Una riuscita travolgente. Non era una festa, ma un funerale, avevano chiarito i membri della comunità senegalese. Ancora più grande, dunque, è il significato di questa manifestazione che non è soltanto un gesto politico, ma una “svolta di civiltà”. Ovvero una giornata che chiarisce cosa è dentro e cosa è fuori dal teatro della coscienza umana.
I fascisti sono out. Senza mezzi termini, senza sdoganatori, senza chiacchieroni di merda che in questi anni hanno confuso la propria aspirazione per “un posto a tavola” con “la tolleranza” e “il pluralismo”.
Con i fascisti non si parla. Per il semplcie motivo che, a farlo, ci si sporca di materiali infetti. Punto.
Il corteo è partito da piazza Dalmazia, il luogo del primo assassino dei senegalesi da parte del neofascista Gianluca Casseri. Il percorso della manifestazione si è snodato lungo strade strette che conducono da piazza Dalmazia, luogo dei primi due agguati di martedì, a piazza Santa Maria Novella, accanto alla stazione centrale. In molti si sono fermati a pregare sui tappeti leggendo alcuni passi del Corano. Altre persone hanno voluto lasciare un ricordo, dei fiori o dei semplici disegni fatti dai bambini. Il portavoce della comunità senegalese Pape Diaw ha affermato che: “Da oggi niente sarà più come ieri”. In prima fila gli amici di Modou Samb e Mor Diop che reggono le foto dei due senegalesi morti. Su un cartello oltre la foto di Modou ci sono le foto delle moglie e della figlia di 13 anni. Accanto alla foto dell’altra vittima Mor Diop, la scritta: «Perchè ha scelto solo i senegalesi al mercato?». Dietro cartelli e striscioni della comunità senegalese fiorentina, e poi i gonfaloni, in primo piano quello della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e della Provincia di Prato.
Almeno quarantamila persone sfilano nella manifestazione. In coda alla manifestazione anche il Movimento di lotta per la casa che grida: «No al razzismo». Sonori fischi, da parte di alcuni spezzoni dei centri sociali, al passaggio di esponenti politici presenti in forze: Pierluigi Bersani e Rosy Bindi, Nichi Vendola, il governatore Enrico Rossi, e poi – più fischiato di tutti – il sindaco Matteo Renzi, apostrofato da alcune grida come ”Renzi fascista sei il primo della lista”. I motivi sono comprensibili: “Ringraziamo Firenze, la Toscana, l’Italia – ha detto uno dei portavoce della comunita senegalese dal palco – noi siamo riconoscenti per tutte le persone che oggi sono qua, che stanno condividendo questa giornata di lutto, in cui chiediamo rispetto per il popolo degli immigrati, ma chiediamo che i clandestini siano liberati dai Cie”. A far sentire con forza la propria voce contro il “fascismo” e con slogan come “basta razzismo” sono stati appartenenti anche ad altre comunità africane come somali ed eritrei attivamente impegnati nella lotta per il diritto alla casa spesso ancora negato anche ai rifugiati e ai richiedenti asilo.
Oltre a Firenze, anche in altre città sono state organizzate manifestazioni antifasciste in ricordo di Mor e Modou. A Milano un gruppo di giovani immigrati africani, ha preso la testa del corteo gridando a lungo «razzisti» e «assassini» verso agenti e carabinieri ed è avanzato più volte contro lo spiegamento delle forze dell’ordine. Anche a Napoli c’è stata questa una manifestazione nel centro della città partita da Piazza Garibaldi.
Ultim’ora. La coda del corteo, cioè alcune migliaia di partecipanti, non riesce ad entrare in piazza Santa Maria Novella dove è stato allestito il parco per gli interventi conclusivi della manifestazione della comunità senegalese a Firenze dopo l’omicidio di due connazionali Lo spezzone finale è fermo in piazza della Stazione, e cerca di avvicinarsi al passaggio pedonale di via degli Avelli che conduce alla piazza: una strada molto stretta che consente il passaggio di non molte persone per volta rispetto alla quantità di quelle che partecipano al corteo. Durante la sosta obbligata esponenti senegalesi stanno improvvisando comizi e canti in lingua del paese di origine.
Una delegazione di immigrati senegalesi a Roma chiude il corteo antirazzista di Firenze esponendo uno striscione rosso con la scritta nera ‘mai più! la nostra rabbia è immensa’. È l’ultimo gruppo di senegalesi che ha sfilato nel pomeriggio in mezzo alla folla. Gli immigrati dal paesi africano hanno aperto e chiuso il corteo suddividensosi in più tronconi. Durante il transito si sono visti anche i senegalesi di Brescia, di Bergamo, di Napoli, dell’ Emilia e di altre città italiane, di Prato. Divisi in almeno tre grossi gruppi esponenti delle aree antagoniste e dei centri sociali. Anche loro hanno raggiunto piazza Santa Maria Novella per le iniziative successive.
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