Menu

Populisti di lusso

Ieri Luca Cordero di Montezemolo, uno che ha fatto del lusso sfrenato la propria cifra imprenditoriale (guida la Ferrari, diamine!), ha spiegato urbi et orbi che “l’Italia non ha bisogno di un partito dei padroni, sarà salvata da un grande movimento popolare”.

Quando i padroni dicono di non voler fare un proprio partito bisogna prepararsi a brutte cose. Perché da un lato è ovvio che loro sono socialmente pochi, e quindi farebbero il solito partitino liberale che in tutta Europa prende quel 3-4% che qualche volta – non sempre – serve per fare una coalizione di destra. Ma se pretendono di mettersi lussuosamente a capo di un “movimento popolare” significa che intendono portare la battaglia per la conquista del consenso passivo dentro il corpo vivo “delle masse”. Hanno creato negli anni una situazione sociale catatonica (si veda il nostro articolo sul crollo di Barletta), ora cercano di passare all’incasso elettorale. Il programma politico c’è, ovviamente: è la lettera della Bce arricchita dal “progetto Confindustria”.

Ma anche all’interno dell’associazione padronale s’è aperto uno scontro. Fiat (il datore di lavoro di Montezemolo, bisogna ricordare) ne è uscita. Altre aziende stanno facendolo. La tempra del leader si vede nel conflitto e Montezemolo fa capire subito di non esserlo. “Non voglio entrare nelle polemiche, ma se la più grande azienda italiana esce da Confindustria un problema da qualche parte ci deve essere”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, una strizzata d’occhio a Marchionne (lo stipendio va salvaguardato!), una a Emma (gli imprenditori devono essere la sua base elettorale di lancio). Del resto – vedi avanti – anche la Marcegaglia è pronta per il “salto in politica” al suo fianco, lasciando il posto in Confindustria a colui che in realtà già la dirige da anni: Alberto Bombassei.

Si annunciano insomma tempi di populismo democristiano con un tocco di glamour. Nelle stesse ore si sono fatte più consistenti le turbolenze interne alla “cosa” berlusconiana, con gli ex democristiani che appaiono ormai pronti per il regicidio “in nome del paese”. Il tutto ovviamente sotto l’accorta regia dell’ex migliorista in grembiulino e compasso. Ah, che rinnovamento…

Ingigantire il movimento del 15 ottobre deve essere perciò il nostro primo comandamento. Costruire lo spazio politico di massa indipendente, capace di tenere  lo scontro sociale per tutto il tempo necessario e “un minuto più dell’avversario”, ne è il corollario indispensabile.

 

*****

da Il Sole 24 Ore

Montezemolo: l’Italia non ha bisogno di partiti dei padroni, la salverà un grande movimento popolare

di Celestina Dominelli

 

Il timing non è ancora chiarissimo, ma la discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari e di Italia Futura, appare di certo più vicina. Tanto che il lancio della sezione pugliese della Fondazione (messa su insieme all’ex Pd, Nicola Rossi) è quasi il battesimo di un progetto di più ampio respiro. L’identikit di quel che sarà lo traccia lo stesso ex numero uno di Confindustria e di Fiat. «L’Italia non ha bisogno di partiti dei padroni né di altre alchimie tecnocratiche o elitarie ma di un grande movimento popolare, trasversale a tutte le componenti della società».

Inizia nuova fase, lavoriamo per cambiamento vero
Non la corsa di un “solista”, insomma, come ha ripetuto spesso negli ultimi mesi, ma l’impegno di una «squadra» che attorno a lui già si muove con idee e passi molto chiari. «Il momento della denuncia fine a se stessa è passato. Di rese dei conti e di toni urlati l’Italia non ha bisogno proprio perché se è il governo è debole, la situazione è drammatica». Poi il passaggio in cui si intravvede meglio un impegno futuro. «Fra poco – prosegue Montezemolo – inizierà comunque una nuova fase. Lavoriamo affinché sia possibile contribuire a un rinnovamento vero e profondo in tanti settori della nostra vita civile e politica». Perché, avverte ancora l’ex numero uno del Lingotto, «l’Italia è sul ciglio del burrone, il meccanismo del “tutti contro tutti” ha superato l’argine della politica e sta investendo la stessa società civile. Non possiamo permettercelo».

