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Passa la manovra, “ma non basterà” (Bce). Cresce l’indignazione

Mentre dentro l’aula giungevano gli echi e i rumori degli scontri nella adiacente piazza di Montecitorio, i voti favorevoli alla manovra sono stati 314, mentre i contrari 300. Il testo diventerà legge non appena sarà firmato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La Camera ha così votato la fiducia sul medesimo testo licenziato dal Senato, dove il decreto aveva subito delle modifiche per raggiungere così la quota di 53,3 miliardi nel 2013, anno in cui viene previsto il raggiungimento del pareggio di bilancio. Tra le principali misure del provvedimento figurano nuovi e pesanti tagli sulle spese dei ministeri e degli Enti locali, l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, l’aumento di 1 punto percentuale, dal 20 al 21%, dell’Iva, il taglio alle agevolazioni fiscali, l’insaprimento della lotta all’evasione e il contributo di solidarietà al 3% ma solo per i più ricchi. Accolto un emendamento che chiede il pagamento dell’Ici anche per le attività economiche gestite dalla Chiesa cattolica.

La Camera non ha corretto la sostanza dell’art 8 della manovra che rimane efficace per quanto riguarda i contratti collettivi di lavoro aziendali o territoriali, sottoscritti anche dai sindacati con rilevanza aziendale o regionale. Le intese in questo modo raggiunte avranno efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati, anche derogando alle leggi nazionali. “L’articolo 8 della Finanziaria e’ un attentato ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori – afferma Landini della Fiom – perche’ consente ai contratti aziendali o territoriali di derogare ai Ccnl e alle leggi. E’ un tentativo eversivo di sconvolgimento del diritto del lavoro e della nostra Costituzione.

Secondo Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale USB: “Questa è una manovra violentemente antipopolare che rischia, purtroppo, di essere anche inutile. Gli incidenti di questa sera sotto Montecitorio, così come quelli del 7 settembre sotto il Senato, sono la spia di un forte malessere alimentato da un Governo incapace di respingere i diktat dell’Europa e di colpire i patrimoni”. “E’ evidente  che una tale politica- sottolinea Leonardi – non poteva che produrre, e produrrà in futuro, una forte contrapposizione nelle piazze di tutto il paese. E conclude: “USB convoca tutte e tutti per la grande manifestazione nazionale in occasione della giornata Europea di lotta del 15 ottobre prossimo”.

Nei sindacati di base – e non solo ovviamente – come nei movimenti sociali si discute come affrontare la situazione e questa nuova fase del conflitto sociale. E’ evidente che adesso il piano della mobilitazione sociale e sindacale contro le misure antisociali non può che fare un salto di qualità sul piano politico. Emendare le misure del governo è impensabile, si tratta di mettere di traverso un diverso ordine di priorità sociale contro i diktat della Bce e la loro attuazione nei vari paesi europei. Un primo incontro è previsto già domani pomeriggio al Volturno occupato per discutere ilprogramma di azione delle prossime settimane.

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Ma non basterà, dice già oggi la Bce. Da “Il Sole 24 Ore”:

Bce: crescita moderata, alta incertezza. «I governi siano pronti a nuove manovre»

Gli esperti della Bce hanno rivisto al ribasso le stime macroeconomiche dell’area euro per il 2011 e il 2012: il tasso di crescita del Pil dovrebbe attestarsi tra l’1,4 e l’1,8% quest’anno e tra lo 0,4 e il 2,2% il prossimo. Nelle proiezioni di giugno la crescita del Pil era stimata in una forchetta compresa tra l’1,5 e il 2,3% nel 2011 e tra lo 0,6 e il 2,8% nel 2012. «Le revisioni delle prospettive per i due anni considerati – si legge nel bollettino di settembre della Bce – riflettono la riduzione della domanda estera e l’indebolimento della domanda interna, frenata tra l’altro dalla maggiore incertezza, dal peggioramento del clima di fiducia, dal calo dei corsi azionari e dai criteri più restrittivi di erogazione del credito».

Il commento
Il Consiglio direttivo della Bce nel bollettino di settembre si attende una crescita moderata dell’economia dell’area, a fronte di un livello di incertezza particolarmente elevato e di rischi al ribasso intensificati. In linea con le aspettative, si legge nel bollettino, nel II trimestre la crescita economica è rallentata nell’area dell’euro, dopo la vigorosa espansione del I trimestre. In prospettiva, una serie di andamenti sembra frenare la dinamica di fondo dell’area euro, fra questi: 1) la moderazione di crescita dell’economia mondiale, con i connessi ribassi delle quotazioni azionarie e il peggioramento del clima di fiducia delle imprese; 2) gli effetti sfavorevoli derivanti dalle tensioni in atto in vari mercati del debito sovrano dell’area euro.

L’acquisto dei Buoni del Tesoro
La decisione di riprendere gli acquisti di titoli di Stato presa dalla Bce il 7 agosto dopo uno stop di quattro mesi «era motivata dal rischio significativo che, in assenza di interventi, il funzionamento di alcuni mercati dei titoli di Stato venisse compromesso». La Bce scrive che c’era il rischio che «le tensioni si propagassero ad altri mercati» e che ciò avrebbe potuto determinare «un pesante impatto sull’accesso ai finanziamenti nell’economia dell’area euro».

Nuove manovre
«È essenziale che i provvedimenti annunciati dali Paesi per risanare e rafforzare le basi giuridiche delle regole dei bilanci nazionali si concentrino nelle fasi iniziali dei periodi di programmazione e trovino piena applicazione.I governi devono essere pronti ad attuare misure di risanamento aggiuntive, in particolare dal lato della spesa, qualora si concretizzino rischi relativi alla realizzazione degli attuali obiettivi di bilancio».

Il sostegno alle banche
«L’offerta di liquidità e le modalità di aggiudicazione degli importi nelle operazioni di rifinanziamento continueranno ad assicurare che le banche dell’area euro non subiscano vincoli di liquidità».

Inflazione
Il Consiglio direttivo ritiene che« le prospettive di medio periodo sull’andamento dei prezzi siano soggette a rischi sostanzialmente bilanciati. I rischi verso l’alto riguardano in particolare la possibilità di rincari superiori alle ipotesi per il petrolio e le materie prime non petrolifere, nonché incrementi delle imposte indirette e dei prezzi amministrati, data l’esigenza di risanare i conti pubblici nei prossimi anni.

 

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