Il Lingotto punta al sindacato aziendale maggioritario, ma il Fismic è molto lontano dal poter coprire questo ruolo.. L’ad ha anche annunciato che a Mirafiori verrà prodotto un Suv con marchio Jeep, da gennaio 2013, ma non quello previsto con marchio Alfa: si allungano quindi i tempi della cassa integrazione a Torino. Come volevasi dimostrare, la Fiat sta progressivamente smobiliitando la sua presenza industriale in Italia. Ma soprattutto esige la totale libertà di licenziamento. Senza alcun limite o “contrattazione” con nessuno.
La lettera di Marchionne al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia
Lettera-Marchionne-a-Marcegaglia.pdf
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da Repubblica
Fiat, Marchionne a Marcegaglia: “Delusi per l’intesa del 21 settembre”
“La firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale”.
E’ per questo Fiat lascia Confindustria, dal primo gennaio 2012. La conferma è arrivata alla presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, con una lettera firmata dall’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne che scrive: “Ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012”.
Una rottura maturata dunque sul tema dei contratti nazionali e sulla forte presa di posizione del Lingotto che chiedeva più spazio di manovra per la contrattazione aziendale. E rivendica: “Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria”.
Il manager italo-canadese aveva scritto al numero uno di Confindustria a fine giugno, elogiando l’accordo raggiunto tra industriali e sindacati sui contratti perché si trattava di “un risultato di grande rilievo perché ha affrontato alcuni importanti nodi in materia di rappresentanza e dei contratti”. Ma questo – spiegava – non basta a garantire la permanenza di Fiat all’interno del sistema Confindustria se non ci saranno “nei prossimi mesi ulteriori passi che consentano di acquisire quelle garanzie di esigibilità necessarie per la gestione degli accordi raggiunti per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco”. Se così non sarà, Fiat e Fiat Industrial “saranno costrette a uscire” da Confindustria “con decorrenza dal primo gennaio 2012”.
Anche perché – proseguiva la lettera di giugno “sono fiducioso che le nostre esigenze, che credo siano le stesse di molti altri imprenditori, saranno tenute in considerazione e che queste condizioni si realizzeranno entro la fine dell’anno”. Invece, almeno per Fiat, così non è stato. L’accordo del 21 settembre, che Confindustria ha sottoscritto con i sindacati, almeno sulla carta ha infatti “anestetizzato” il potenziale dell’articolo 8 della manovra di bilancio, che dava alle aziende facoltà molto più ampie anche in tema di licenziamenti senza giusta causa, riducendo così quella “libertà di manovra” che Fiat ritiene indispensabile per stare sul marcato globale.
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Immediatamente il mmaggiordono di casa Fiat ha fatto scattare l’applauso.
Fiat: Di Maulo (Fismic), su azienda avevamo ragione noi
Cosi’ il Segretario Generale della Fismic, Roberto Di Maulo, commenta a caldo le decisioni dell’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, sull’uscita del Lingotto da Confindustria, sulla conferma del piano industriale per Mirafiori (produzione di Suv) e sulla realizzazione dei motori Alfa nello stabilimento Fma.
“Viene cosi’ confermata – afferma in una nota Di Maulo – la validita’ del piano industriale e viene confermato anche che gli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco sono alla base del nuovo contratto del settore auto, con nuove garanzie e nuovi diritti, al di fuori del sistema confindustriale”.
“Noi- conclude il leader Fismic – avevamo ragione a sostenere che lo stabilimento di Mirafiori rappresenta, all’interno del sistema Italia, cuore, cervello e gambe della Fiat del presente e del futuro”.
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Ma i mercati non credono più a “fanfaluca” Sergio. Da Ticino Online
Crolla Fiat e difficoltà per Marchionne a Detroit
Esce da Confindustria e i titoli precipitano. La General Motors attende al varco la ‘grana’ sindacale di Marchionne per Chrysler
LUGANO/MILANO – Le azioni Fiat crollano in Borsa dopo l’annuncio dell’AD Marchionne di uscire dall’organizzazione padronale italiana Confindustria. Le azioni della casa automobilistica, in un mercato comunque negativo, figurano come le peggiori del listino a -4,1% a 3,92 euro per azione.
Detroit a rischio – Ma non finisce qui, negli USA Marchionne è a capo della Chrysler e sta premendo sul sindacato United Auto Workers per un contratto più conveniente dei suoi rivali, prendendo una linea dura che pare stia sortendo l’effetto di giungere a un arbitrato obbligatorio dato che la Uaw non può proclamare scioperi fino al 2015 in base alle concessioni fatte due anni fa nell’ambito dei piani di salvataggio di Gm e Chrysler. La situazione, a detta di vari osservatori, potrebbe anche mettere in difficoltà Marchionne e favorire la concorrente General Motors.
L’accordo tra Sergio Marchionne e il sindacato di Chrysler per il nuovo contratto dei 26.000 lavoratori della casa di Detroit, è entrato in crisi da quando, a settembre, Bob King, leader di Uaw non si è presentato all’incontro decisivo.
Alfa e Jeep a Torino – Fiat ha confermato l’intenzione di installare nello stabilimento di Mirafiori una delle tre principali architetture per vari marchi nel 2012, con l’inizio della produzione di un SUV a marchio Jeep previsto per la seconda meta’ del 2013. La produzione dell’Alfa Romeo Mito viene confermata per lo stabilimento di Mirafiori e sara’ sviluppato in Italia un nuovo motore Alfa interamente d’alluminio.
In precedenza, si era parlato di uno spostamento più marcato della produzione in Nord America da parte di Fiat “aumentando la produzione di auto in Nord America, probabilmente spostando Alfa e SUV Jeep previste a Torino, dato che non riesce a tenere il passo di GM e Ford in termini di aumenti salariali” riporta Bloomberg e “potrebbe garantire continuità di produzione negli Stati Uniti con i nuovi modelli inizialmente destinati agli stabilimenti italiani”.
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dalla Reuters
Fiat,F.Industrial pesanti con auto Europa,uscita da Confindustria
MILANO, 3 ottobre (Reuters) – In un settore auto europeo bersagliato dalle vendite, a Milano Fiat e Fiat Industrial pagano con pesanti ribassi anche la decisione di lasciare Confindustria a partire da gennaio 2012.
“I due titoli scendono per l’uscita da Confindustria”, osserva un trader.
Intorno alle 11,45 Fiat lascia sul terreno il 3,6% a 3,946 euro e Fiat Industrial cede il 3,7% a quota 5,455. I volumi sui due titoli sono comunque sottili.
Lo Stoxx europeo dell’auto arretra del 3,8% con cali particolarmente significativi per Bmw (oltre -6%) e Volkswagen (VOWG_p.DE) (-5% circa).
L’annuncio è stato dato dall’AD di Fiat e presidente di Fiat Industrial, Sergio Marchionne, in una lettera inviata al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Nella missiva, Marchionne spiega che “con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale”, dando vita a un quadro incerto che Fiat non può accettare.
L’AD precisa che la decisione di uscire da Confindustria non ha “nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento”.
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L’uscita di Fiat dovrebbe costare al sistema Confindustria 5 milioni di euro l’anno di contributi
L’agenzia di stampa Tmnews ha fatto i conti all’annuncio dopo l’annuncio dell’uscita di Fiat: dovrebbe costare al sistema Confindustria 5 milioni di euro l’anno di contributi, suddivisi tra l’organizzazione centrale di Roma e la quarantina di associazioni provinciali e di categoria a cui le aziende del Gruppo torinese sono associate. Il calcolo esatto non è facile perché gli accordi sui contributi possono variare da associazione ad associazione e ci possono essere anche sensibili sconti.
Confindustria in suo comunicato precisa che in termini di addetti il gruppo Fiat rappresenta lo 0,8% dell’intero sistema associativo, mentre dal lato contributivo il gruppo pesa l’1 per cento dell’intero sistema, per una somma pari a poco meno di 5 milioni di euro.
Inoltre, si evidenzia che nei primi nove mesi del 2011, gli associati a Confindustria sono aumentati di 2.096 aziende (2%), con un incremento dei relativi dipendenti di 59.656 unità (1,1 per cento), raggiungendo un totale, rispettivamente, di 148.952 imprese associate per 5.498.851 dipendenti.
In linea di massima – riprende Tmnews – un’azienda associata al sistema Confindustria (le associazioni provinciali e di categoria incassano i contributi dalle imprese e poi li riversano in parte alla sede centrale) paga 60 euro circa a dipendente all’anno. Poiché il gruppo Fiat ha in Italia circa 80 mila dipendenti (lo 0,8% dei dipendenti di tutte le imprese associate), il contributo complessivo al sistema Confindustria dovrebbe aggirarsi attorno ai 5 milioni l’anno di cui il 15% circa (750mila euro l’anno) dovrebbe arrivare alla Confindustria centrale di Roma, che ha chiuso il bilancio 2010 con incassi complessivi per 39,1 milioni (in calo rispetto ai 42,3 del 2009 per il venir meno dei dividendi del Sole 24 Ore) e con un avanzo di 2,6 milioni.
La aziende del gruppo Fiat associate a Confindustria avevano già inviato le lettere di disdetta nel giugno scorso, con il preavviso previsto dallo Statuto confindustriale. Ma molti pensavano che alla fine (soprattutto dopo l’accordo del 28 giugno e l’articolo 8 della manovra economica) Confindustria sarebbe rimasta. La lettera di Marchionne alla Marcegaglia ha invece confermato la volontà di uscire. Nella sua missiva, Marchionne ipotizza accordi specifici con singole associazioni, a cominciare dall’Unione industriali di Torino, ma anche questa ipotesi, esclusa dallo Statuto confindustriale, rischia di aprire un nuovo contenzioso tra l’organizzazione industriale e la sua (ex) grande associata.
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