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Liberalizzazioni? Macché, solo la privatizzazione dell’acqua

L’uomo voluto da Berlusconi come propria garanzia al fianco di Monti – fa il sottosegretario alla presidenza del consiglio con il piglio del “vice” molto indipendente – ha infatti illustrato a grandi linee il decreto sulle liberalizzazioni. Messo in cantiere subito per “facilitare” come misura compensativa ed “equa” il già fin troppo semplice “dialogo” con Cgil, Cisl e Uil sulla riforma del mercato del lavoro, ora si rivela qualcosa di molto più indigeribile.

Sorvoliamo per carità di coronarie l’insistenza su “corporazioni” marginali come tassisti, farmacisti e notai (indisponenti, spesso; corporativi, sempre; ma davvero non il cuore delle corporazioni italiane, almeno quanto a dimensioni di business).

Cosa resta? Quasi nulla.

Sull’energia, non verrà scorporata Rete Gas dall’Eni. Una buona notizia per noi che difendiamo il patrimonio pubblico, specie in campo strategico come questo, perché di fatto significa niente privatizzazione. Per ora. Ma dal punto di vista “puramente liberale” una scelta del genere equivale alla messa tra parentesi della mitica “concorrenza”.

Anche per i carburanti da autotrazione – ricordando doverosamente che i due terzi del prezzo alla pompa sono costituiti da accise e Iva, ovvero da una doppia tassa – non si farà granché. Al massimo si permetterà ai distributori di vendere anche qualche altra cosa. Come se la riduzione dei consumi di massa dipendesse dalla scarsità di “punti vendita”, anziché dai portafogli vuoti. Del resto, anche l’idea di “liberalizzare” gli orari dei negozi appartiene alla stessa filosofia, che deve esser nata nella testa dei “professori” per qualche incompatibilità tra i loro orari e le opportunità di shopping.

Nulla per il trasporto ferroviario – vale il discorso fatto per l’Eni, anche se ci piacerebbe vedere Mauro Moretti impegnato in mestieri decisamente più umili – anche se ci si preoccupa di agevolare l’ingresso di Montezemolo e Della Valle.

In compenso” il governo promette ai privati un business molto appetitoso: l’acqua. Ma non c’è stato il referendum che lo vieta per chissà quanti anni? E chi se ne frega, spiega con forbita eloquenza il Catricalà. «Pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage».

Ma si può dar credito a gente del genere?

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Catricalà: nessuna pietà verso gli evasori. Di Pietro: 100 volte Cortina

Il Governo interverrà sulle liberalizzazioni con un decreto legge e il provvedimento verrà varato entro il 20 di gennaio. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà indica modi e tempi dell’atteso pacchetto per quello che il premier Mario Monti ha definito il «disarmo multilaterale di tutte le corporazioni». Un provvedimento che riguarderà «tutti i settori», anche l’acqua, nonostante il referendum, ma dal quale sarà esclusa la controversa separazione di Snam dall’Eni.

Un primo giro di tavolo sulle misure in cantiere potrebbe avvenire già nel prossimo consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato per il fine settimana. «Ce la dobbiamo fare, c’è un documento che il presidente Monti ed io stiamo assemblando e che riguarda tutti i settori», ha spiegato Catricalà a ‘Porta a Porta’, spiegando che «il premier ci mette le mani e la testa, personalmente porto la mia esperienza, ma ci avvaliamo delle esperienze di tutti e soprattutto del ministro Passera». Si dovranno inoltre «consultare i partiti di maggioranza», ha aggiunto Catricalà.

Parlando dei singoli settori, il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha annunciato che nel mirino delle liberalizzazioni finirà anche l’acqua, nonostante il referendum contro la privatizzazione: «Pensiamo di fare modifiche che non vadano contro il risultato referendario ma non vogliamo che sia un escamotage» per aggirare la scelta degli italiani.

