da “il Manifesto” del 3 agosto 2011
Galapagos
SENZA FIDUCIA
Oggi Berlusconi parlerà alla Camera: ripeterà le stesse promesse, farà la sceneggiata, largamente preparata, annunciando che in mattinata il Cipe ha sbloccato 7,5 miliardi di fondi Fas che serviranno allo sviluppo. Annuncerà il lancio della Banca del Mezzogiorno, grandi investimenti nel Sud, citando cifre enormi (100 e più miliardi) che ha già promesso in decine di occasioni. Ma Berlusconi non è il solo responsabile in questo governo di marionette che – tanto per dirne una – vota la fiducia sulla manovra correttiva e due settimane più tardi si accorge che i ticket sono una vera schifezza.
In realtà è tutta la manovra che fa schifo, a cominciare dai tempi. Solo uno sprovveduto (Berlusconi non lo è) o un opportunista (Berlusconi lo è) poteva non capire che l’Italia era da settimane sotto tiro e che una manovra in due tempi era assolutamente sbagliata: rinviare al 2014 il risanamento dei conti è stato un errore fatale che ha fatto emergere tutta la debolezza del governo e la fragilità dell’economia. O meglio, la «furberia» di lasciare in eredità al futuro governo i tagli pesantissimi, come accaduto in passato.
Berlusconi crolla in borsa
Draghi al Quirinale. Napolitano si appella alle forze politiche: «Si confrontino con le parti sociali sulle scelte da compiere». Riunito il comitato per la stabilità finanziaria
Nuovo pesante colpo per Piazzaffari, peggiore borsa in Europa. Pochi i compratori, moltissimi gli investitori che vendono. Non solo azioni, ma anche le obbligazioni dello stato. Il risultato per gli indici di borsa è stato una caduta del 2,53% per quanto riguarda l’indice Mib (le 40 maggiori società per capitalizzazione) accompagnata da una nuovo crollo dei titoli di stato che arrivano a rendimenti superiori al 6% e vedono allargarsi il differenziale rispetto ai tassi di interesse pagati dai Bund tedeschi.
La situazione sta precipitando: ieri è salito al Colle anche Mario Draghi. Si è trattato del secondo incontro con Napolitano in pochi giorni, il precedente risale al 28 luglio. Draghi sarebbe, secondo gli analisti, la guida ideale, come lo fu a suo tempo Ciampi, per tirare l’Italia fuori dalle secche della crisi, ma la strada è chiusa dalla sua nomina alla presidenza della Bce. Del colloquio di ieri si sa che è stata affrontata la situazione dell’economia italiana, tanto che nel pomeriggio è stata diffusa una nota (una sorta di appello all’Unità nazionale) nella quale Napolitano dichiara: «Nell’attuale momento la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l’indispensabile crescita dell’economia e dell’occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014. Seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto, partendo dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell’economia».
Da notare che in mattina, In soccorso dell’Italia (ma non ha sortito effetti positivi) era arrivata anche una dichiarazione di piena fiducia della Commissione europea che ha lodato le recenti misure adottate dall’esecutivo sul fronte dei tagli alle spese e sull’incremento delle entrate. Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, ha annunciato con una nota che incontrerà oggi in Lussemburgo Giulio Tremonti. Insomma, la situazione italiana preoccupa.
Tremonti (che oggi e domani lascia il ruolo di protagonista a Berlusconi alla Camera e al Senato negli interventi sulla situazione economica e su quello che il governo intende fare per tamponare la crisi) ieri pomeriggio ha presieduto una riunione del Comitato di stabilità finanziaria del quale fanno parte Consob, Isvap e Banca d’Italia e al quale hanno partecipato oltre al ministro dell’economia, il direttore generale di Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Il problema che dovrebbe essere stato affrontato è il sostegno delle banche italiane ai titoli di stato (sia quelli sul mercato che le nuove emissioni) ma anche la vigilanza sulle società quotate in borsa che con i crolli di queste ultime settimane sono diventate facile e economica preda di investitori esteri.
