Confermata la linea Tremonti: manovra unica e su più anni
di Marco Rogari, Marco Mobili e Dino Pesole
di Marco Rogari
ROMA – «Unica» ma «modulata su più anni» e con «norme di grande e positiva incidenza per lo sviluppo». È una nota ufficiale di Palazzo Chigi, diffusa a metà pomeriggio, a fornire l’identikit definitivo della manovra da 43-45 miliardi che sarà varata dal Consiglio dei ministri giovedì 30 giugno con un decreto accompagnato dal disegno di legge delega sulla riforma fiscale. Questa precisazione arriva poche ore dopo che da Bruxelles Silvio Berlusconi aveva prospettato un’operazione in due tappe: «La manovra non avrà una cifra molto elevata, riguarderà l’immediato» e «sarà prodromica a quella che presenteremo prossimamente», aveva detto il premier. Una tempistica chiaramente non in linea con quella prevista dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sempre propenso al varo di un piano pluriennale di finanza pubblica, comprensivo di misure per la crescita, in un’unica soluzione anche per rassicurare ulteriormente l’Europa e i mercati.
A questo punto le tensioni che già attraversano i ministeri e la maggioranza in previsione dei nuovi tagli in arrivo, sembrano destinate a crescere soprattutto nei rapporti tra la presidenza del Consiglio e via XX settembre. Nella maggioranza c’è chi parla immediatamente di un nuova tesa trattativa tra il ministro dell’Economia e Palazzo Chigi per un chiarimento immediato. Ma altri ambienti della stessa maggioranza smentiscono qualsiasi tensione e fanno sapere che il premier non intendeva affatto posticipare la correzione della manovra vera e propria per il 2013-2014 a una fase successiva a quella del varo della cosiddetta manutenzione contabile da 5-7 miliardi per il biennio 2011-2012. Per l’entourage del premier si sarebbe insomma trattato di un equivoco dovuto al fatto che nei testi disponibili è contenuto prima l’intervento per il 2011 e poi quelli per gli anni successivi e la decisione di divulgare la nota sarebbe stata stata presa autonomamente da Palazzo Chigi. Una nota che, oltre evidenziare la decisione di amalgamare rigore e sviluppo, conferma la tabella di marcia stilata da Tremonti e spazza via gli ultimi dubbi.
Tremonti ieri mattina ha fatto il punto con diversi ministri (Maurizio Sacconi, Roberto Calderoli, Renato Brunetta) e ha incontrato prima la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e subito dopo i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per un giro d’orizzonte sulle linee guida della manovra e soprattutto della riforma fiscale. La Cgil ha fatto subito trapelare la sua irritazione per non essere stata consultata. Bonanni ha detto di aver nuovamente chiesto al ministro «una riforma fiscale integrale».
La strada della manovra continua comunque a non presentarsi in discesa. Tremonti deve fare i conti con le richieste dei ministeri e della maggioranza, che verranno esplicitate martedì nel corso di un vertice già convocato, al quale parteciperano esponenti di Pdl, Lega e Ir. Senza considerare che il ministro della Giustizia, e prossimo segretario del Pdl, Angelino Alfano ieri ha affermato: «Non andremo in Parlamento con testi blindati».
Bollo sulle transazioni finanziarie. «Service tax» per accorpare le imposte indirette esclusa l’Iva. Rendite tassate al 20%
di Marco Mobili e Dino Pesole
ROMA – In arrivo una tassa sulle transazioni finanziarie per far rivivere negli anni duemila il vecchio “fissato-bollato” di una volta applicato ai contratti di borsa. Mentre tra le deleghe fiscali è previsto l’arrivo di una nuova imposta unica sui servizi. E sul fronte dell’assistenza prende corpo l’ipotesi di introdurre il “bonus figli”, magari in cambio di sconti fiscali. Si rafforza poi l’idea di un’armonizzazione delle rendite finanziare con un’aliquota unica al 20% ma con una misura di salvaguradia sui rendimenti dei fondi pensione. Si arrichisce così il menù della riforma fiscale e previdenziale che l’esecutivo porterà giovedì a Palazzo Chigi come disegno di legge collegato alla nuova manovra economica e che presto i tecnici dell’Economia consegneranno al ministro Giulio Tremonti per le scelte definitive.