Per le farmacie e per i notai è invece in arrivo un aumento della pianta organica. «Bisogna consentire ai nostri cittadini di ottenere i giusti sconti», ha spiegato Catricalà, sulle farmacie così come per i notai «non si tratta di ampliare i mercati ma di ridurre i prezzi».

Per la benzina invece l’obiettivo del Governo è di «creare una situazione per cui i gestori possano venderla assieme ad altri beni di consumo». Sulle ferrovie «bisognerà intervenire sulle storture che avvantaggiano l’incumbent», ma non è ancora chiaro come questo avverrà: «Ci saranno norme – si è limitato a dire – che aiuteranno la facilità di accesso» alla rete.

Non ci sarà invece la separazione dell’operatore della rete del gas Snam dall’Eni: «non è una priorità», ha detto il sottosegretario, spiegando che «esistono tanti altri rimedi che consentono alle imprese energivore di pagare meno il gas».

Cresce intanto la protesta da parte delle categorie che saranno colpite dalle liberalizzazioni. I tassisti oggi hanno protestato a Bologna e a Milano in attesa di una manifestazione nazionale a Roma prevista sabato. I commercianti alzano la voce contro la ‘deregulation’ già in essere: «Bastasse allungare gli orari per generare più fatturato e prezzi più bassi saremmo anche noi favorevoli, ma non è così», afferma il presidente di Confesercenti Marco Venturi. Gli avvocati con molta probabilità interverranno direttamente in Parlamento con i molti legali eletti. I farmacisti ricordano di avere già dato e denunciano che «le vere lobby – afferma la presidente di Federfarma Annarosa Racca – sono quelle dei grandi poteri economici. Delle multinazionali».

Intanto dal mondo sindacale il leader della Cisl Raffaele Bonanni sostiene l’azione del Governo e chiede di «cacciare via lobby e corporazioni». Mentre dalla politica il Pdl annuncia che inizieranno domani le riunioni di quattro tavoli di lavoro che si occuperanno di liberalizzazioni, oltre che di legge elettorale, di mercato del lavoro e del rapporto con l’Europa.

L’accordo con la Svizzera non deve apparire come condono
«Vogliamo essere in regola con le normative europee, siamo molto pragmatici: se la cosa conviene farla, la faremo», ha detto Catricalà in relazione all’accordo con la Svizzera sulla tassazione dei capitali. «Non dobbiamo dare l’idea che il Governo fa condoni, perché quest’operazione – ha aggiunto – potrebbe apparire come un condono. Non é detto che non lo faremo, ma dobbiamo cambiare alcune cose».

Incentivare le assunzioni di giovani e donne
Parlando dell’imminente riforma del lavoro, Catricalà ha ricordato che «nel periodo tra settembre e novembre la disoccupazione è aumentata in un modo sconcertante e questo impone degli interventi che non possono essere che l’incentivazione all’assunzione di giovani e donne e una maggiore flessibilitá per i nuovi assunti».

Dobbiamo convincere i mercati che meritiamo credito
La manovra «che è stata approvata dal Parlamento è stata molto apprezzata in Europa. Ora si tratta di convincere i mercati del fatto che siamo un Paese meritevole di credito, e di credito a buon prezzo, e questo è il problema dello spread», ha spiegato Catricalà. «Se il popolo italiano non dà idea di essere un popolo di cicale, ma un popolo serio, in grado di pagare i debiti e pagare le tasse all’erario – ha proseguito – i mercati ci premieranno. Per dare questa dimostrazione abbiamo bisogno di fare altre leggi». Ha detto che il governo individuerà un metodo «non invasivo né discriminatorio affinché le pubbliche amministrazioni paghino chi ne ha diritto senza però screditare lo Stato e le sue finanze».

 

Dal Sole24Ore

 

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1 Commento


  • aldo

    Per quanto concerne l’acqua,di pubblico c’è solamente quella piovana.

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