensioni in atto e lui si riservò di parlarne con Scaroni, cosa che avvenne in quanto la cosa rientrò».
Anche Luca Cordero di Montezemolo dice di essersi rivolto a Bisignani: «Gli chiesi di chiedere a Lucchini dell’Eni quali fossero le posizioni dell’Eni in ordine al rinnovo delle cariche della Confindustria di Napoli. Lo chiesi perché era interessato il mio amico Punzo… Ho chiamato Bisignani per chiedere un intervento sull’Eni perché per me e nella mia prospettiva il Bisignani da sempre è quello che si occupa delle relazioni esterne dell’Eni e in particolare di Scaroni, cioè per me è sempre stato l’interfaccia di Scaroni e dell’Eni… Parlando con Bisignani mi disse che Moretti ce l’aveva con me, così facendo mi fece capire che aveva rapporti con Moretti».
Il figlio alla Ferrari
In una conversazione captata del febbraio 2010 Montezemolo e Bisignani parlano di Rai. Spiega nel suo interrogatorio il presidente della Ferrari: «Faccio riferimento a una richiesta di intervento sul direttore generale della Rai Mauro Masi, io chiesi a Bisignani nell’interesse di Edwige Fenech – e ciò dal momento che so che Bisignani è amico di Masi – che è stata la mia compagna e che produce film o meglio fiction per la Rai. La Fenech mi aveva detto che la Rai si era impegnata a produrre fiction prodotte da lei nel senso che la Rai si era impegnata a finanziarle e quindi la Fenech aveva affrontato le spese preliminari. Per questo io stesso chiamai, in un primo tempo, direttamente Masi da Abu Dhabi, subito dopo chiamai Bisignani chiedendogli di intervenire su Masi… L’autovettura di cui si parla (nell’intercettazione, ndr) era una Maserati che Masi mi aveva chiesto di provare e io gli avevo mandato».
Poche ore dopo viene interrogato Masi che conferma: «Tanto Bisignani quanto Cordero di Montezemolo mi rappresentarono una questione riguardante la Fenech e una produzione di fiction dalla stessa proposta. Io non ho fatto alcun intervento. Ho tenuto per due settimane la Maserati messami a disposizione in prova da Montezemolo». Nello stesso interrogatorio Montezemolo parla anche del figlio di Bisignani: «Venni a sapere che il figlio di Bisignani lavorava per la Renault e ciò perché Bisignani è amico di Briatore. L’anno scorso dal momento che ci serviva un ragazzo giovane che trattasse con gli sponsor dissi a Dominicali di incontrare il figlio di Bisignani e di testarlo. Il ragazzo poi è stato assunto e mi dicono che sia in gamba».
Le pressioni sulla Rai
Masi viene ascoltato il 23 febbraio scorso e nella richiesta di arresto i magistrati sottolineano come confermi «il potere di incidenza e condizionamento esercitato da Bisignani» sulla Rai. Nelle continue telefonate i due concordano infatti le mosse su programmi e conduttori. L’allora direttore generale conferma il legame stretto e poi chiarisce il contenuto delle conversazioni intercettate: «Faccio riferimento alla posizione che riguardava Gianni Minoli, che come dico mi era stata segnalata anche da Gianni Letta; in particolare con Bisignani si parlava della nomina di Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche da Amato che è il presidente del comitato dei garanti delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Nella sintesi della conversazione si dice e si parla di “fregare” Ruffini nel senso che Ruffini non voleva ospitare sulla seconda serata di Rai3 la trasmissione di Minoli, di fatto poi è accaduto il contrario, nel senso che ha avuto ragione Ruffini e continua ad andare in onda in seconda serata su Rai3 “Parla con me” della Dandini. Dunque ciò che ci diciamo con Bisignani nella conversazione non è accaduto rispetto a quello che riguarda Ruffini… Il Massimo a cui si fa riferimento è Massimo Liofredi che proteggeva la Setta che io non volevo; la “lei” cui si fa riferimento è la Setta. Effettivamente nelle conversazioni io dico a Bisignani di informare di tali questioni il dottor Letta e ciò perché Bisignani è sicuramente più legato a Letta di quanto lo sia io.
Bisignani per la verità insieme a tanti altri mi ha chiesto la cortesia di far lavorare Monica Setta, ma io non l’ho “rinnovata” perché fa una televisione che non mi piace. Per la Setta mi hanno chiamato esponenti di tutto l’arco costituzionale… Anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani, sponsorizzando La Rosa ai servizi parlamentari; anche per Anna La Rosa, come per la Setta, io ero contrario». Poi commenta altre conversazioni: «Il Ferruccio al quale si fa riferimento è Ferruccio de Bortoli con il quale Bisignani ha ottimi rapporti… Chiesi a Bisignani di informarsi presso Letta su quale fosse l’atteggiamento della politica su talune questioni inerenti alle nomine Rai (riferite al digitale); ribadisco che chiedevo a Bisignani di parlare con Letta perché i due avevano un rapporto più diretto e più personale… insomma ho sempre utilizzato Bisignani per sondare il clima politico riferito in particolare al dottor Letta e ad altri personaggi politici e ciò in termine di consiglio».
E ancora: «Mi sono fatto scrivere la lettera di licenziamento di Santoro da Bisignani… Per dirla ancora più chiaramente io ho utilizzato e utilizzo Bisignani per avere una idea delle reali opinioni di Letta con il quale io ho un rapporto formale e che invece Bisignani conosce bene. Non escludo di aver chiesto a Bisignani di sondare l’opinione di Letta in ordine al licenziamento di Santoro, il governo non mi ha dato alcun segnale, ho ragionato, in questo caso come sempre, con la mia testa, perché Santoro aveva offeso me e non il governo. Io ritenevo di doverlo licenziare».
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