Di più: potrebbe essere stata discussa anche la possibilità di mettere mano alle regole del mercato con maggiore decisione e vietare le vendite allo scoperto. Questo significa che, lo sostengono molti operatori, il mercato deve essere uguale per tutti: chi compra deve pagare e chi vende deve consegnare i titoli. Da ricordare che un primo pacchetto di misure anti-ribassiste era stato varato dalla Consob lo scorso 10 luglio. Intanto, dopo una mattinata difficile, con il nuovo record a 384 punti, il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e i Bund di uguale scadenza si è ridotto a 372 punti base, il 3,72%. Il rendimento dei titoli italiani sul mercato secondario è al 6,13% mentre i bund si mantengono stabili attorno al 2,41%. I Bonos spagnoli proseguono nel loro avvicinamento ai titoli italiani con uno spread che si è ulteriormente ridotto a soli 15 punti base. «La Spagna ha fondamentali di finanza pubblica migliori dell’Italia e un costo del servizio del debito bassissimo» nota Sergio Capaldi, economista del Servizio studi di Intesa Sanpaolo per spiegare la chiusura della forbice di rendimento tra i due paesi.
Per l’Italia, tuttavia, un fattore positivo, per restare sul terreno dei dati macro, aggiunge l’analista, può venire dal dato sul Pil di giovedì atteso in lieve rialzo. C’è però un altro livello dal quale possono venire risposte ai mercati, ha spiegato Giuseppe Attanà, presidente di Assiom, all’agenzia Radiocor: «il mercato è fatto da domanda e offerta e per avere una domanda ci vuole un segnale ai mercati» con un riferimento implicito alle iniziative che il governo riuscirà a mettere in campo. Per Attanà gli operatori «legittimamente aspettano interventi istituzionali». C’è infatti, molta tensione nelle sale operative dove si guarda con crescente preoccupazione alla situazione politica e c’è chi prevede una disfatta per il mercato se il governo non troverà il coraggio di rivedere la manovra e di tagliare drasticamente i costi della politica. Al tempo stesso non c’è molta fiducia su quello che potrà dire oggi Berlusconi in Parlamento.
Camera chiusa per pellegrinaggio
Primo: domare subito l’incendio
La prima cosa da dire è che non ci meritiamo la sfiducia dei mercati. Non se la meritano le famiglie, che lavorano e risparmiano più della media europea. Non se la meritano le imprese, il cui export cresce allo stesso ritmo di quelle tedesche. Se la meriterebbe la politica che inganna i cittadini facendo finta di tagliare le proprie spese per poi andare in ferie, scandalosamente, fino al 12 settembre. Ma non è tempo di polemiche.
Non c’è tempo nemmeno per vagheggiare governi tecnici e nuove maggioranze. Almeno per ora. La casa brucia ed è necessario prima di tutto spegnere l’incendio. L’amara realtà è che per rifinanziare il nostro debito pubblico dobbiamo garantire a chi ci presta i soldi quasi quattro punti percentuali in più dei tedeschi. Come la Grecia 16 mesi fa.
Berlusconi parlerà oggi alle Camere, chiamato a un difficile compito e forse all’ultima drammatica prova da statista che la storia gli assegna: convincere i mercati della serietà della nostra correzione dei conti e della nostra volontà di crescere.
Finora il governo non c’è riuscito. La manovra da 80 miliardi (compresa la delega fiscale) è apparsa poco credibile perché, nell’arco di prevedibile durata di questo esecutivo, vale appena 15 miliardi (il 19%). Le uniche misure immediate, i ticket, sono state applicate solo da alcune Regioni e apertamente contestate dalla Lega. Come possono i mercati fare affidamento su provvedimenti subito smentiti da una parte della maggioranza che li ha votati? E perché mai devono aver fiducia in un esecutivo che concentra la propria azione sul processo lungo o sul trasloco di tre stanze ministeriali a Monza? Una maggioranza che non governa è un unicum costituzionale, ma oltre a fare male al Paese scava la fossa a se stessa.
Il minimo che ci si possa attendere oggi è l’indicazione di un percorso concreto. L’ascolto delle richieste delle parti sociali. L’assunzione di alcuni impegni precisi che non si potranno disattendere. E se ciò accadesse ancora, allora sarebbe opportuno che il premier ne traesse le doverose conclusioni dimettendosi.