La tassa sulle transazioni
I tecnici stanno definendo gli ultimi dettagli ma nelle intenzioni del ministro dell’Economia c’è quella di introdurre un’imposta di bollo in misura proporzionale su tutte le transazioni che avvengono nei mercati finanziari e su contratti come i derivati.
L’imposta sui servizi
La nuova imposta sui servizi risponde ad almeno uno dei tre principi su cui poggia la riforma fiscale cui sta lavorando il ministro Tremonti: «dal complesso al semplice». Stando alle ipotesi allo studio dei tecnici di Via XX Settembre la riforma dell’imposizione sui servizi dovrebbe razionalizzare in un solo prelievo un nutrito pacchetto di imposte indirette. Almeno otto imposte potrebbero così dire addio al sistema tributario e confluire nella nuova obbligazione fiscale: l’imposta di registro; quelle ipotecarie e catastali, l’imposta di bollo, la tassa sulle concessioni governative, quella sui contratti di borsa, sulle assicurazioni e sugli intrattenimenti. L’ipotesi di arrivare ad un’imposta unica sui servizi era stata prospettatta peraltro al momento di varare la legge delega sul federalismo fiscale.
Continuerà invece a splendere di luce propria la regina delle imposte indirette: l’Iva. Inizialmente messa sotto osservazione dell’Economia per possibili aumenti necessari a finanziare il taglio delle aliquote Irpef, sarà una delle cinque imposte su cui poggerà il fisco del futuro (Irpef, Ires, Irap e Imposta sui servizi le altre quattro sorelle).
Sull’Iva nel testo della delega sarà ribadito l’altro principio portante della riforma «il graduale spostamento del prelievo dall’imposizione diretta» a quella indiretta (peraltro già annunciata nel «Programma nazionale di riforme» inviato a Bruxelles), ma non l’indicazione su come agire. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi non ha nascosto finora le sue perplessità sul prospettato aumento delle aliquote Iva del 10 e 20%, peraltro smentito dal ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani. Il punto di incontro tra chi vede negli aumenti un pericolo effetto sui consumi L’ipotesi finale potrebbe essere quella di elevare il prelievo solo sui beni di lusso.
Bonus figli
Dal tavolo della riforma fiscale chiamato a studiare le sovrapposizioni tra stato sociale e stato sociale, coordinato da Mauro Marè, sarebbero giunte le indicazioni chieste da Tremonti per far toccare con mano ai contribuneti più bisognosi il sostegno dello Stato. In sostanza le detrazioni oggi concesse dal fisco a oltre 12,8 milioni di contribuenti per familiari a carico e che costano all’Erario più di 11,6 milioni di euro potrebbero esere in parte trasformate in assegni (dunque in soldi concreti rispetto a una voce della dichiarazione dei redditi o del Cud) da 4.5 mila euro annui da cosegnare nelle mani delle famiglie con figli a carico e con redditi più bassi.
Le rendite finanziarie
Sarà anticipata con ogni probabilità al 2012 la prospettata armonizzazione delle rendite finanziarie. Il maggior gettito atteso dall’aliquota unica al 20% si colloca attorno a 1,5 miliardi. Si punta ad uniformare tutti i redditi di capitale al 20% ma studiando una percentuale ad hoc e più contenuta per i rendimenti dei fondi pensione. Forme di risparmio che scontano una tassazione ridotta all’11% e con l’armonizzazione al 20% rischierebbero di subire una forte penalizzazione.
L’esclusione dei titoli di Stato riduce evidentemente l’ammontare del possibile gettito. I relativi incassi fanno parte delle misure compensative immaginate per finanziare il prospettato riordino dell’Irpef a tre aliquote (20, 30 e 40%), ma potrebbero essere utilizzati anche a parziale copertura della manovra laddove si decidesse di puntare per gran parte sul taglio delle attuali agevolazioni fiscali.
L’operazione vale fino a un massimo di 16 miliardi (il 10% delle attuali agevolazioni), ma la ripartizione è tutta da definire. Sarà affidata a uno dei successivi decreti legislativi attuativi della delega.
La cornice del ddl delega resta quella della sostanziale invarianza di gettito. Magna pars del ddl delega sarà il riordino dell’Irpef. Anche in questo caso è probabile che nel testo ci si limiti a indicare il percorso verso le future tre aliquote, mentre spetterà ai successivi decreti attuativi fissare i relativi scaglioni.
Arriva il pacchetto-liberalizzazioni
ROMA – Liberalizzazioni per le professioni e per una fetta dei servizi pubblici locali. Questo intervento dovrebbe rappresentare uno dei pilastri portanti del capitolo sviluppo che sarà inserito nel decreto sulla manovra da 43-45 miliardi. Il puzzle degli interventi è in uno stato avanzato anche se diverse tessere sono ancora ballerine. Sul fronte dei tagli confermati i 5-6 miliardi di risparmi nella sanità per effetto della riduzione della spesa farmaceutica e del ricorso ai costi standard, grazie ai quali verranno recuperati almeno altri 5 miliardi da ministeri e amministrazioni periferiche compresi tribunali, prefetture e motorizzazione. Sicuri i tagli per circa 3 miliardi ai Comuni che, almeno nei casi degli enti virtuosi, beneficeranno di un allentamento del patto di stabilità interno. E altrettanto sicuro è il piano di tagli ai costi della politica. Nel mirino tutte le amministrazioni e le istituzioni a esclusione della presidenza della Repubblica.
La scure, in particolare, calerà su auto blu, voli di Stato e vitalizi e sui trasferimenti a tutti gli organi costituzionali (Camere incluse) e alle Authority. Viene poi reso di fatto obbligatorio il ricorso all’election day, ovvero all’accorpamento di elezioni (e referendum) ravvicinate. Ma il cuore del piano messo a punto dal ministro Giulio Tremonti è rappresentato dalla stretta sui compensi di dirigenti, dipendenti statali e politici: a partire dalla prossima legislatura non potranno in nessun caso superare la media europea. Sempre dalla prossima legislatura saranno ridotti i rimborsi ai partiti. per le spese elettorali. Viene poi sollecitato il Parlamento a intervenire sui vitalizi di senatori e deputati. Una terapia che, oltre a essere approvata dalla maggioranza, riceve un sostanziale plauso del Pd mentre critiche giungono dall’Idv.
Il menù dei tagli prosegue con il giro di vite nel pubblico impiego. Certo il blocco totale del turn over, quasi sicura la proroga dello stop della contrattazione al 2014 o al 2015 e molto probabile anche l’estensione agli stipendi dei dirigenti statali superiori ai 50mila euro della riduzione del 5% già prevista per quelli sopra la soglia dei 90mila euro. Il decreto conterrà anche la razionalizzazione della spesa per beni e servizi e la cosiddetta fase due del piano di riordino degli enti con il possibile accorpamento di Ice e Enit in una nuova struttura e forse la territorializzazione dell’Anas e la privatizzazione della Croce rossa.
Quanto al capitolo pensioni, è praticamente certo l’anticipo dal 2015 al 2013 del meccanismo relativo all’aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita. I tecnici del Tesoro e del ministero del Lavoro stanno invece ancora riflettendo sull’innalzamento a 65 anni della soglia di vecchiaia delle lavoratrici private: alla fine questo intervento dovrebbe passare ma con un percorso graduale molto lento e con una decorrenza ritardata (dal 2014 o dal 2015). Possibile ma non ancora sicuro è poi l’aumento al 33% dell’aliquota per i lavoratori parasubordinati. Molte più chance ha il prelievo sulle cosiddette pensioni d’oro mentre perde quota il semi-blocco dell’indicazione delle pensioni sopra i 18mila euro.
Il pacchetto fiscale della manovra, oltre a imbarcare una volta superati i problemi tecnici la tassa sulle transazioni finanziarie, prevede un nuovo pacchetto di misure di semplificazioni degli adempimenti. Tra queste la riduzione dal 10 al 4% della ritenuta d’acconto sui bonifici di Poste e banche per i pagamenti dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici. I piccoli commercianti e artigiani, così come gli ambulanti potranno dire addio alle fatture compilate a mano: la certificazione dei corrispettivi passerà per un nuovo scontrino fiscale rivisto e corretto. Si lavora anche ad adeguare i limiti Iva per i soggetti che vorranno accedere al reginme di contabilità semplificata e che si sono visti alzare i nuovi limiti dal decreto sviluppo a 400mila e 700mila euro.
Proseguono tra limature e riscritture anche le norme per ridurre il contenzioso fiscale attraverso interventi mirati sulla giustizia tributaria. Dall’introduzione del contributo unificato al premio di produttività per i giudici che abbattano l’arretrato del 10% annualmente.
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