L’affondo contro il Governo: spettacolo irresponsabile
L’esecutivo insomma ha molte responsabilità e Montezemolo non sembra in vena di fare sconti a Berlusconi&co. Il Governo sta mostrando uno «spettacolo irresponsabile» e questa situazione «va chiusa ad horas». A cosa si riferisca il presidente della Ferrari lo chiarisce subito dopo. «il Governo è paralizzato dai contrasti tra il ministro dell’Economia e il presidente del Consiglio. Assistiamo oramai da mesi a un balletto sulla nomina del governatore della Banca d’Italia che giudicheremmo inappropriato, anche se riguardasse il direttore di una Asl di provincia».

L’addio di Fiat da Viale dell’Astronomia mi addolora
A non convincerlo, però, non c’è solo lo scontro che si registra sull’asse Palazzo Chigi-Economia. C’è, infatti, anche un altro capitolo che fa capolino nelle riflessioni di Montezemolo e che tocca da vicino due tasselli cruciali di un passato che lo ha visto sia alla guida di Confindustria che a capo di Fiat. Così, nel suo intervento, il presidente di Italia Futura non si esime dal valutare l’uscita del Lingotto dall’associazione degli industriali. Lo fa senza girarci troppo attorno. «Questa rottura non può che addolorarmi moltissimo, professionalmente e personalmente», sono le prime parole che si lascia sfuggire. Poi l’analisi più a freddo. «È pero evidente che se la più grande azienda privata italiana ritiene che la sua presenza in Confindustria sia di impedimento al perseguimento degli obiettivi aziendali qualcosa che non ha funzionato deve pur esserci. Anche perché nella stessa situazione di Fiat si trovano molte altre imprese italiane».

Il messaggio a Confindustria: l’associazione ripensi il suo ruolo
Nulla è perduto, ci tiene subito a chiarire Montezemolo, ma una presa di coscienza, quella sì, gli sembra più che mai necessaria. «Quello che è accaduto – sottolinea – deve servire per avviare un momento di riflessione su ciò che è mancato, se vogliamo lavorare a una soluzione che nel tempo possa riannodare le fila di un dialogo che non voglio considerare definitivamente chiuso». Poi il messaggio chiarissimo a Confindustria. «È uno straordinario patrimonio dell’Italia», ma l’associazione «non deve aver paura di ripensare il suo ruolo, i suoi compiti e soprattutto la sua articolazione territoriale e settoriale». «Sarebbe importante per l’associazione – conclude Montezemolo – riflettere sull’utilità dell’avvio di una fase costituente». La stessa di cui, sembra convinto, ha bisogno il Paese.


*****

«Io successore della Marcegaglia? Speriamo che sia così». Alberto Bombassei, imprenditore bergamasco, vicepresidente di Confindustria, è dato da giorni come possibile candidato al vertice di Confindustria. Il patron della Brembo è colui che dovrebbe rinsaldare i rapporti con la Fiat dopo l’uscita, a partire dal primo gennaio 2012, dell’azienda torinese dalla confederazione degli industriali.

«Chi ha ragione tra le due parti è difficile dirlo – dichiara ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – mi auguro che dopo un approfondimento, ci si possa chiarire e si possa rivedere questa posizione di Fiat». Bombassei condivide tutto del manifesto degli industriali per salvare l’Italia elaborato da Confindustria. Infine, sulla lotta all’evasione prospettata dal governo come uno dei punti per uscire dalla crisi, l’imprenditore è laconico: «Se guardiamo con lo specchietto retrovisore, direi di no».


- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *