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Manovra Monti, nessuna mediazione

 Il ragionamento anticipato oggi, del resto, possiede una sua perversa razionalità: se si comncia a cercare di trovare una “quadra” tra posizioni e interessi differenti, il governo “tecnico” rischia di infilarsi in un labirinto da cui rischia di non uscire più. I “riti”della concertazione, insomma, non sono “adeguati” alla nuova situazione.

E’ un preavviso di cui occorre tenere conto. Riducendo intanto al silenzio quanti chiedono – come la Cgil – una “fiduciosa attesa” prima di pronunciarsi su un programma per altro verso esplicito in ogni passaggio. Anche se fin qui mai confermato ufficialmente.

 

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Monti: «Riforme e pensioni o rischiamo»

dal nostro inviato Dino Pesole

BRUXELLES. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel «terranno nei prossimi giorni importanti discorsi sull’Europa». Per quanto lo riguarda parlerà «con la manovra del 5 dicembre, che sarà ispirata a rigore, crescita, equità». E le pensioni saranno in primo piano, così da rispondere alle richieste che vengono da Bruxelles a riequilibrare la manovra, attraverso tagli strutturali alla spesa.

Mario Monti fa il punto sullo stato di avanzamento del dibattito sulla crisi dell’eurozona, in vista del decisivo appuntamento dell’8 e 9 dicembre. Vertice che definisce «decisivo per il destino dell’Unione europea». Sui veti dei sindacati sulle pensioni e sui distinguo che cominciano a emergere in sede politica, il presidente del Consiglio è quanto mai esplicito: sono in programma incontri con le forze politiche e le parti sociali, ma la linea è già sostanzialmente tracciata, anche sulle pensioni. «Rivolgerò un appello a tutti. Siamo in una situazione straordinariamente delicata. Sarà un appello al senso collettivo di responsabilità, perché se l’Italia manca questo passaggio fondamentale, vi saranno conseguenze molto gravi per tutti». In poche parole, «certe ritualità e tradizioni» ora passano in secondo piano. Dietro il Parlamento e le forze sociali vi sono i cittadini che sembrano apprezzare il lavoro che stiamo svolgendo al servizio del paese». I sondaggi? «Cercherò di seguirli il meno possibile, altrimenti mi farei illusioni non durature».

Nessuna cifra sulla manovra, se non «uno zero tondo», quello del pareggio di bilancio nel 2013 che Monti ha confermato ai colleghi dell’Eurogruppo. Totale condivisione delle osservazioni della Commissione europea, anche nel passaggio in cui si chiede al governo di intervenire per far fronte al peggioramento del deficit per effetto dell’ulteriore frenata del Pil. A conti fatti, 11 miliardi cui andrà aggiunto un «quid in più»: il pacchetto di riforme strutturali con impatto immediato sul deficit, dunque già a partire dal 2012. Ci si avvicina in tal modo ai 20 miliardi ipotizzati in questi giorni. «Agiremo con rapidità», assicura il premier. «Mi dicono che normalmente occorrono cinque o sei settimane per mettere a punto una manovra. Noi lo faremo in tempi molto ristretti».

Gli interventi a sostegno della crescita avranno un peso predominante: il precedente governo – spiega Monti – ha ben operato sul fronte del contenimento del deficit, ma ben poco è stato fatto per lo sviluppo. Le misure allo studio puntano a ridurre il disavanzo «già nel breve termine». In tal modo, si garantirebbero gli obiettivi di finanza pubblica anche se la frenata del Pil fosse ancor più consistente del previsto.

Per quel che riguarda il Fmi, Monti torna a ribadire che da parte del governo italiano non è giunta alcuna richiesta di aiuto finanziario. «Ho appena incontrato il nuovo direttore del Dipartimento per l’Europa, Raghuram Rajan, e con lui abbiamo definito le modalità del monitoraggio già stabilito per l’Italia». Non si è discusso nemmeno della modifica della mission della Bce come prestatore di ultima istanza sul modello della Fed. La realtà è che non si hanno ancora le idee chiare sui ruoli da attribuire al fondo salva stati, alla stessa Bce e al Fmi.

«Le reazioni al nostro programma sono state molto positive e in particolare è stata rilevata la rinnovata forte credibilità del governo italiano». L’Europa – spiega – si cura soprattutto degli interessi di lungo periodo dei singoli Stati membri. «Ho esortato i miei colleghi ad avere un linguaggio franco e aperto sull’Europa, che non ha bisogno di essere imbrattata sul piano della comunicazione da politici nazionali che trovano comodo dare la responsabilità ad altri». La modifica dei Trattati è sul tappeto, Monti la valuta con interesse, ma prima di tutto sarebbe opportuno che si applicassero le riforme «già avviate e mai applicate», in particolare sulla disciplina di bilancio e sul «six pack».

I mercati del resto non vanno «presi come divinità» ma «rappresentano la percezione collettiva su quello che fanno i singoli paesi». Il 10 dicembre, il giorno dopo l’eurosummit, «avremo la percezione sulla bontà di quello che avremo fatto o meno».

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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1 Commento


  • Stefan

    Trovo insopportabili le poche parole di timido dissenso alla manovra di Natale del governo Monti espresse dal Segretario del PD, da ex elettore ora ritengo che in pochi minuti abbia perso perlomeno centinaia di miliaia di voti.
    Non sono un irresponsabile ed ho capito che la situazione che ci hanno regalato i passati governi è un totale disastro e che senza provvedimenti durissimi l’Italia non ce la farà, ma il signor Monti ci ha reso edotti del suo reale pensiero.
    Ancora una volta a pagare saranno principalmente i ceti popolari, neanche una parola spesa sulla famosa Patrimoniale.
    Equità deve essere la parola d’ordine , il faro delle nostre rivendicazioni.
    di Equità si sono sciaquati la bocca tutti i nostri politici in parlamento, compreso l’egregio signor Monti. La realta dei fatti dimostra come in realta tutta questa manovra si rivolta in favore dei padroni di questo Bel Paese, il Sole 24 ore e Confindustria ringraziano e tirano un sospiro di sollievo, a pagare saranno SOLO i soliti, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani. I Padroni del Paese non vedranno i loro sogni minacciati da una TASSA PATRIMONIALI la quale avrebbe si rappresentato perlomeno la VOLONTA’ di stabilire un principio di REALE EQUITA’.

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