“Dignité – Al Karama” questo il nome della prima imbarcazione scesa in mare stamattina poco dopo le 11. E’ partita dal porto corso di Ile-Rousse e non da Marsiglia, come precedentemente comunicato, e dove i pacifisti francesi nei giorni scorsi hanno organizzato una straordinaria manifestazione. Alla Dignitè-Al Karama si uniranno la prossima settimana le altre imbarcazioni.
La scelta del nome, trattandosi di nave francese, non poteva essere più appropriata: dignità, in francese e in arabo. “Noi speriamo di fare una breccia nel blocco” ha dichiarato Omeya Seddik, cittadino francese di origine tunisina. “Questa flottiglia s’inserisce nella scia naturale delle rivoluzioni per la libertà e la democrazia” ha poi aggiunto imbarcandosi.
Ora sta alla comunità internazionale garantire la sicurezza dei passeggeri e il loro arrivo col carico di aiuti umanitari (5 mila tonnellate di materiali) da consegnare alla popolazione di Gaza.
A seguire una nota dell’ufficio stampa italiano della Freedom Flottiglia
Vogliamo ricordare al portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, che la missione umanitaria della FF2 non è un ostacolo al processo di pace, come da lui pretestuosamente affermato, ma che i processi di pace – per essere autentici – si fanno togliendo gli ostacoli alla giustizia e non assecondando chi viola sistematicamente i diritti umani e la legalità internazionale.
Ribadiamo che la nostra è un’autentica missione di pace,che la ff2 agisce nel pieno rispetto del diritto internazionale; che non toccherà mai acque israeliane ma soltanto internazionali o territoriali di Gaza.
Rispondiamo al Ministro Frattini, che invita a far passare gli aiuti solamente attraverso “gli appositi valichi terrestri”, che gli abitanti di Gaza hanno il diritto alla dignità e non all’elemosina e all’umiliazione di vedere gli aiuti di chi li sostiene passare solo se filtrati dall’arbitrio israeliano.
Il governo italiano, e nello specifico il Ministero degli Esteri, ha il DOVERE di tutelare i propri cittadini in missione umanitaria, missione tendente a una politica di costruzione della pace nel pieno rispetto del diritto e nella forma tutelata dalla legalità internazionale.
Se il governo italiano vuole agire per la pace non può considerare “provocazione” chi denuncia l’illegalità dell’assedio e offre solidarietà al popolo assediato ma, al contrario, dovrebbe far pressioni sul governo israeliano affinché torni ad agire nel rispetto del diritto universale, unica possibilità di rientrare a pieno titolo nel consesso civile.
Confondere il lupo con l’agnello non serve la giustizia e non aiuta il processo di pace.
Ufficio stampa Freedom Flotilla
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