La misura più urgente, come più volte sottolineato su queste colonne, è l’anticipo del pareggio di bilancio. La promessa di farlo nel 2014, quando ci sarà un altro governo, ha la portata vacua di una boutade estiva. Come arrivarci? Operando soprattutto sui tagli di spesa, apparsi nella manovra, appena approvata con un lodevole sforzo bipartisan, niente più che un’operazione cosmetica.
Coraggio, le idee non mancano. I consigli e l’appoggio della Banca d’Italia sono indispensabili. Privatizzare e liberalizzare con decisione, ridurre drasticamente il costo della burocrazia e della politica. L’adozione di misure eccezionali, anche se dovesse comportare sacrifici per imprese e famiglie, sarebbe accettata a fronte di una ripresa degli investimenti e di prospettive meno incerte sul versante della crescita. Interventi più incisivi sul mercato del lavoro e sul sistema previdenziale potrebbero avere come contropartita maggiori opportunità di occupazione per i giovani, sostegni agli investimenti, certezze per le imprese. Una volta tanto si chiede al premier di pensare solo al Paese. E di cercare un dialogo con un’opposizione che non può essere tentata di scommettere sul disastro del Paese per liberarsi del suo odiato avversario. Un confronto responsabile e serio. E si ascoltino le parole del presidente Napolitano, unica fiaccola nel buio estivo della nostra politica.
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Francesco Paternò
Governo/ IL SUPERMINISTRO CAMMINA SUL FILO
Tremonti cerca sponde Ue, il Financial Times lo stronca
Se questo è il clima oltre le Alpi, in casa è tempesta perfetta. La borsa di Milano continua a restare sotto assedio da parte della speculazione, che colpisce lì dove la politica non è in grado di alzare difese credibili. Ieri pomeriggio, Tremonti ha convocato per due ore al ministero il Comitato per la stabilità finanziaria, cui hanno partecipato Consob, Bankitalia e Isvap, per provare a mandare un qualche segnale ai mercati che tuttavia non ci hanno creduto. Anche perché, quasi in contemporanea, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano riceveva per la seconda volta in cinque giorni il governatore di Bankitalia Mario Draghi, fatto irrituale in cui si poteva leggere anche un atto di delegittimazione del ministro. Il quale, nonostante le tensioni di borsa e le fibrillazioni politiche, non ha potuto a fare a meno di seguire con attenzione il via libera della Camera dei deputati sull’utilizzo dei tabulati e dell’apertura delle cassette di sicurezza di Milanese. Carte che potrebbero portare altre pericolose novità, non solo sulla casa pagata in contanti dal ministro al suo stretto collaboratore.
Questa mattina Tremonti salterà il consiglio dei ministri convocato per le 10 a palazzo Chigi e tornerà forse in tempo per ascoltare Silvio Berlusconi, che alle 15 alla Camera riferirà in sua vece sull’andamento della crisi economica. Il gelo tra i due non fa più notizia. Alle 9,50 il ministro ha appuntamento con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker a Lussemburgo, per rassicurare l’Unione europea sui conti italiani ed essere rassicurato dai partner. La missione è la stessa che Tremonti conduce da mesi: finché c’è lui, c’è speranza. Né la linea dovrebbe essere cambiata nel colloquio telefonico che il ministro aveva in programma ieri sera con il commissario europeo per gli affari economici e finanziari Olli Rehn. Ma l’Europa e la speculazione potrebbero non bastare più al ministro per restare in sella. Dal caso Milanese al gelo berlusconiano fino al pallottolliere della Lega, il ministro cammina sul filo. Berlusconi potrebbe superare i no che riceve dai suoi possibili sostituti con un interim d’emergenza. E nemmeno il Quirinale si opporrebbe più.
Napolitano insiste
“Servono misure per la crescita”
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
Se il premier Berlusconi saprà convincere i mercati, dopo un’altra giornata nera per le Borse, si capirà molto presto: oggi si presenterà, alle 15 alla Camera e alle 17,30 al Senato, per comunicare l’attesa informativa del governo sulla crisi economica. «Le assunzioni di responsabilità in politica non sono mai sbagliate», promuove la scelta di presentarsi in Parlamento il ministro La Russa.
Molto critiche invece le opposizioni: «Non sono molto fiducioso ma se devo metterci una piccola speranza è che almeno stavolta ci sia un’analisi veritiera e che non si racconti la solita favola», commenta il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, «se avessero ascoltato quello che diciamo da tre anni non saremmo arrivati a questo punto». Il leader dell’Idv Di Pietro è perentorio: la soluzione che individua è una sola, «crisi di governo, scioglimento delle Camere e nuove elezioni». Richiesta di dimissioni inutile, secondo il leader centrista
Casini, che invece spera che Berlusconi «annunci qualcosa di concreto, un decreto, e non faccia chiacchiere».
Passaggio in aula In entrambi i rami del Parlamento ci sarà dibattito ma non un voto finale. È previsto il tutto esaurito: a un certo punto del pomeriggio ieri s’è diffusa la voce di una spaccatura nella Lega, con i maroniani pronti a disertare l’Aula. Ipotesi smentita dal ministro Maroni: «È una str… Andrò da Berlusconi stasera, perché vuole incontrarci per illustrarci il discorso, e gli ho anche chiesto di sedere accanto a lui domani. Mi ha detto sì». Alla Camera sarà l’ultimo atto prima delle vacanze, previste fino al 5 settembre per le Commissioni e addirittura al 12 per l’Aula, quaranta giorni di ferie: il capogruppo Pd Franceschini ha provato a chiedere di accorciarle, ma l’omologo del Pdl Cicchitto ha replicato che «ci sono 100 parlamentari che fanno un pellegrinaggio: per rispetto verso di loro abbiamo ritenuto di iniziare le sedute dell’Aula più tardi».
Vigila il Quirinale Sull’andamento della crisi vigila il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Prima di partire ieri sera per Stromboli, per le vacanze rinviate già da qualche giorno, ha invitato in mattinata al Quirinale, per la seconda volta in pochi giorni, il governatore della Banca d’Italia e futuro presidente della Bce, Mario Draghi. E anche dalla villeggiatura intende seguire con attenzione gli sviluppi degli appuntamenti romani, il dibattito alle Camere e l’incontro di domani del governo e poi delle opposizioni con le parti sociali. «Nell’attuale momento la parola è alle forze politiche, di governo e di opposizione, chiamate a confrontarsi con le parti sociali sulle scelte da compiere per stimolare decisamente l’indispensabile crescita dell’economia e dell’occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014», chiama tutti alla responsabilità il Capo dello Stato, «seguirò dunque attentamente gli esiti di tale confronto, partendo dalla preoccupazione che non ho mancato di esprimere per gli andamenti dei mercati finanziari e dell’economia, nei loro termini generali e nei loro specifici aspetti italiani».
La fiducia dell’Europa
La tensione sui mercati nel frattempo non si arresta: 100 miliardi bruciati ieri, con Piazza Affari che ha perso il 2,53% e lo spread coi titoli tedeschi tornato a livelli record. Segnali di incoraggiamento per l’Italia arrivano dall’Europa: «Siamo pienamente fiduciosi», rassicura una portavoce della Commissione Ue a Bruxelles, Chantal Hughes, «dal nostro punto di vista la situazione in Italia e in Spagna non è cambiata in modo drammatico, e entrambi i Paesi stanno prendendo le misure necessarie». Nessun piano di salvataggio per l’Italia, aggiunge, è «sul tavolo». Il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, sottolinea inoltre che il nostro Paese «ha il deficit sotto controllo, ha i conti pubblici sotto controllo. Sta facendo le cose giuste e prendendo le giuste decisioni».
Per fronteggiare la crisi, è stato convocato ieri il Comitato di stabilità, organismo presieduto dal ministro dell’Economia Tremonti e di cui fanno parte Bankitalia, Consob e Isvap, che ha il compito di monitorare le crisi finanziarie. «Nonostante l’azione di progressiva riduzione del deficit pubblico, si riflettono sull’Italia tensioni derivanti da incertezze internazionali», tira le somme una nota al termine della riunione, «le analisi confermano che il sistema bancario e finanziario italiano è solido», tranquillizza.
Il ministro dell’Economia sta ovviamente mantenendo i contatti con l’Europa: ieri si è sentito al telefono con il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, mentre oggi in Lussemburgo vedrà il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Per questo salterà il Consiglio dei ministri del mattino, mentre sarà presente in Aula per l’attesissima informativa alle Camere.
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