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David Cameron. Si scrive Inghilterra e si legge Italia

Dietro c’è il delirio fondamentalista di un capitale che sgancia l’impresa da ogni etica e socializza le perdite a colpi di manganello, proiettili di piombo e gomma, cannoni d’acqua e secoli di galera. Si dice Cameron, si scrive neoliberismo e si legge ingiustizia sociale. Si dice Londra, ma si scrive Val di Susa e si legge Madrid con la Porta do Sol e gli “indignati“, si legge Parigi della “racaille, la recente “feccia” delle banlieue, Atene degli “anarchici“, Santiago degli studenti in piazza contro la “legalità borghese” che uccide a tradimento scuola e università pubbliche, mirando a quell’intelligenza critica che è il primo segno della libertà per cui si fece uccidere Salvador Allende e, per mano di mercenari, morì Ernesto Che Guevara.

Davide Cameron è la pistola fumante del capitale, l’arma impropria che spara sulle conseguenze drammatiche della promessa di un paradiso terrestre dell’età dell’oro postcomunista, col mercato che produce benessere, i giovani che diventano imprenditori di se stessi, il successo garantito e il guadagno illimitato. Urla, si accalora e ce l’ha coi teppisti, proprio Cameron, amico di Andy Coulson, che dirigeva giornali a colpi di menzogna, poliziotti corrotti e scoop portati in prima pagina con sistemi illegali e imbrogli d’ogni specie. Se la prende con la famiglia che ha disgregato, con la scuola che sta smantellando, ma lo sa bene e trema: i minorenni che assaltano i fortilizi del consumo, non più lavoratori e nemmeno consumatori, sono solo figli suoi naturali, figli di questo leader dell’inganno borghese. Hanno succhiato col latte in polvere la menzogna che ora divora i risparmi di intere generazioni di lavoratori e fa traballare gli equilibri e le sicurezze fino a ieri stabili del perbenismo piccolo e medio borghese. Figli spuri della sua “civiltà dei consumi” e di quel pensiero unico di cui s’è fatto garante, i suoi “teppisti” vedono nella politica la maschera che copre fango e teppismi infinitamente più pericolosi, la maschera d’un inganno per cui, nati per spendere, non hanno un centesimo, educati alla scalata dell’Olimpo capitalista, sono infognati senza speranza nelle pianure malariche dei bassifondi, non hanno posto nel sogno luccicante dei supermarket, non trovano in fabbrica la disciplina e i progetti politici della classe operaia e fanno i conti con una rapina chiamata “tagli“: migliaia di miliardi delle vecchie lire sottratte al sistema formativo, alle scuole e alle università, alla salute della povera gente, ai servizi sociali, alla previdenza e ai diritti sacri persino per il liberismo classico. A Londra ormai è difficile persino trovar posto nei cimiteri: un buco a terra è salito alle stelle. David Cameron è la pazzia di un capitale che ha dimenticato di essere un fenomeno storico e ignora ormai che è nato e morirà. Ignorante e cieco, schiera la polizia degli scandali a difesa dei potenti e non trova posto per la giustizia sociale. Il suo capitalismo muore di asfissia e non ha la statura culturale del riformismo umanitario e democratico che consentì il New Deal, una embrionale e, se si vuole, strumentale affermazione di un principio di solidarietà verso i più deboli. Cameron e i nuovi “grandi”, sono bambini viziati e piccoli prepotenti da osteria: non ammettono sicurezza sociale, non riconoscono liberi sindacati, non fanno lavori pubblici senza mazzette e interessi criminali. Qualcuno gliel’ha insegnato, la storia glielo dimostra e ce l’hanno sotto gli occhi: socialismo o barbarie. Cameron lo sa bene, ma è un soldato del capitale e, come tale, cerca naturalmente la barbarie. E’ lui, Cameron, la vera grave minaccia per l’ordine pubblico. Uscito su “Fuoriregistro“ il 12 agosto 2011

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